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Come sta cambiando la popolazione in Italia
Quali sono le tendenze demografiche in Italia, tra immigrazione, emigrazione e bassa natalità? Di Riccardo Pennisi
Come cambia la popolazione in Italia. Negli ultimi due anni il calo demografico italiano è leggermente rallentato (anche se il nostro Paese continua a perdere abitanti: ormai siamo sotto quota 59 milioni). Questo è accaduto grazie all’immigrazione legata a una certa ripresa economica – che comunque sembra essersi esaurita nel 2023.
Ma le tendenze demografiche restano molto diseguali, con evidenti fenomeni di migrazione interna. Ad essa si aggiunge la sostanziosa emigrazione di italiani verso l’estero. Si tratta di una doppia tenaglia: in passato l’emigrazione era compensata da un’alta natalità. Oggi la natalità è insufficiente in tutta Italia a garantire il ricambio della popolazione: le zone da cui si emigra rischiano lo spopolamento in tempi brevi.
1) La popolazione aumenta, in alcune aree specifiche. Una volta c’era il triangolo industriale Torino-Milano-Genova ad attrarre lavoratori a centinaia di migliaia dal resto d’Italia ogni anno. Poi, con il declino della grande industria, dagli anni ’80 in poi è stata la piccola e media impresa lombardo-veneta, soprattutto pedemontana, a rappresentare un grande fattore produttivo e attrattivo. Oggi il polo economico-demografico del paese batte invece tra Lombardia ed Emilia.
2. Più correttamente, a segnare i dati migliori è un “triangolo” i cui apici sono Novara-Bolzano-Rimini. Parma è la provincia in cui la popolazione è aumentata di più – mentre i territori del Veneto mostrano risultati a macchia di leopardo. A questa fetta d’Italia si aggiunge anche la piana di Firenze, e alcune parti del Friuli. Pochissime le eccezioni altrove, tra le quali Roma e il suo asse con Napoli: non competitivo quanto quello della via Emilia, ma capace di far risaltare le province di Latina e Caserta in questa particolare mappa – ma non il capoluogo campano, che attraversa una decrescita di lungo periodo.
3. Al Sud, oltre a Caserta, l’unica provincia dove la popolazione cresce è Ragusa. Situato tra l’altro in una regione, la Sicilia, a spopolamento più rapido, il territorio ragusano gode di un cocktail relativamente buono e stabile tra turismo, miglioramento delle zone urbane, “discreta” amministrazione pubblica e investimenti.
4. La popolazione diminuisce, invece, soprattutto nelle zone interne e isolate, ma non solo. A spopolarsi di più sono le province appenniniche, al Centro-Sud, ma anche in Toscana, Umbria e Marche. E le aree interne di Sicilia e Sardegna. Cattive notizie anche dalla Puglia. Le zone industriali-portuali di Savona, Genova, Venezia e Trieste ancora non conoscono ripresa. Così come Cagliari, Palermo, Napoli e Salerno. Delle metropoli meridionali, solo Bari vanta dei dati stabili. C’è un’area di crisi lungo il Po, più evidente tra Rovigo e Ferrara. E il Piemonte conferma il suo stato di incertezza, così come alcune province del Nord-Est.
5. Sono Campania e Sicilia, in termini assoluti, a perdere più abitanti. In termini percentuali, Sardegna e Basilicata.