Skip to content

Complotto contro Meloni o “paranoie”? I dubbi del caso Arianna

Meloni

Il caso Arianna Meloni accende questi ultimi giorni di agosto. Giorgia difende a spada tratta la sorella ed evoca un complotto per rovesciare il Governo e fermare la riforma Nordio. Schema fisso che si ripete dai tempi di Silvio Berlusconi o paranoie?

Giorgia Meloni scende in campo per difendere Arianna ed evoca un presunto complotto ai suoi danni per rovesciare il Governo e fermare la riforma della giustizia. I congiurati sarebbero magistrati, giornalisti e politici. La pronta risposta della maggioranza seguirebbe uno schema ben preciso.

MELONI SCENDE IN CAMPO

Giorgia Meloni parla di “uno schema visto e rivisto”, ed evoca i tempi in cui al Governo c’era Silvio Berlusconi.

«Se fosse vero che ora sono passati alla macchina del fango e alla costruzione a tavolino di teoremi per sperare in qualche inchiesta fantasiosa contro le persone a me più vicine, a partire da mia sorella Arianna, sarebbe gravissimo «Purtroppo reputo molto verosimile quanto scritto» ha specificato. Aggiungendo che «d’altronde, è uno schema visto e rivisto, soprattutto contro Silvio Berlusconi: un sistema di potere che usa ogni metodo e ogni sotterfugio pur di sconfiggere un nemico politico che vince nelle urne la competizione democratica», ha detto all’Ansa, secondo quanto riporta Il Corriere della Sera.».

COMPLOTTO AI DANNI DELLA PREMIER?

Sarebbe in atto un complotto ordito dall’«asse politica-giornali di sinistra-procure», secondo un retroscena di Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale. Il regista sarebbe Matteo Renzi, che avrebbe spinto la deputata di IV Raffaella Paita e la senatrice Maria Elena Boschi a chiedere se gli articoli che attribuivano alla sorella della premier un ruolo nella scelta delle nomine delle partecipate Fs e Rai erano vere.

«C’è un lavoro di cesello, ogni giorno un tassello a volte confezionato come retroscena, altre come indiscrezione o come fonti che chiedono l’anonimato — per raccontare una Arianna indaffarata a fare e disfare le più delicate nomine di Stato, a piazzare amici e amiche», dice, citando il caso di Giuseppina Di Foggia, capo di Terna, descritta come sua amica ma secondo Arianna una sconosciuta. O il tentativo, mai esistito, di mandar via l’ad Fs e far entrare l’amica Sabrina De Filippis. Notizie, per Sallusti, mirate a «preparare il terreno per portare la magistratura a indagare» su di lei per traffico di influenze, reato che «data l’aleatoreità si presta alla mancanza di prove», scrive Il Corriere della Sera.

LA TESI DI MELONI, VERITA’ O PARANOIE?

La Repubblica parla di una Meloni che sarebbe presa da “paranoie”, ma convinta che la sorella sarà al centro di un’inchiesta per traffico di influenze.

La tesi di Meloni è: colpiscono Arianna per affondare me, scrive il quotidiano Gedi, aggiungendo che la premier pensa che esistano settori imprenditoriali, mediatici e giudiziari che vogliono rovesciare il governo per contrastare la riforma della giustizia.

Le parole con cui ha scelto di denunciare presunti complotti ai suoi danni, “un metodo appreso dal Cavaliere” secondo la Repubblica, lascia attonita la magistratura, colpita dall’attacco della premier.

«Le sorelle Meloni vedono i fantasmi? In questa domenica di agosto ci tocca rispondere alle aggressioni di FdI e alle ansie da complotto della famiglia della premier. Vi immaginate? Io che organizzo complotti assieme ai giudici, io! Perché arrivi un avviso di garanzia a una delle sorelle della premier…», risponde con sarcasmo Matteo Renzi.

LA RIPOSTA DEL GOVERNO, UN’OPERAZIONE DA MANUALE

Tutti gli esponenti di Fratelli d’Italia la sera prima sapevano dell’articolo di Sallusti sul rischio che Arianna Meloni venisse indagata per presunto traffico di influenze, rivela La Stampa.

“Come mai i vertici del partito della premier conoscevano il contenuto del pezzo con molte ore di anticipo? La cosa non deve stupire troppo, perché la testata da tempo si contraddistingue per vicinanza e organicità al governo”, scrive il quotidiano Gedi.

“(…) Il Giornale, inoltre, è di proprietà di Antonio Angelucci, parlamentare eletto con la Lega ma ora molto più vicino alla premier, da mesi interessato all’acquisto dell’Agi, l’agenzia di stampa in mano all’Eni, colosso aziendale controllato dal Tesoro, dunque dal governo. L’intreccio di potere politico-editoriale è la cornice di un’operazione che – passo dopo passo – mostra di essere orchestrata nei minimi dettagli”, continua La Stampa.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su