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Con PD e M5S divisi il centrodestra otterrà il 70% dei collegi uninominali di Camera e Senato?

I collegi blindati per il centrosinistra rischiano di essere solo una parte della ex zona rossa (Emilia-Romagna, Toscana) e nelle grandi città: Milano, Torino, Genova, Roma, Napoli. Così, secondo un’analisi dell’Istituto Cattaneo, la rottura del campo largo tra PD e M5S agevola gli avversari

È un’Italia quasi interamente colorata d’azzurro con qualche sporadica e tenue macchiolina rosastra, quella dipinta nell’ultima analisi elaborata dall’Istituto di studi e ricerche Carlo Cattaneo secondo la quale, nel caso PD e M5S decidano di correre separatamente (e questa pare la decisione irrevocabile del segretario dem Enrico Letta, ma lo resterà anche di fronte alla convergenza di tutti i sondaggi che stanno esprimendo i medesimi risultati?),  la mancata alleanza giallorossa potrebbe consentire al centrodestra di prevalere in circa il 70% dei collegi uninominali di Camera e Senato. I collegi blindati per il centrosinistra risulterebbero confinati in una parte della ex zona rossa (Emilia-Romagna, Toscana) e nelle grandi città (Milano, Torino, Genova, Roma, Napoli). Se ciò si verificasse, spiegano gli analisti, FDI, Lega e FI otterrebbero “una confortevole maggioranza assoluta di seggi sia alla Camera che al Senato”.

collegi pd m5s

Stime simili a quella qui esposta sono state certamente commissionate anche da leader di partito per orientare la compilazione delle liste. Quindi, viene fatto notare dall’Istituto, dai nomi di chi sarà collocato in posizioni più o meno sicure si capirà, ad esempio, quanto è ampia la delega di cui dispone Enrico Letta nel PD per creare un gruppo parlamentare in sintonia con la sua agenda o quale sarà il grado di continuità/innovazione che Giorgia Meloni imprimerà rispetto al nucleo originario di FDI oggi prevalente.

Per stimare i risultati nei collegi uninominali – si legge nel report – sono stati considerati i voti espressi in occasione delle Europee 2019: le più recenti elezioni generali nelle quali si era già verificato il principale flusso di voti rispetto alle politiche del 2018 di cui è necessario tenere conto, cioè il passaggio o il ritorno verso il centrodestra di una metà circa dell’elettorato pentastellato. Dopo di allora, proseguono gli analisti dell’Istituto, i sondaggi hanno segnalato vistosi spostamenti tra partiti della stessa area politica, in particolare dalla Lega a FDI, ma un equilibrio abbastanza stabile tra le aree.

In base ai sondaggi, secondo i dati dell’analisi dell’Istituto Cattaneo, è lecito attenderci lo spostamento di circa un terzo degli elettori che nel 2019 hanno votato per il M5S verso il centrosinistra o verso l’astensione. “Poiché – si legge – le nostre stime sono riferite ai risultati attesi per le tre aree politiche (centrodestra, centrosinistra, M5S), i dati delle europee 2019 sono un buon indicatore della distribuzione territoriale dei consensi. In ogni caso, il migliore disponibile, dato che i sondaggi non possono produrre stime ugualmente dettagliate sul piano territoriale”.

Nel fare questo lavoro, è stato ipotizzato che nella coalizione di centrosinistra convergano (vengano ammessi) tutte le forze politiche per cui sono state rilevate le intenzioni di voto nel mese di luglio in qualche modo prossime al PD: Sinistra, Verdi, Azione (Calenda), Italia Viva (Renzi), Insieme per il Futuro (Di Maio). Nel complesso, considerando le medie di tutti i sondaggi pubblicati in luglio, ai tre partiti di centrodestra (FdI, Lega, FI) viene attribuito circa il 46% delle intenzioni di voto sul piano nazionale (ottennero il 50% dei consensi alle europee; sembra aver perso qualche punto percentuale a favore del movimento Italexit), al complesso dei soggetti di “centrosinistra” viene accreditato il circa il 36% delle intenzioni di voto (avevano preso il 30% alle europee), al M5S circa l’11% (aveva ottenuto il 17%).

Gli analisti dell’Istituto Cattaneo hanno quindi ricalibrato i dati delle europee per adeguare il risultato complessivo a quello stimato dai sondaggi, assumendo che i principali flussi rispetto alle europee citati in precedenza si verifichino in maniera uniforme nei vari territori. Possiamo così proporre una stima della distribuzione dei seggi e della contendibilità dei collegi uninominali. Come si può notare, il Movimento 5 Stelle non sembra avere chance di competere in nessuno di essi. Al netto dei collegi della provincia di Bolzano, storicamente appannaggio del Partito Popolare Sudtirolese, in tutti gli altri la competizione sembra destinata ad assumere una dinamica bipolare

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