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Cosa ne sarà del Reddito di Cittadinanza?

Reddito Di Cittadinanza

Il Reddito di Cittadinanza è uno dei dossier più scottanti e divisivi del mondo politico. Il dibattito politico e il bilancio dell’INPS 

Il Reddito di Cittadinanza (RdC), è stato introdotto con DL 28 gennaio 2019, n. 4 come misura di contrasto alla povertà, è un sostegno economico finalizzato al reinserimento nel mondo del lavoro e all’inclusione sociale. Sin dalla sua introduzione è stato al centro di un acceso dibattito alimentato da domande, dubbi, affermazioni e smentite che hanno intralciato la comprensione del suo effettivo funzionamento, dei suoi aspetti positivi e delle sue criticità.

Proviamo a fare chiarezza.

Italia e povertà

In Italia, rispetto alla povertà delle famiglie, abbiamo dati davvero allarmanti: circa 2 milioni di poveri, pari a 5,6 milioni di persone, e soprattutto 1,1 milioni di bambini e adolescenti che, trovandosi in questo stato, non studiano. I sussidi non sempre bastano e l’eccesso di burocrazia spesso non aiuta chi si trova in difficoltà.

Il RdC doveva essere uno strumento capace di reinserire le persone nel mondo del lavoro, migliorando anche l’incontro tra domanda e offerta per aumentare l’occupazione, contrastare la povertà e le disuguaglianze.

Il dibattito politico sul Reddito di Cittadinanza

Il dibattito politico è acceso: il M5Stelle cavalca l’onda del sostegno al sussidio, mentre il Centro destra preme per la sua abolizione/modifica.

La Leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, spiega che “per sostenere il potere d’acquisto delle famiglie e la competitività delle nostre imprese serve un intervento poderoso sul cuneo fiscale per ridurre il costo del lavoro e aumentare i salari. Serviva già prima, ora a maggior ragione non è più rinviabile. Basterebbe abolire il reddito di cittadinanza per avere a disposizione risorse importanti per tagliare il costo del lavoro e rilanciare l’occupazione”.

Dello stesso avviso anche il leader di Iv, Matteo Renzi che ha definito la misura:” uno scandalo, perché una cosa è aiutare i poveri, un’altra è dare le condizioni ai poveri per non essere più poveri. Se tu dai un salario di 500 euro per non fare niente arrivi al paradosso che il ministro leghista del Turismo va a cercare il decreto flussi per avere 350mila migranti perché sennò gli alberghi non aprono. Sette anni fa se mi avessero detto che i leghisti volevano un decreto flussi mi sarei dimenato dalle risate”.

Per Matteo Salvini “Il reddito di cittadinanza è uno strumento che può essere utile per chi non può lavorare, per poco tempo, per trovare un nuovo lavoro altrimenti si trasforma in uno strumento di disoccupazione e di lavoro nero. Io ho l’elenco di imprenditori che cercano disperatamente manodopera e si sentono dire no grazie. Evidentemente va corretto qualcosa perché così non funziona. Basterebbe girare i soldi a imprese che assumono. Invece di dare quei soldi a chi sta a casa, do quei soldi a un imprenditore che s’impegna ad assumere ovviamente non possono essere lavori di una settimana o sottopagati”.

Levata di scudi dal Movimento 5Stelle per bocca dell’ex Premier Giuseppe Conte: “Il reddito non è stato solo un paracadute sociale per molte famiglie, ha rappresentato anche una concreta possibilità per molti di sottrarsi al ricatto delle organizzazioni criminali. L’attacco al reddito di cittadinanza da parte di “privilegiati della politica, che guadagnano 500 euro al giorno e che vogliono togliere 400 o 500 euro al mese a chi non ha di che sopravvivere, non mi sembra una cosa dignitosa nemmeno da pensare. È una barbarie politica”.

“Credo che Mario Draghi sul reddito di cittadinanza abbia detto cose importanti”. Così il segretario del Pd, Enrico Letta, a Torino per una giornata a sostegno del candidato sindaco Stefano Lo Russo a proposito delle dichiarazioni dell’ex premier Giuseppe Conte. “Il presidente del Consiglio ha aperto una discussione che consente di migliorare, di prendere il buono che c’è stato, perché del buono c’è stato, però di migliorare e di superare soprattutto quei limiti che si sono riscontrati. Credo che questo sia il metodo migliore e noi siamo per questo metodo”.

Il bilancio dell’Inps

Al di là del dibattito politico, a tracciare un bilancio è l’Inps. Secondo i dati del Coordinamento generale statistico della struttura oltre 2 milioni di nuclei familiari, ovvero circa 4,65 milioni di persone, hanno ricevuto il pagamento di almeno una mensilità. Il totale erogato corrisponde a quasi 20 miliardi di euro (i dati sono riferiti al 17 gennaio 2022). Numeri importanti, che la dicono lunga riguardo la validità di questo strumento di sostegno al reddito familiare, ma che raccontano anche di tante persone in difficoltà economica.

Nell’analisi del numero di beneficiari si possono evidenziare tre fasi particolari: primi tre mesi dall’entrata in vigore (aprile-giugno 2019) con ben 859 mila nuclei familiari che hanno aderito alla misura, in seguito un flusso di nuovi beneficiari pari a circa 250 mila per semestre con picchi in corrispondenza dei momenti più critici della pandemia da Covid-19, una diminuzione nel flusso nel secondo semestre del 2021, con circa 100 mila nuovi beneficiari, probabilmente legata alla ripresa economica del Paese.

Delle 3.048.988 persone appartenenti ai nuclei familiari beneficiari di RdC, a dicembre 2021, una su quattro è minorenne, due su tre risiedono al Sud. Nello specifico, le prime cinque province d’Italia per incidenza sono: Napoli, Crotone, Palermo, Caserta, Catania. Proprio la ‘questione meridionale’ è uno dei temi più discussi in materia di RdC. Un approfondimento su questo delicato argomento emerge dal XXI Rapporto annuale dell’Inps in cui viene mostrato con indicatori su base comunale, che lo squilibrio tra Nord e Sud è sostenuto anche da fattori di disagio economico locale come l’alto tasso di disoccupazione, il basso livello di istruzione e specializzazione, la mancanza di strutture e servizi adeguati. Uno degli aspetti più importanti del Reddito di Cittadinanza è rappresentato dalla sua finalità nell’agevolare il rientro nel mondo del lavoro. Dall’analisi sui primi tre anni della misura, emerge come su una percentuale di 100 soggetti beneficiari di RdC e Pdc, escludendo il 41,8% costituito da minorenni, anziani, disabili e pensionati, il rimanente 58,2% è rappresentato da ‘teoricamente occupabili’.

Tra questi, il 18,7% risulta ‘ready to work’ ovvero coloro che attualmente hanno una posizione contributiva contemporanea al Reddito di Cittadinanza. Il 24,9% ha una posizione contributiva lontana nel tempo ovvero precedente al 2017. Il 14,6% non ha alcuna posizione contributiva dal 1975 al 2019, ovvero non è mai stato occupato. Ovviamente, ciò non significa che queste persone siano concretamente occupabili, per diversi motivi, tra cui la mancanza di qualifiche adeguate o per il fatto di essere genitore con figli piccoli. A tale proposito è bene ricordare che l’Inps sostiene determinate categorie di persone con misure come l’assegno unico familiare, il bonus bebè e altre forme di integrazione del reddito familiare.

 

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