skip to Main Content

Crisi dei 5 Stelle, cosa pensano Polito, Minzolini e Zanchini

Tensioni M5s

Policy Maker ha chiesto ad Antonio Polito, Augusto Minzolini e Giorgio Zanchini quale sia lo stato di salute del M5S all’indomani delle sconfitte in Abruzzo e in Sardegna e dei cambiamenti decisi dal leader Luigi Di Maio

Per il Movimento Cinque Stelle due risultati non certo esaltanti, e molto al di sotto delle aspettative nelle elezioni regionali – perse – in Abruzzo e in Sardegna, i malumori all’interno, i cambiamenti decisi dal leader Luigi Di Maio, uno su tutti la rimozione del limite dei due mandati per i consiglieri comunali. Nel partito le acque appaiono agitate, nonostante le rassicurazioni che arrivano da più parti e in primis proprio dal vicepresidente del Consiglio il cui destino politico è fortemente legato all’esperienza governativa con la Lega di Matteo Salvini, che a molti sembra stia cannibalizzando il M5S. Cosa succede dunque nel Movimento che aveva promesso e continua a promettere discontinuità e cambiamento? Si sta avviando verso un inesorabile declino o è solo una fase di trasformazione che prelude a una maggiore maturità? Policy Maker lo ha chiesto a tre giornalisti che la politica la conoscono bene e in un caso molto da vicino: Antonio Polito, Augusto Minzolini, Giorgio Zanchini.

POLITO: PER M5S SI TRATTA DI UNA CRISI STRUTTURALE, NON PASSEGGERA. PROBLEMA E’ LA LINEA POLITICA

Secondo Antonio Polito, editorialista del “Corriere della Sera”, per recitare il “De profundis” è “ancora presto” ma certamente il Movimento Cinque Stelle “sta attraversando una crisi strutturale, non passeggera, che non dipende certo dai problemi organizzativi a livello locale” come afferma Di Maio. “Il problema – prosegue – è la linea politica. L’elettorato è rimasto in parte spiazzato dall’alleanza con la Lega e dalla subalternità politica al Carroccio, mentre l’altra parte, quella che ha votato avendo una spinta populista, si sta spostando verso la Lega. Nella gara a chi è più populista vince Salvini, non c’è dubbio”. Il punto dunque è che andando a Palazzo Chigi con il Carroccio l’M5S si è autocondannato a “perdere con la Lega a destra e con il Pd a sinistra. Il voto in Abruzzo e in Sardegna ci rivela che alcuni elettori, i quali a marzo si erano espressi a favore del Movimento, ora sono tornati in casa Pd”.

L’ex direttore de “Il Riformista” non condivide l’analisi fatta dal ministro del Lavoro sugli ultimi accadimenti del Movimento. “L’M5S è già un partito, perché ha preso il 24% nel 2013 e il 32% nel 2018. Si può discutere sulla forma però la trasformazione per come la sta raccontando Di Maio è fittizia. La sua sconfitta la sta riversando sui problemi organizzativi e non sulla subalternità politica”. Si tratta, aggiunge, di “tentativi di autoassoluzione perché nel 2016 quando vincevano a Roma con Virginia Raggi, a Torino con Chiara Appendino, a Livorno con Filippo Nogarin nessuno parlava di problemi organizzativi”. La verità, afferma Polito, è che “nel Paese c’era un certo tipo di sentimento che si è trasformato perché il governo ha prodotto risultati decisamente inferiori a quelli promessi e nella sfida con Salvini vince sempre il capo della Lega. Per i grillini c’è un trend in discesa e per invertirlo devono fare qualcosa di importante, di clamoroso” con cui dimostrare che non si è subalterni al Carroccio. “Non bastano singole prese di posizione come sulla legittima difesa” conclude Polito che chiosa: “La crisi diverrà irrecuperabile se alle elezioni europee di maggio verrà confermato questo andamento”.

MINZOLINI: SIAMO DI FRONTE A UN CROLLO IRREVERSIBILE. SE VA BENE ALLE EUROPEE M5S SI FERMA AL 20%

Più tranchant Augusto Minzolini, ex direttore del Tg1 e oggi firma de “Il Giornale”. “Ribadisco che secondo me siamo di fronte a un crollo irreversibile; si è messo in moto un meccanismo che si rivelerà estremamente letale” dice. Del resto, è la sua analisi, “quando si deve schierare un partito così trasversale è normale che soffra perché non ha attitudine al governo ed è un conglomerato di minoranze che difficilmente possono fare un salto verso la maturazione sia per i tempi sia per la sua classe dirigente, che è abituata all’opposizione”. Insomma, “nel dna del M5S c’è il rischio di dover scontentare alcuni o altri“. Peraltro, e non è un mistero, “il governo si trova in una fase difficile”.

Il pronostico dell’ex senatore di Forza Italia è che “se va bene alle elezioni europee il Movimento prenderà il 20%, comunque 13 punti in meno rispetto alle ultime politiche. Il risultato del voto in Sardegna – continua – dà l’idea che la sua condizione di salute elettorale è messa a dura prova e dire che si tratta solo di un voto locale, beh, non regge”. Rispetto al passato, osserva Minzolini, “l’unica differenza è che queste elezioni si sono svolte dopo circa otto mesi a Palazzo Chigi. Peraltro le prossime scadenze di governo sono ancora più problematiche di quelle affrontate finora”.

ZANCHINI: PREMATURO PARLARE DI CRISI MA E’ IN ATTO UNA TRASFORMAZIONE

Vede meno nuvole all’orizzonte Giorgio Zanchini, giornalista e conduttore radiofonico di “Radio anch’io” su Rai Radio 1. “Secondo me è prematuro parlare di crisi – dice – perché il Movimento risponde ai bisogni profondi di parecchi cittadini italiani ma di sicuro sta vivendo una trasformazione e anche le parole dette ieri da Di Maio sono significative. Il M5S sta assumendo sempre più la forma di partito, ad esempio con la segreteria e il duplice mandato”. Anche Zanchini individua nell’identità del M5S un problema: “Quando governi e sei un patchwork party è difficile: certamente alcune differenze interne esistono, tra un’ala più a sinistra e una più governativa e con pulsioni a destra, e non è assolutamente facile far parte di un esecutivo in queste condizioni”. Dunque, “si va verso una scissione tra le due anime, una che guarda a sinistra e a Zingaretti, e una più governativa che si dirige verso la Lega ma è molto difficile indicarne i tempi”. Si tratta, spiega, “di uno scenario plausibile il cui sviluppo dipende dalle elezioni europee“.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top