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De Magistris, il sindaco tra populismo e autonomia

De Magistris Calabria

Il ritratto del primo cittadino a cura di Carlo Porcaro. Il primo cittadino partenopeo vuole fare sempre parlare di sé. Attivo sui social, campione di populismo ben prima di Salvini e i grillini. Non ha chiaro ancora cosa farà da grande. Ma guai a sottovalutarlo…

Fiutare l’umore, sondare i social, dettare l’agenda, personalizzare lo scontro col nemico di turno. È il lavoro del bravo populista. Matteo Salvini? Certo, è un campione riconosciuto. Alessandro Di Battista? Anche, soprattutto on the road. Ma a Napoli da otto anni c’è un proto-populista bravissimo a fare tutto ciò. Da solo senza remora alcuna. È il sindaco Luigi de Magistris, già pm d’assalto in primis con l’inchiesta ‘Why Not’ demolita in sede processuale e che gli fece perdere la toga, poi europarlamentare dipietrista con il beneplacito di Beppe Grillo, infine primo cittadino di quella Napoli “capitale”, “autonoma”, “rivoluzionaria” e chi più ne ha più ne metta.

L’ULTIMA SUL REFERENDUM NAPOLI CITTÀ AUTONOMA

Di iperboli, aggettivi arditi, metafore, autocitazioni, la città è piena da quando lui siede sullo scranno di Palazzo San Giacomo, sede del Comune, conquistato con la sedicente rivoluzione arancione che gli ha fatto guadagnare l’appellativo di novello Masaniello. L’ultima uscita, “sparata” secondo i detrattori, è quella del referendum entro la fine dell’anno per chiedere Napoli città autonoma, Sud indipendente dal resto d’Italia e criptovaluta da adottare per gli scambi commerciali. Parole troppo grosse? Solo ad orecchie non abituate a misurare l’azione di De Magistris – abile ad andare oltre l’immaginabile, il politicamente corretto, il già detto – tali dichiarazioni possono apparire fuori luogo.

UN PIZZICO DI POPULISMO NELLA COMUNICAZIONE

Lui sa come lisciare il pelo al tifoso del Napoli anti-De Laurentiis, come rilanciare il meridionalismo in chiave neo-borbonica, come spostare l’attenzione della pubblica opinione che gli dedica invano editoriali e invettive, insomma sa come gestire la comunicazione di se stesso (cinguetta su twitter da solo, senza mai rispettare la punteggiatura tanto che deve scrivere).

MA OCCHIO ALLE FINANZE DELL’AMMINISTRAZIONE

Quanto alla buona amministrazione, le casse sono in dissesto finanziario e la Corte dei Conti lo bacchetta puntualmente sulla cattiva riscossione dei tributi, ma il bravo populista vede nei limiti grandi opportunità. Prendendosi gioco dei populisti ora al Governo. “Povero Rousseau! Era un grandissimo filosofo, con questa piattaforma è diventato una barzelletta”, la sua battuta sulla questione del voto per l’autorizzazione a procedere nei confronti del vicepremier Salvini. Chi lo sottovaluta, sbaglia e viene punito nelle urne. Chi lo segue, ne resta affascinato, almeno all’inizio.

VERSO LE REGIONALI CONTRO DE LUCA

Perché Giggino piace molto alle donne, fattore che ogni consulente di comunicazione politica sa bene quanto conti nello spostare i consensi. Non disdegna interviste a nessuno, tv e radio locali, tg nazionali, a margine di presentazioni di varie pizzerie: basti che si possa parlare di se e del suo mondo immaginifico da costruire. Ora punta alle Regionali per sfidare un altro populista ante litteram, Vincenzo De Luca, anzi no punta alle Europee, macché punta a diventare premier di una nuova sinistra che vada da Gino Strada agli ex democristiani fino ai delusi da Di Maio. Non siamo confusi, abbiamo solo descritto le varie ipotesi lanciate da de Magistris in questi ultimi mesi. Senza remore, appunto. Senza tema di essere tacciato come carico di contraddizioni. Nel suo populismo di sinistra c’è una strategia, un metodo, un vocabolario delle emozioni.

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