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Direttiva di Salvini sui migranti, navi Ong violano diritto

Atto del Viminale a poche ore dal voto sul caso Diciotti e all’arrivo della nave “Mare Jonio” a largo di Lampedusa

Il passaggio di una “nave soccorritrice” nelle acque territoriali italiane è “lesivo del buon ordine e la sicurezza dello Stato, in quanto finalizzato a introdurre migranti irregolari, in violazione delle leggi vigenti in materia di immigrazione, privi altresì di documenti di identità e provenienti in parte da Paesi stranieri a rischio terrorismo”. Per questo le autorità devono impartire le indicazioni “al fine di prevenire, anche a tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica dello Stato italiano, l’ingresso illegale di immigrati sul territorio nazionale”. E’ quanto ricorda il ministro dell’Interno Matteo Salvini, in una direttiva inviata ai vertici di Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Capitanerie di Porto e ai Capi di Stato maggiore di Marina e Difesa.

IL CASO “MARE JONIO”

Un atto che arriva mentre a largo di Lampedusa è giunta la nave “Mare Jonio” del progetto Mediterranea con a bordo 49 migranti 12 dei quali minori e a poche ore dal voto del Senato (che dovrebbe arrivare domani) sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del vicepremier nell’ambito dell’inchiesta sulla “Diciotti”, in cui Salvini è indagato per sequestro di persona aggravato. La Mare Jonio ha chiesto il permesso di attraccare, negato dal titolare del Viminale, rinnovando così il braccio di ferro tra governo e Ong.

COSA PREVEDE LA DIRETTIVA DEL VIMINALE

Sottolineando che “il nostro Paese ha certamente l’obbligo di garantire la salvaguardia della vita umana in mare e coordinare le azioni di soccorso”, nella direttiva si rileva anche che “vanno necessariamente cristallizzate e sanzionate quelle condotte esplicitamente dirette alla violazione della direttiva internazionale in materia di soccorso e della normativa nazionale ed europea in materia di immigrazione, perpetrate in modo continuativo e metodico”.

LE CONTESTAZIONI DEL MINISTRO SALVINI

Per Salvini, “dai casi concreti di soccorso verificatisi in acque internazionali sono emersi molteplici elementi sintomatici di una strumentalizzazione da parte dei trafficanti della doverosa attività di salvataggio”. Inoltre “si è verificato che navi battenti bandiera straniera o nazionale abbiano soccorso in aree Srr (Search and rescue region) non italiane imbarcazioni con migranti a bordo e abbiano disatteso, in violazione del diritto internazionale del mare, le direttive delle competenti Autorità Sar”. Tali navi, è la contestazione del ministro, hanno individuato un “place of safety” in Italia, anche quando il soccorso non era stato effettuato in acque Sar italiane e nonostante che le navi stesse fossero nelle vicinanze di altri Paesi, come la Libia e Malta. Infatti, sottolinea la direttiva, le coste italiane non sono “gli unici possibili luoghi di approdo in caso di eventi di soccorso, considerato che sia i porti libici, tunisini e maltesi possono offrire adeguata assistenza logistica e sanitaria essendo più vicini peraltro in termini di miglia marine”.

Tali condotte di soccorso e navigazione, per la direttiva, costituiscono “una manifestazione concreta di un modus operandi di una attività di soccorso svolta con modalità improprie, in violazione della normativa internazionale sul diritto del mare e, quindi pregiudizievole per il buon ordine e la sicurezza dello Stato costiero in quanto finalizzata all’ingresso di persone in violazione delle leggi di immigrazione”.

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