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È arrivato il momento di una riforma della giustizia tributaria. Parla D’Alia

“Della riforma tributaria si parla da anni, oggi c’è la volontà del governo di attuarla” ne è convinto Gianpiero D’Alia, già sottosegretario all’Interno e ministro per la PA nel governo Letta, da luglio componente del Consiglio di presidenza della Giustizia tributaria

“La Giustizia tributaria in Italia è stata negli anni sottostimata, pur essendo oggi la giurisdizione che tocca più da vicino il cittadino, come contribuente, su cui c’è una sensibilità sempre più crescente da parte dell’opinione pubblica” sostiene D’Alia, interpellato sul tema dall’EcodelSud.it. “Nonostante i limiti e la necessità di una riforma del settore, assolve un compito molto delicato che svolge al meglio nonostante le condizioni non buone in cui si trova, come organico, strutture e mezzi”.

RIFORMA TRIBUTARIA, DUE AZIONI DA INTRAPRENDERE

Se dunque l’attuale assetto-ordinamentale della Giustizia tributaria va riformato, per D’Alia si deve procedere su due fronti. Per prima cosa è necessario “far assurgere al rango di magistratura amministrativa speciale, al pari di Consiglio di Stato e Corte dei conti, la Giustizia tributaria, andando in via progressiva verso la nascita di un giudice tributario a tempo pieno”.

“La seconda è quella di rendere sempre più autonoma e indipendente la magistratura tributaria che oggi dipende dal ministero dell’Economia, e quindi da una parte del processo tributario che vede l’agenzia delle entrate come soggetto protagonista del processo. Per cui l’idea che una parte sia anche il datore di lavoro dei magistrati tributari rende la Giustizia tributaria non perfettamente in sintonia con quei principi costituzionali di autonomia e indipendenza che debbono presiedere ad ogni esercizio della funzione giurisdizionale”.

Per il componente dell’organo di governo autonomo dei giudici tributari, è fondamentale dunque che la giustizia tributaria sia posta al pari delle altre giustizie amministrative speciali, alle dipendenze della presidenza del Consiglio.

ISTITUIRE UN GIUDICE TRIBUTARIO SPECIALIZZATO

Sarebbe necessario in quest’ottica di riforma istituire un magistrato tributario, che fanno solo questo, così come avviene nel campo della magistratura. Finora infatti, “la figura del magistrato tributario è un magistrato ordinario o un professionista che ha determinati requisiti, o un dirigente della pubblica amministrazione che oltre a fare il suo lavoro fa anche il giudice tributario, Questi danno un contributo di qualità perché portano dentro le commissioni tributarie la loro esperienza coltivata in settori diversi. Ma è per alcuni versi un limite all’esercizio di questa funzione giurisdizionale importante”. Per istituire un magistrato tributario ad hoc D’Alia suggerisce la procedura tramite concorsi.

PER ALLEGERIRE LA CORTE DI CASSAZIONE

Ormai la Corte di Cassazione è sempre più ingolfata dai ricorsi tributari, occorre “una organizzazione che permetta di avere un secondo grado che faccia da filtro e renda omogenei gli indirizzi giurisprudenziale su tutto il territorio nazionale” secondo Gianpiero D’Alia.

“L’organizzazione della Giustizia tributaria è molto territoriale, gli organi di primo grado sono le commissioni tributarie provinciali, gli organi di secondo grado sono le commissioni tributarie regionali che spesso hanno indirizzi giurisprudenziali diversi”. Inoltre “la mole di contenzioso che va in Cassazione per questioni giuridiche non risolte, o affrontate in maniera diversa dagli organi della giustizia tributaria, è tanta”.

Senza dimenticare che “la Corte è chiamata dirimere anche i conflitti di natura interpretativa. Il diritto tributario è legato alle scelte politiche che di anno in anno il Parlamento e il governo fanno in sede di legge di stabilità”. Per questa serie di motivi è importante la riforma della giustizia tributaria, in modo da rendere più omogenei gli indirizzi, che sono consolidati nella giurisprudenza della Cassazione.

PACE FISCALE DAI CONTORNI ANCORA INCERTI

Una volta che il Parlamento avrà definitivamente approvato la legge di stabilità, nella parte che riguarda il contenzioso fiscale, il consiglio di presidenza della giustizia tributaria avrà il compito di valutare l’impatto di questo tipo di pace fiscale, “sui giudizi in corso, quanto del contenzioso verrà deflazionato in seguito al condono. Sostanzialmente è un metodo di risoluzione delle controversie tra il cittadino e l’amministrazione finanziaria attraverso un percorso amministrativo, valuteremo quanti processi tributari in corso saranno estinti e poi come queste regole saranno applicate. Tutto questo il consiglio di presidenza lo potrà valutare da gennaio in poi, quando sarà chiaro quali sono le regole e quindi farà una relazione al ministero dell’Economia sullo stato della giustizia tributaria e sull’impatto di regole nuove sul procedimento tributario».

Intervista completa sull’ecodelsud.it

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