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E’ stata la mano di Crosetto…il ministro stoppa gli aumenti degli stipendi ai ministri come lui

Crosetto

Rush finale in commissione Bilancio alla Camera per chiudere l’esame della manovra. La novità principale è lo stop all’aumento degli stipendi dei ministri non parlamentari. Dopo aver difeso la norma per giorni il governo con il Ministro della Difesa ha deciso la marcia indietro e intanto Banca d’Italia avvisa: debito pubblico monstre

Per il Messaggero l’aumento degli stipendi ai ministri “è in bilico” ma in verità è il solo quotidiano che stamani dà questa lettura, tutti gli altri sottolineano che c’è stato un “dietrofront” del governo come scrive la Stampa  e quindi il titolo fotocopia di Corriere della Sera e Repubblica diventa: “Ministri, stop all’aumento”.

CROSETTO, VIA EMENDAMENTO CONTESTATO

Che la situazione fosse diventata imbarazzante lo si era capito da subito. Di fronte alle proteste dell’opposizione, ma soprattutto alla richiesta di Guido Crosetto e degli altri otto ministri interessati, finalmente verrà ritirato l’emendamento alla Legge di Bilancio che equiparava lo stipendio dei ministri, vice ministri e sottosegretari non parlamentari a quello dei loro colleghi eletti. “È assurdo lasciare anche solo un secondo di più di spazio alle polemiche. La cosa è giusta? Non penso, ma non importa, né a me né ai miei colleghi” ha detto il Ministro della Difesa parlando a nome di tutti come riportano i giornali. “Abbiamo chiesto ai relatori di ritirarlo ed evitare inutili polemiche. Ciò che non sarebbe comprensibile per altre professioni, che chi fa lo stesso lavoro abbia trattamenti diversi, per chi fa politica deve essere messo in conto”.

DECISIONE CONCORDATA CON MELONI

“Abbiamo chiesto ai relatori di ritirarlo ed evitare inutili polemiche” scrive il ministro in un lungo post su X, facendosi carico della comunicazione che riguarda anche altri sette colleghi e spiegando che la decisione è stata concordata con Giorgia Meloni.  Tutto bene, quindi? Non esattamente “Per il momento non lo ritiriamo”, ha detto  la relatrice di FdI, Ylenja Lucaselli. E Francesco Saverio Romano a nome del partito di Maurizio Lupi ha sottolineato: “Perché dovremmo ritirarlo? Se c’è un ministro che non vuole prendere soldi ci rinuncia, è semplice: la legge è erga omnes, non è fatta per questo o quel ministro”. “Ma è soprattutto il metodo a essere contestato – annota nel suo retroscena per Repubblica Giuseppe Colombo – I quattro relatori si attaccano al telefono con Palazzo Chigi. “Bisogna trovare un modo per spiegare bene la decisione”, sottolineano fonti di maggioranza. Alle undici di sera, a due ore dal post di Crosetto, Lucaselli invita a ragionare sull’opportunità del ritiro dell’emendamento. “Tecnicamente – dice – non si può ritirare: se arriverà una proposta di riformulazione del governo, la valuteremo”.

MA CHI HA PROMOSSO L’EMENDAMENTO SOTTO ACCUSA?

Intanto che oggi si studierà la formula per ritirare l’emendamento è il Corriere della Sera che, con un sagace articolo di Tommaso Labate, va a caccia della “manina” che si è inventata questo aumento per i ministri non parlamentari, quando i salari degli italiani sono fermi e ai pensionati si danno pochi spiccioli  di aumento.  “È l’eterno ritorno della «manina», una sorta di versione parlamentare della celebre mano animata che sbucava dalla scatola dei misteri della Famiglia Addams, che griffa tutti i provvedimenti più contestati — di legislatura in legislatura, maggioranza di centrodestra o di centrosinistra che sia — che dai commi più nascosti della legge di bilancio arrivano alle cronache nazionali. Col colpo di scena finale, che forse c’è e forse no. Nascosto nell’ombra, chissà, come l’autore dell’emendamento”.

BANKITALIA DEBITO MONSTRE MA AI SENATORI INTERESSA SALVARE IL PONTE DI NATALE

Quel che è certo è che trovare il “colpevole” non sarà facile e anche i tempi della manovra potrebbero slittare con l’approvazione rinviata a dopo le festività. Tutto questo avviene mentre Bankitalia ieri ha certificato un altro amento consistente. La soglia dei 3mila miliardi di euro di debito pubblico si avvicina pericolosamente, scrive il Sole24Ore. Solo a ottobre, dice Palazzo Koch, è aumentato di 19,9 miliardi – più di metà manovra – rispetto al mese precedente.  Dati che allarmano ma ai senatori adesso interessa altro, scrive Simone Canettieri sul Foglio. “Da domani Palazzo Madama termina i lavori d’Aula ordinari con la conversione dell’ultimo decreto. Poi – al netto del concerto di Natale di domenica prossima – ci sarà il rompete le righe. Fino a quando la manovra non approderà  per l’ultimo sì. Le opposizioni, a partire dal Pd, hanno chiesto alla maggioranza di iniziare a discuterla  il 27 e non il 23 dicembre. Indovinate  perché…sperano nel ponte lungo di Natale e non vogliono lavorare il 23 dicembre”…

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