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E sulla manovra Giorgia detta la linea e la maggioranza si ricompatta

Meloni

Straordinari detassati per medici e infermieri, flat tax estesa a chi ha 35mila euro di redditi da lavoro dipendente, nessun blocco alle assunzioni nel comparto sicurezza e negli enti locali, fondi per gli incentivi al settore automotive. La premier Meloni a pochi giorni dal traguardo ricompatta la maggioranza. Ma c’è una novità amara: niente sgravi Irpef, rinviati al prossimo anno

Nel giorno in cui i quotidiani dedicano giustamente tutto lo spazio che merita alla tragedia di Calenzano che Repubblica definisce in prima “Strage sul lavoro” e la Stampa sottolinea come quel “deposito era una bomba” pronta ad esplodere c’è da registrare il ritrovato clima di “fiducia” nella maggioranza. Sarà che mancano pochi giorni e bisogna chiudere bene e in fretta la manovra, sarà il clima natalizio alle porte, fatto sta che la premier ha serrato le fila e ha ricompattato la maggioranza.

VERTICE DI MAGGIORANZA, INTESA SULLA MANOVRA

Lo ha fatto grazie ad un vertice di maggioranza a Palazzo Chigi con oggetto il decreto Milleproroghe e la manovra. “La maggioranza trova l’intesa su un taglio delle tasse, per le imprese si studia l’Ires premiale con aliquota ridotta per le aziende che investono una parte di utili” riporta Fabrizio de Feo sul Giornale. Insomma come scrive anche Mario Sensini sul Corriere della Sera: “Il governo ritrova compattezza, scioglie gli ultimi nodi aperti e accelera sulla legge di Bilancio”. E Giuseppe Colombo su Repubblica spiega che “la premier vuole chiudere la partita in fretta e senza incidenti, come quello sul taglio del canone Rai durante il voto del decreto fiscale al Senato”.

MELONI: AVANTI SPEDITI SENZA DIVISIONI

D’altra parte i retroscena sono pieni di dichiarazioni “carpite” dalla premier. “Siamo il governo più solido in Europa ed è giusto dare un segnale” ha detto Giorgia Meloni  che nel frattempo ha incassato il giudizio positivo della Corte dei conti sul Pnrr nel primo semestre 2024: obiettivi in linea (avanzamento al 43%) ma spesa ancora lenta (il 30% delle risorse). E così nel corso del vertice di maggioranza, come riporta il Messagero ha invitato gli alleati, presenti Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi, ad “andare avanti spediti e senza divisioni”. L’idea è di arrivare domani all’avvio dell’iter in commissione, alla Camera, senza timori e soprattutto senza strappi. E oggi, per appianare la strada i relatori, i rappresentanti del Mef e i capigruppo in commissione Bilancio metteranno a punto gli emendamenti.

IL TEMPO STRINGE, GIOVEDI’ MANOVRA ALLA CAMERA

Già perché il calendario stringe. La manovra arriverà in aula alla Camera il 19 dicembre, per passare subito dopo al Senato, e il governo punta all’approvazione prima di Natale. Il titolare dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, presente al vertice con il vice Maurizio Leo, ha dato via libera a gran parte delle richieste della maggioranza, ma ha per il momento “congelato gli sgravi Irpef al ceto medio” riporta il Corriere della Sera.  “Servirebbero oltre 2 miliardi e al momento dal concordato biennale ne sono arrivati circa la metà”. Giovedì scade l’ultimo termine per aderire al patto fiscale, poi si tireranno le somme. Non si esclude un intervento per decreto a inizio anno, ma il taglio dell’aliquota intermedia dal 35 al 33% avverrà comunque, spiegano al Mef, “una volta consolidati i conti pubblici”.

SALVINI E TAJANI LITIGANO, MELONI SORRIDE

In queste settimane abbiamo assistito comunque ai continui litigi all’interno della maggioranza, soprattutto tra i due vicepremier. Per questo Marcello Sorgi sulla Stampa definisce “una sceneggiata” il vertice di ieri e sentenzia: “politicamente, quanto è accaduto a Palazzo Chigi non fa che rafforzare Meloni: mentre i due vice premier si sono beccati per tutto il tempo, lei ha taciuto più che poteva, salvo poi intervenire nell’ora delle vere decisioni, praticamente riservate soltanto a lei”. Ed è significativo che ieri, sia nel vertice che nel successivo consiglio dei ministri, più che della legge di stabilità, si sia finito con il parlare più del Milleproroghe, cioè del decreto che solitamente apre l’anno nuovo per pareggiare i conti di quello nuovo. Sarà anche con questo strumento, indispensabile per l’armonia nella maggioranza e per accontentare un minimo di richieste dei parlamentari, che il governo anche quest’anno supererà la prova. “Non è poco – conclude l’ex direttore del Tg1 – in Germania sulla legge di stabilità s’è aperta la crisi che porterà Scholz ad elezioni anticipate e in Francia, dopo appena tre mesi, è caduto Barnier”

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