Malumori nel Pd della Bat. Dopo le espulsioni dal partito di Irene Cornacchia e Daniela Maiorano, perché candidate nella civica «Per la Puglia», il prossimo potrebbe essere Filippo Caracciolo. Boccia parla di una vera e propria guerra sotterranea e fa prevalere la linea dura: «Il Pd non è un taxi. Proporrò una sorta di Daspo per chi è andato via o per chi fa campagna elettorale per altre liste».
Tra i dem della Bat (Barletta-Andria-Trani) è periodo di fughe e scissioni: oltre a Ruggiero Mennea migrato in Azione e candidato in Popolari e Avanti, ora tiene banco la possibile uscita forzata dell’ex assessore ed ex capogruppo dem in Regione, Filippo Caracciolo.
Questi, già coinvolto in un processo per falso, corruzione e per il caso dei titoli universitari contraffatti dalla moglie, ha spinto molti dem nella lista «Per la Puglia», ma il Pd promette il pugno duro.
L’ATTACCO DI BOCCIA AI TRANSFUGHI DEL PD
Il timore di un salasso tra le fila del Pd pugliese e un indebolimento del partito in vista delle regionali, ha spinto Boccia a prendere una posizione chiara e inequivocabile.
Per il dem c’è gente che “va in giro dicendo che votare il Pd o votare una lista civica è la stessa cosa. Non è così”. Se Caracciolo sarà espulso o meno ancora non è dato sapersi.
Boccia non lo dice apertamente ma lo si intuisce: “Le regole valgono per tutti gli iscritti”.
Fughe che non fanno bene al Pd, in un momento in cui servirebbe rafforzare Decaro nella corsa elettorale. Boccia la definisce anche una protezione verso chi sta facendo campagna elettorale per il Pd e parla di guerra sotterranea tra vecchi pezzi di apparato che non accettano l’operazione di rigenerazione attuale.
IL CASO CARACCIOLO: CHI È L’ASSESSORE
Ex assessore nella giunta Emiliano ed esponente di spicco del partito in Puglia, Filippo Caracciolo è il ras delle preferenze di Barletta e nella provincia della Bat (nel 2020 prese 12.000 voti).
Nel 1996 viene eletto per la prima volta nel Consiglio comunale di Barletta e dal 2006 al 2011 è stato presidente del Consiglio comunale. Nel 2014 è riconfermato in Consiglio diventando presidente della Commissione urbanistica, ambiente e lavori pubblici.
Nel 2017 è assessore all’Ambiente sotto la giunta di Emiliano, ma si dimette in seguito al coinvolgimento in una vicenda giudiziaria, salvo poi tornare in Giunta nel 2020.
I PRECEDENTI: MAIORANO E CORNACCHIA
L’espulsione forzata era toccata già a due consigliere comunali di Trani e Andria, Irene Cornacchia e Daniela Maiorana.
Il motivo? Perché candidate nella lista civica “Per Decaro” alle prossime regionali in Puglia, violando lo statuto del partito. Il senatore dem Dario Parrini, commissario provinciale del Pd nella Bat lo aveva definito “un atto politico grave e da stigmatizzare”.
Di parere diverso sono le dirette interessate: Daniela Maiorano fa sapere che era stata lei la prima a dimettersi dal Pd tramite Pec così come Irene Cornacchia che secondo la sua versione dei fatti, aveva comunicato l’addio prima della comunicazione ufficiale di Parrini.
L’espulsione dal partito o “Daspo” come definito da Boccia, comporta l’impossibilità di iscriversi al Pd per i prossimi 5 anni. L’accusa che viene dal partito è che il civismo in voga negli ultimi anni, più che un nuovo modo di fare politica, per molti stia rappresentando un trampolino personale.

