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Elezioni, perché la “spazzacorrotti” non può essere applicata in Sicilia

Prescrizione

La “svolta epocale” della giustizia della c.d. “spazzacorrotti”, tanto voluta dal guardasigilli Alfonso Bonafede, non troverà applicazione in Sicilia dove si terranno oltre alle europee anche le elezioni amministrative

Per applicare anche in Sicilia la “spazzacorrotti”, come svelato da Repubblica qualche giorno fa, infatti, servirebbe una norma dell’Assemblea regionale, in quanto l’autonomia statutaria prevede la competenza esclusiva della Regione in materia elettorale.

Attualmente nessun partito, nessuna istituzione e nessun movimento politico risulta obbligato alla pubblicazione dei curricula dei candidati e delle pendenze giudiziarie, una scelta che Pd e M5s hanno comunque deciso di mettere in atto autonomamente.

Il M5s, nei giorni scorsi, ha provato a correre ai ripari, attraverso i deputati dell’Ars componenti della commissione Affari istituzionali (Matteo Mangiacavallo, Giancarlo Cancelleri, Gianina Ciancio ed Elena Pagana), che hanno depositato una proposta di legge per il recepimento della legge 3 del 2019.

COSA PREVEDE LA “SPAZZA CORROTTI”

La c.d. “spazza corrotti” è il provvedimento che ha introdotto l’obbligo della pubblicazione del curriculum vitae e del casellario giudiziario del candidato per garantire la massima trasparenza di fronte ai cittadini chiamati al voto.

LO SCONCERTO DI BONAFEDE

Il ministro Bonafede si dice scioccato dall’idea che una Regione possa opporsi alla ricezione di una norma del Parlamento che impone la pubblicazione del curriculum vitae e del casellario giudiziario del candidato garantendo la massima trasparenza di fronte agli elettori.

“Lo trovo sconcertante in generale, ma da siciliano, lo trovo veramente inaccettabile perché questa terra ha bisogno di messaggi di legalità. E non si può continuare a mettere uno scudo che impedisca ai cittadini di sapere chi si vota. Bisogna mettersi una mano sulla coscienza”. Ha lanciato poi un appello “affinché le istituzioni pongano fine a questa vergogna” “L’autonomia ha aggiunto – non deve essere considerata come un “facciamo ciò che vogliamo”, ma come uno strumento per cercare di rendere uno strumento nazionale migliore e più adattabile alla situazione territoriale”.

DAL PD

Lo sconcerto era passato anche dalla voce del Pd, che attraverso Davide Faraone (segretario del PD Sicilia) aveva gridato allo scandalo e criticato il silenzio generale “In Sicilia si “chiacchiera” di nuova questione morale, ci si divide su un dibattito da fare o meno in Assemblea e nessuno si occupa di far applicare la legge pensata per arginare la corruzione”

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