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Per le prossime elezioni useremo il voto elettronico? La proposta del M5s

 Si è acceso in questi giorni il dibattito politico per introdurre il voto elettronico in Italia. Brescia: importante “dare risposte ai residenti all’estero”

Non più carta e cabina, ma un’urna virtuale. È la proposta del Movimento 5 Stelle che vorrebbe introdurre nel nostro Paese il voto elettronico. L’occasione per accendere il dibattito è stata l’incontro  ‘E-vota! Verso il voto elettronico, per l’innovazione democratica’, svoltosi ieri a Montecitorio e promosso dal presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera, il pentastellato Giuseppe Brescia.  Al convegno hanno partecipato anche il sottosegretario all’interno Carlo Sibilia, il sottosegretario ai rapporti col Parlamento Vincenzo Santangelo, il responsabile del voto via internet in Estonia, Tarvi Martens e la direttrice generale di Agid, Teresa Alvaro.

LA PROPOSTA DEI 5 STELLE PER I RESIDENTI ALL’ESTERO E I CITTADINI CHE VIVONO IN ITALIA MA LONTANI DAL LUOGO DI RESIDENZA

Alle prossime consultazioni politiche si potrebbe dunque esprimere la propria preferenza online. Brescia ha annunciato infatti l’intenzione di proporre una legge, da far approvare entro questa legislatura, sull’introduzione del voto elettronico. Il primo step potrebbe essere quello di presentare un emendamento alla proposta di legge targata Dalila Nesci, già approvata dalla Camera, che prevede per universitari e studenti fuori sede la possibilità di votare per i referendum e le europee in un Comune diverso da quello di residenza. Al Senato i Cinque Stelle sarebbero poi intenzionati a depositare un emendamento per introdurre la facoltà del voto elettronico anche per gli italiani all’estero.

BRESCIA: “IL SISTEMA DI VOTO ATTUALE NON FACILITA IL CONCRETO ESERCIZIO DEL DIRITTO DI VOTO”

“Dopo il referendum del 2017 in Lombardia bisogna riaprire un dibattito sul voto elettronico e avviare un percorso a livello nazionale fatto di sperimentazioni e innovazioni, non solo a livello legislativo. L’obiettivo è di lavorare per introdurre il voto elettronico alle prossime politiche, cambiando il sistema di voto degli italiani all’estero, come prevede il contratto di governo”. Ha dichiarato ieri Brescia. “Naturalmente ogni innovazione non può prescindere dall’articolo 48 della Costituzione: il voto sarà sempre uguale e personale, libero e segreto. Credo che il sistema di voto attuale non garantisca questi requisiti e non faciliti il concreto esercizio del diritto di voto. Basti pensare all’affluenza all’estero -pari al 30% per le politiche e al 6% per le europee- o alla quota di schede nulle, quattro volte più alta rispetto a quanto accade all’interno dei confini nazionali. Gradualmente il voto elettronico potrà essere aperto anche ai cittadini che in Italia vivono lontani dal luogo di residenza. Oggi lo Stato preferisce garantire rimborsi di viaggio e in sei anni, dal 2004 al 2009, ha speso circa 30 milioni. Noi vogliamo che lo Stato investa in innovazione per aumentare il livello di digitalizzazione del nostro Paese e la fiducia dei cittadini e garantire diritti”.

SIRAGUSA (M5S): LAVORIAMO PER REALIZZARE VOTO ELETTRONICO

Al collega di partito ha fatto seguito anche Elisa Siragusa, deputata in commissione Esteri:“È un argomento di cui sentiamo parlare da anni, specialmente all’estero. Del resto come ho esposto in una recente interrogazione, si parlava di elezioni dei comites con voto elettronico già dal 2012. Ma in questi anni, i governi che ci hanno preceduto, non sono stati in grado di avviare una vera riforma. Siamo ancora legati a carta e penna e registri cartacei degli elettori. Gli italiani all’estero avrebbero enormi benefici dall’applicazione del voto elettronico, e sarà una mia priorità realizzare questo obiettivo”.

IL MODELLO ESTONE

I 5 Stelle guardano in particolare all’Estonia, dove il voto elettronico è stato introdotto già nel 2005, dando esiti positivi. L’ultima tornata elettorale delle politiche 2019 è stata la decima svoltasi con votazione online. Al momento si tratta dell’unico Paese che ha introdotto il voto elettronico su scala nazionale. Il voto online è stato espresso tra il 21 e il 27 febbraio, mentre quello “di carta” il 3 marzo e il sistema elettronico è stato scelto da quasi la metà degli elettori, circa il 40% (su un milione di aventi diritto).

I COSTI DELL’E-VOTO

Grazie al voto digitale tutti i cittadini italiani che risiedono lontani dal proprio comune di residenza potranno esercitare agevolmente il proprio diritto di voto senza dover sostenere i costi dello spostamento. In questo secondo Brescia di contrasterebbe il fenomento dell’astensionismo da una parte e si farebbe risparmiare allo Stato i soldi di eventuali rimborsi dall’altra. Come riporta il Sole 24 Ore, secondo uno studio dell’Università di Tallin citata dal M5S, un voto elettronico costerebbe da 2,17 a 2,26 euro mentre il voto cartaceo anticipato (early vote) potrebbe costare fino a 17 euro.

NON GRADISCONO LE OPPOSIZIONI

Ma la proposta dei grillini non piace alle opposizioni. “Se il Movimento pensa di trasformare l’Italia in una enorme piattaforma Rousseau da manipolare a proprio uso e consumo, questa volta dovrà fare marcia indietro” ha tuonato Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia in Senato. “La piattaforma ha già dimostrato tutta la sua inadeguatezza e attualmente nessuna delle soluzioni tecnologiche sperimentate hanno garantito la sicurezza che i sistemi di voto tradizionale offrono”.

SALA: IN SVIZZERA PASSO INDIETRO SULLE VOTAZIONI ONLINE

Stessa preoccupazione circa la sicurezza del voto elettronico è stata espressa anche dal sindaco di Milano Giuseppe Sala in un’intervista al Foglio: “In Svizzera stanno facendo una proposta di referendum per abolire le votazioni online, per ribadire che le votazioni digitali non danno garanzie di sicurezza sufficiente, in una stagione in cui esistono forze straniere pronte a interferire nei voti di paesi sovrani e per ribadire che le votazioni digitali sono una delle principali minacce non solo per la democrazia rappresentativa ma anche per la democrazia diretta. Io la penso come gli svizzeri e sarebbe bello se in Parlamento qualcuno avesse il coraggio di presentare una legge per vietare la truffa della democrazia digitale”.

 

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