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Elly Schlein abbiamo un problema: il M5S è imploso

sinistra italiana

Il Pd trova l’ambo e vince in Emilia e Umbria. Ma il girone d’andata delle Regionali vede il centrodestra a segno per 11 a 3. Se il Pd può brindare il movimento di Giuseppe Conte è evaporato. A destra anche Salvini sta messo molto male e il prossimo anno si vota in sei regioni determinanti a partire dal Veneto

Una doppietta per il campo largo che vince le elezioni sia in Emilia che in Umbria. Parla di “doppia vittoria del centrosinistra” il Corriere della Sera, della “vittoria del campo largo” Repubblica della “rivincita di Schlein e di un avviso a Meloni” la Stampa mentre il Fatto Quotidiano sottolinea le “due sberle alla destra dalle urne mezze vuote”.  Tutto bene, quindi? Non esattamente. Perché analizzando la vittoria si scopre che il Pd va forte in Emilia dove ritorna a risultati sopra il 40% ma ad implodere è il M5s che viaggia intorno al 5%, fagocitato proprio da Schlein e compagni (anche AVS va abbastanza bene) mentre a destra, proprio sull’Umbria, piovano le accuse a Matteo Salvini e alla sua candidata perdente.

IL M5S SI FA SEMPRE PIU’ PICCOLO MENTRE IL PD TORNA A CRESCERE

Ma andiamo con ordine e partiamo proprio dalla vittoria del centrosinistra. E’ Antonio Polito, vicedirettore del Corriere della Sera ad evidenziare come il girone d’andata delle Regionali si è concluso comunque con la vittoria del centrodestra sul campo largo per 11 a 3. “Il girone di ritorno della legislatura – annota Polito –  che comincia il prossimo anno con sei elezioni regionali, Campania, Veneto, Toscana, Puglia, Marche e Valle d’Aosta, si annuncia però anche più difficile per l’opposizione. Fino a ieri Giuseppe Conte sembrava infatti determinato, una volta eliminata l’ipoteca di Grillo e conquistati i poteri assoluti nel Movimento Cinquestelle, a lasciare in frigo per un bel po’ il «campo largo» e provare invece a ricostruire una credibilità elettorale al suo partito tornando alle origini e senza più allearsi con nessuno, nella speranza di rinvigorirne così le radici populiste. Non è affatto detto che il successo del centrosinistra in Emilia e in Umbria — esaltato da Schlein in quanto unitario — gli farà cambiare idea; visto che in entrambe le regioni il suo partito si fa sempre più piccolo, fagocitato dall’alleato Pd in evidente crescita, e ormai troppo più grosso perché Conte possa pretendere di fare accordi tra pari”.

FORZA ITALIA SORPASSA LA LEGA, SI APRE LA PARTITA DEL VENETO

Insomma se Giuseppe Conte per esistere deve cedere la leadership a Elly Schlein, anche a destra iniziano i primi processi, soprattutto sull’Umbria che è stata persa malamente. I retroscena dei quotidiani dicono che a Palazzo Chigi la percezione è che la sconfitta umbra peserà, oltre che sugli equilibri (Forza Italia celebra il sorpasso sulla Lega) sulle partite future. Giorgia Meloni fa i complimenti ai due governatori del centrosinistra e, dal Brasile, rinvia l’analisi del voto del suo partito. “Non sfugge a nessuno, però, che il calo di consensi di FdI rispetto alle Europee (in Umbria 80 mila voti in meno) è in linea con quello visto tre settimane fa in Liguria – annota Francesco Olivo su la Stampa –  Segno che, come fa notare un esponente di spicco di Forza Italia, «Meloni non è certo il Salvini degli anni d’oro». La linea di Fratelli d’Italia è «siamo cresciuti rispetto alle scorse regionali e perdiamo quando di fronte abbiamo il “campo larghissimo”», ma tutti sanno che un ragionamento aggiuntivo andrà fatto “.  A partire dal Veneto.  Giorgia Meloni fa un ragionamento: la Lega, con queste percentuali, non può pensare di mantenere la guida di Veneto e Lombardia. Antonio Tajani, forte di una crescita costante sia in Umbria sia in Emilia-Romagna, è l’unico che ha lanciato una candidatura, quella dell’ex sindaco di Verona Flavio Tosi. La Lega, però, mai come adesso dovrà aggrapparsi al Nord-est per non perdere del tutto il suo potere regionale.

SALVINI IL VERO SCONFITTO DI QUESTE ELEZIONI

Che, se poi guardiamo i numeri, Matteo Salvini è il vero sconfitto di questo fine settimana. In Emilia-Romagna rispetto alle europee perde più di un punto (da 7,7 a 6,4) e nel confronto con cinque anni fa cala in maniera drastica. Superato da Forza Italia si ritrova al 5,3 a distanza siderale dal 31 e rotti percento del 2020.  Anche in Umbria è terzo, sorpassato dagli azzurri di Antonio Tajani, con un patrimonio dilapidato al vento davvero considerevole: elezione su elezione ed esprimendo la candidata governatrice si ritrova al 7,6, lontanissimo parente di quel 36,9 della volta precedente. “I successi del centrosinistra segnano la fine del progetto di espansione leghista al centro sud – scrive sul Foglio Simone Canettieri – Prima cadde la Sardegna, con il cambio di candidato in corsa, e poi ora l’Umbria. Ecco  perché nel partito di Via della Scrofa si interrogano sulle reazioni che potrebbe avere Salvini in versione ormai ristretta solo al nord. Il Veneto torna a essere, Zaia o non Zaia, un fortino da preservare per il capo leghista affatto intenzionato a cederlo a Giorgia Meloni dopo quindici anni”.

LA GRANDE ASTENSIONE, I GIOVANI IN FUGA

Infine, altro grande tema è quello della grande astensione, oramai va a votare un elettore su due, anche in Emilia terra tradizionalmente votata alla causa civica. Per Roberto D’Alimonte, docente di Sistema politico italiano all’università Luiss intervistato da Repubblica si tratta “dell’esito scontato del voto, dello scarso appeal dei candidati e dei giovani sempre più distanti dalla politica”. “La tendenza di fondo – spiega a Gabriella Cerami – è quella di una diminuzione costante della partecipazione in tutte le consultazioni: politiche, europee, regionali e locali. Dentro questa tendenza ci sono delle differenze: si vota di più alle politiche e si vota meno in altri tipi di elezioni. Il calo è minore quando la posta in gioco è percepita come molto rilevante”.

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