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Elly Schlein vorrebbe governare ma deve fare i conti con la mina Conte-Grillo

Pd Schlein

Dopo il caso Sangiuliano si torna a parlare di politica. Da Cernobbio, prima Giorgia Meloni fa capire che il governo andrà avanti fino a fine legislatura,  Elly Schlein dice di prepararsi a governare, ma nel suo tragitto c’è una mina: il M5S rischia l’implosione

Dopo dieci giorni di prime pagine dedicate alla storia Sangiuliano-Boccia, i quotidiani riscoprono la politica ed è Cernobbio, con il suo forum annuale, a dettare l’agenda. “Prepariamoci a governare”  titola Repubblica riprendendo il discorso che  Elly Schlein ha fatto prima davanti agli imprenditori e poi ripetuto dal palco della festa dell’Unità a Reggio Emilia. Pochi punti, dalla sanità alla cittadinanza, che dovrebbero unire il centrosinistra, ma che per Libero non sono altro che una sorta di “Crisi d’astinenza” come titola in prima pagina riferendosi anche a tutte le macchinazioni politiche che si sono avute al ministero della Cultura durante l’epopea di Dario Francheschini.

UNITI SOLO CONTRO IL GOVERNO MELONI

A Cernobbio sono intervenuti, nel giorno dedicato all’opposizione, Elly Schlein, Carlo Calenda e Giuseppe Conte. Quello che fa notare subito il Corriere della Sera nella sua cronaca è che i tre leader sono uniti solo sul giudizio negativo verso il governo Meloni. “Calenda è tranchant: al di là delle singole scelte e dei singoli scandali, questo governo ha un gigantesco problema di classe dirigente e non riesce ad amministrare il Paese». Conte punta il dito: «La politica economica di questo governo sembra puntare su nuove tasse, tagli e lavoro povero». Schlein è senza appello: «Ci aspettiamo una manovra economica che, come quella dell’anno scorso, sarà senza respiro e senza anima». Detto questo, tutto li divide a partire dal sostegno a Kiev e non solo.

IL CAMPO LARGO MINATO DA LOTTA CONTE-GRILLO

Ma è da un altro palco che arriva uno stop al campo largo molto più evidente di quello di Cernobbio. Dalla festa del Fatto Quotidiano è Giuseppe Conte a dettare le sue condizioni dicendo no all’alleanza a Matteo Renzi e soprattutto mettendosi contro Grillo. Scrive Alessandro De Angelis sulla Stampa: “Va di moda ripetere, in modo ossessivo, la parola “unità”. Viene declinata non come un mezzo per realizzare un disegno, ma come un fine in sé. Il risultato, così facendo, è sempre il prevalere della logica del compromesso: se l’obiettivo è stare assieme senza affrontare il “per fare cosa” e il “come” la conseguenza è il non essere in grado nemmeno di parlare dei nodi di fondo. Dall’Ucraina, parola nemmeno pronunciata, scendendo giù pe’ li rami, fino a Conte e Renzi, innominati pure loro insieme alle questioni che pongono. E le mine non rimosse, prima o poi, esplodono”.

RENZI AL FOGLIO: BATTERE MELONI SI PUO’

Insomma le strade per unire il centrosinistra sono ancora molto lunghe e uno dei protagonisti, Matteo Renzi che fu anche l’artefice della caduta del governo di Giuseppe Conte (o dell’arrivo di Mario Draghi, a seconda di come si vuole leggere la Storia) prova di nuovo a dettare l’agenda e sceglie il Foglio e Claudio Cerasa per una lunga intervista. “Il punto è: se ragioniamo dal punto di vista strettamente politico, è evidente che il campo largo è l’unica soluzione. Se vuoi vincere devi metterti con quelli che non la pensano come te. Noi dobbiamo recuperare le dimensioni del sogno: basta litigare sul passato” afferma il leader di Italia Viva. “Ma quando si tolgono i veti sui riformisti si vince, quando si mettono si perde. La domanda è: caro Pd, vuoi vincere o non vuoi vincere? Se vuoi vincere noi siamo disponibili a parlarne, se ti piace perdere ognuno perda per i fatti suoi. Noi non siamo disponibili a stare in una realtà in cui, anziché l’apertura di Schlein, la linea politica la dà Travaglio. Alla fine, chi è che si è arrabbiato per la nostra apertura al centrosinistra? Travaglio e Giorgia Meloni, che le è presa una rosicata inspiegabile”.

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