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Finanza. Il vero esame da superare sono i prossimi stress test per le banche

L’articolo di Alberto Ferrarese

Non usciranno né promossi né bocciati dagli stress test sulle banche europee i cui risultati saranno comunicati venerdì. Ma il giudizio potrebbe arrivare dal mercato, che comunque, al momento, sembra vivere con relativa tranquillità la situazione italiana (oggi lo spread è in calo sotto i 300 punti, dopo il giudizio di Standard & Poor’s arrivato venerdì).

A differenza del passato, l’esercizio Eba, l’Autorità di vigilanza europea, non conterrà indicazioni su necessità di aumenti di capitale, ma i risultati serviranno alla Bce per la redazione dello Srep (Supervisory review and evaluation process), una valutazione e misurazione dei rischi di ogni singola banca. A quel punto Francoforte potrebbe indicare alle banche in difficoltà azioni di rafforzamento da intraprendere. Da lì potrebbero emergere difficoltà per il governo. “Se serve una ricapitalizzazione delle banche noi ci siamo”, ha assicurato nei giorni scorsi il vicepremier Matteo Salvini. Ma il governo non ha poi spiegato in che modo e con quali risorse intende farlo. Senza poi contare il problema “politico” che un intervento pubblico sugli istituti di credito comporterebbe in una maggioranza già alle prese con tensioni su vari fronti.

L’ITALIA ALLA PROVA DELLO STRESS TEST

Lo stress test simulerà la tenuta degli istituti di credito nel caso di un ipotetico scenario avverso di una caduta del Pil, rispetto allo scenario base, dell’8,3% (il più alto inserito nei test fino a oggi) nel triennio 2018-2020, con gli shock correlati, come aumento della disoccupazione e dei tassi di interesse. A questo proposito è curioso rilevare che lo stress test ipotizza per l’Italia un aumento dei tassi nel 2018 a 3,30 sul decennale, una quota che sostanzialmente già è realtà. Per l’Italia sotto esame ci sono Ubi, UniCredit, Intesa e Bpm, mentre Mps è stata esentata perché sotto ristrutturazione.

TUTTE LE CONSEGUENZE

“Non ci sarà un effetto immediato – spiega un analista – perché non ci saranno prescrizioni, però è prevedibile una reazione dei mercati. In presenza di istituti molto indeboliti dallo stress test gli investitori potrebbero vendere i titoli di quelle banche”. Però al momento i mercati stanno guardando all’Italia in modo “benevolo” con uno spread che dopo aver passato, nei giorni scorsi, quota 300 si è stabilizzato per poi addirittura scendere e un buon andamento dell’asta . “Quello dello spread – spiega l’analista – è in realtà un falso problema. Per l’Italia è impossibile che si ripeta la situazione del 2011, con lo spread alle stelle, per una serie di motivi. Il primo è che allora c’era un forte deficit nelle partite correnti, mentre oggi il saldo è in attivo. Poi allora il debito era per almeno il 50% in mano ad investitori esteri, mentre oggi la quota è intorno al 30%. E poi lo spread aveva anche una motivazione ‘tecnica’. Il rendimento del Bund scendeva per effetto della crisi internazionale e anche se il Btp era fermo il differenziale aumentava”.

INTANTO TRA LEGA E M5S

Poi, certo, ci sarà da vedere come procederà la trattativa tra Italia e Ue sulla legge di Bilancio. La Lega è in pressing sul M5s per “ammorbidire” il tetto del 2,4% nel rapporto deficit/Pil, ma su questo la partita interna alla maggioranza è ancora tutta da giocare.

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