Da autostrade a dehors, da pubblicità indesiderate a più libertà per assicurati, i punti principali…
Finanziamento ai partiti, ancora una volta ci pensa Mattarella a dire No, così non va
Il capo dello Stato blocca l’intesa già raggiunta da Pd che aveva preso l’iniziativa e maggioranza di centrodestra su un emendamento al dl-Fisco che quasi raddoppiava da 25 a 42 milioni il finanziamento pubblico. Le obiezioni: tema disomogeneo rispetto al testo, serve una riforma a sé
Un vero e proprio blitz organizzato dai partiti e sventato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ci hanno provato a raddoppiarsi il finanziamento pubblico ma il capo dello Stato questa volta si è messo di traverso e ha fatto sapere che non avrebbe firmato il testo. “Il blitz dei partiti per avere più fondi, ma il Colle blocca il nuovo 2 per mille” titola il Corriere della Sera a cui fa eco la Stampa “Partiti, raddoppiati i fondi ma arriva lo stop del Quirinale” e il Fatto Quotidiano chiosa: “I soliti noti si raddoppiano i fondi, ma il Colle li stoppa”.
ECCO COME MATTARELLA HA DETTO NO
Non siamo al famoso “Non ci sto”! che ricorda un altro presidente, Oscar Luigi Scalfaro, ma poco ci manca. La riforma è nata così racconta Marco Iasevoli su Avvenire: “Avs e Pd avevano presentato emendamenti per dare maggiore copertura al vecchio 2xmille, i gruppi parlamentari di maggioranza li hanno assorbiti e trasformati tirandone fuori un nuovo modello di sostegno ai partiti. Si sarebbe passati dal 2xmille allo 0,2xmille dell’Irpef, che sarebbe di meno in termini assoluti, ma la cifra finale decollava grazie alla parte “inoptata”, che è molto elevata, a riprova della disaffezione verso i partiti. Il risultato è che si passava da 25 a 42,3 milioni da spartire in base alle dichiarazioni dei cittadini”.
GODEVONO TUTTI I PARTITI, PIU’ DI TUTTI IL PD
Insomma un bel giochetto di cui avrebbero beneficiato tutti i partiti. Lo scrive Claudio Bozza sul Corriere della Sera: “Il Pd, da sempre saldamente in testa alla classifica del 2 per mille, avrebbe ricevuto circa 5,5 milioni in più all’anno; mentre Fratelli d’Italia 3,3 circa in più. Il Partito democratico di Elly Schlein, all’ultima tornata, incassò circa 8,1 milioni di euro e sarebbe salito quindi a 13,6 milioni. Mentre il partito di Giorgia Meloni avrebbe raggiunto un totale di 8,1 milioni. Al terzo posto ci sarebbe stato il M5S, che per la prima volta aveva infranto il tabù dei finanziamenti pubblici, con 1,8 milioni. E stavolta avrebbe raggiunto i 3 milioni annui. In quarta posizione per gli incassi da finanziamento pubblico si attesta la Lega che avrebbe ricevuto in tutto 2,5 milioni annui (sommando Lega per Salvini premier e la Lega Nord per l’indipendenza della Padania), cioè un milione in più rispetto al 2023. Forza Italia, infine, sarebbe passata da 618 mila euro a un milione”.
SOLO UN ITALIANO SU 5 “DONA” I SUOI SOLDI AI PARTITI
Una bella torta su cui speravano di mangiare tutti. Eppure il finanziamento pubblico al partito, ridimensionato proprio da un governo di centrosinistra, era il 2013 e governava Enrico Letta non era in cima ai pensieri degli italiani. Lo scrive Fabrizio De Feo che sul Giornale ricorda: “Nel 2023 le forze politiche avevano ricevuto 24,1 milioni di euro da 1,7 milioni di italiani. In sostanza solo cinque contribuenti su cento avevano deciso di versare ai partiti una fetta delle loro imposte. Un sostanziale disinteresse che provoca però problemi alle forze politiche. Una questione su cui ora maggioranza e opposizione dovranno fare una riflessione comune, individuando un diverso vettore normativo”.
RIFORMA DEL FINANZIAMENTO SI’, MA ALLA LUCE DEL SOLE
Certo il tema di come la politica debba finanziarsi in modo trasparente resta in piedi. E una soluzione va trovata. Lo riporta Alessandro Barbera sulla Stampa: “Al netto dei rilievi formali del Quirinale i fatti dicono che il sistema in vigore nell’ultimo decennio ha contribuito a peggiorare la trasparenza del finanziamento alla politica e aumentato la corruzione. Negli anni si sono moltiplicate le erogazioni dei privati attraverso opache fondazioni riconducibili ai singoli partiti o politici”. Il ricordo va all’inchiesta di Genova e al sistema di Giovanni Toti. Ecco se si vogliono evitare altri scandali bisogna intervenire, alla luce del sole su una riforma organica del finanziamento ai partiti politici e non con accordi sottobanco che sono stati bloccati all’ultimo momento dal presidente Mattarella.