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Il J’Accuse di Ruffini. Lascia le Entrate: “Clima cambiato” ma “non scendo in campo” (almeno per il momento)
“Mister Tasse” come viene chiamato dai quotidiani vicino al governo si è dimesso. Ma non scende in campo come dice in un’intervista al Corriere della Sera. Eppure sono in molti a sostenere che sarà lui il federatore del centrosinistra
La lettera di dimissioni è stata consegnata al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Ernesto Maria Ruffini si è dimesso da direttore dell’Agenzia delle Entrate. La notizia era nell’aria dopo giorni di polemiche e attacchi per il suo intervento a un convegno organizzato dai cattolici durante il quale aveva lanciato una sorta di «manifesto politico». La notizia campeggia in prima pagina sul Corriere della Sera che è anche l’unico quotidiano ad averla.
IL J’ACCUSE DI RUFFINI: “CLIMA CAMBIATO”
Ed è sempre il giornale diretto da Luciano Fontana che intervista a tutta pagina l’ex numero uno dell’Agenzia delle Entrate che mette subito le mani avanti: “non scendo in campo” dice a Fiorella Sarzanini “ma il clima è cambiato” e subito l’affondo al governo: “non era mai successo di vedere pubblici funzionari additati come estorsori di un pizzo di Stato”. Parole dure per l’uomo che in questi giorni molti hanno indicato come il possibile “federatore” del centro sinistra, vedi il dibattito alimentato da Repubblica e la Stampa e che vede in lui molti estimatori a partire dal padre nobile dell’Ulivo che fu, Romano Prodi come riportato dal Messaggero.
“SCENDO, MA NON IN CAMPO, SCENDO E BASTA”
Per capire l’uomo bisogna quindi ritornare all’intervista concessa al Corriere e soprattutto alle motivazioni di farsi da parte. “E’ l’unico modo per rimanere me stesso – spiega – Sono un avvocato che da tanti anni scrive e partecipa a incontri pubblici su ciò che ci unisce, come la Costituzione e l’uguaglianza. Ho letto però che parlare di bene comune sarebbe una scelta di campo. E che dunque dovrei tacere oppure lasciare l’incarico. La mia unica bussola in questi anni è stata il rispetto per le leggi e per il mandato che mi è stato affidato, perché il senso più profondo dello Stato è questo: essere al di sopra delle parti, servire il bene comune. Quello che è accaduto in questi giorni intorno al mio nome descrive un contesto cambiato rispetto a quando ho assunto questo incarico e anche rispetto a quando ho accettato di rimanere. Ne traggo le conseguenze”.
NON DEMONIZZARE AGENZIA MA EVASORI
Certo è anche vero che il suo ruolo di direttore all’Agenzia delle Entrate sarebbe scaduto tra un anno e quindi ha anticipato la sua fuoriuscita ed il problema resta proprio il caos che si potrebbe creare all’Erario. Anche perché è lo stesso Ruffini ad affondare il colpo. “Non mi era mai capitato di vedere pubblici funzionari essere additati come estorsori di un pizzo di Stato – dice – Oppure di sentir dire che l’Agenzia delle Entrate tiene in ostaggio le famiglie, come fosse un sequestratore. Ho taciuto sinora, per senso dello Stato. Attenzione però: se il fisco in sé è demonizzato, si colpisce il cuore dello Stato; tanto più che il livello della tassazione lo decide il legislatore, non l’Agenzia. Personalmente ho sempre pensato che a danneggiare i cittadini onesti siano gli evasori”.
FRONTMAN DEL PD O DEL NUOVO CENTRO?
Cosa succederà adesso? Ci aiuta a capire bene il clima un retroscena firmato da Augusto Minzolini sul Giornale che ricorda come Ruffini potrebbe essere leader del nascituro «centro» del campo largo o addirittura «frontman» del centro-sinistra. “A onor del vero Ruffini aveva già smentito più di due settimane fa l’ipotesi, ma da allora le voci si sono moltiplicate e lui, con la partecipazione in un convegno degli ex-popolari, le ha avvalorate. Anzi, ha creato un’atmosfera di attesa con frasi sibilline pronunciate in privato in cui poneva delle condizioni ai suoi interlocutori: «Voglio vedere il gruppo. Non basto solo io. Non ho qualità taumaturgiche». Né tantomeno escludeva l’ipotesi di sue dimissioni dall’Agenzia a fine mese messa in giro dall’ex-dc Lorenzo Cesa. Anzi, si schermiva con una battuta densa di significato: «I politici conoscono il futuro». Dimissioni che ora sono arrivate, tutto il resto si vedrà.