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Il regalo di Natale per il comparto auto è l’amore ritrovato tra Meloni ed Elkann

Presentato il piano di Stellantis che rinuncia agli aiuti pubblici. Previsti due miliardi di investimenti e tutela dell’occupazione con la promessa di “non lasciare l’Italia” ma più che gli aiuti pubblici, il primo tampone alla crisi dell’auto passa da Bruxelles

Si riparte. E’ proprio il caso di dirlo. Jean-Philippe Imparato, responsabile per l’Europa di Stellantis ha presentato la nuova strategia per il rilancio: a Pomigliano una nuova Panda, la 500 a Mirafiori, a Melfi produzioni Ds, Jeep e Lancia, a Cassino le Alfa e una “top di gamma”. Su queste basi industriali nasce il “Patto governo-Stellantis” titola in prima la Stampa così come Repubblica che scrive come questo patto abbraccia “il futuro dell’auto” mentre il Foglio parla di “pace tra Meloni e Stellantis” e scrive che John Elkann è pronto a presentarsi alla Camera.

TAVARES E’ GIA’ UN BRUTTO RICORDO

Da una parte nuove risorse pubbliche, oltre un miliardo di euro, per l’industria dell’auto; dall’altra, gli impegni di Stellantis per ogni singolo sito italiano, un piano concreto con, tra l’altro, nuovi modelli per Mirafiori, Pomigliano e Cassino. L’impegno vede coinvolte tutte le parti che si sono ritrovate al Ministero delle Imprese, annota il Messaggero ” esecutivo, azienda, sindacati, presidenti delle Regioni e Anfia, l’associazione della componentistica  con la condivisione di attività e le linee di intervento per affrontare insieme una fase molto complessa per il settore automotive”. Insomma come scrive Claudia Voltattorni sul Corriere della Sera “dopo mesi di scontri, accuse e anche parole grosse, il governo fa pace con Stellantis. Chiusa l’era di Carlos Tavares, con l’italo-francese Jean Philippe Imparato (ex ceo Alfa Romeo) sembra iniziare una nuova fase di dialogo e collaborazione e il Piano Italia (che arriva fino al 2030) presentato ieri al Mimit può essere un primo passo”.

MELONI E ELKANN FIRMANO LA PACE

Di certo il clima è cambiato. Lo racconta bene Carmelo Caruso sul Foglio: “Dopo due anni e mezzo di pizzini (Elkann si chiedeva: ma perché Meloni non ci riceve? Meloni pensava: aho, a quanti sordi ve sete magnati?) Stellantis spiega al governo: ci stiamo provando, stiamo tenendo attivi tutti i siti, tutelando i livelli occupazionali. Guardate che altrove licenziano! Noi, qui, no! Il governo di Giorgia Meloni e di Fazzolari (siamo tutti Fazzi di te!) confessa che così va meglio e che non è più il caso di usare le tenaglie, il torchio della tortura contro  Elkann. La novità:  è  pronto a presentarsi in Parlamento, illustrare il piano, e lo fa sapere Adolfo Urso.” Certo resta da rendere accattivante l’automobile, spendere le risorse destinate. Lo dice il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti rivolgendosi all’Anfia (l’Associazione nazionale della filiera automobilistica) dice, come riporta il Giornale: “Sono disposto a mettere i soldi sull’automotive, l’importante è che ci sia qualcuno che li chieda, che investa”.

RESTANO ALCUNE INCOGNITE COME LA GIGAFACTORY DI TERMOLI

Certo rimangono alcune incognite. Lo sottolinea Diego Longhin nella sua cronaca per Repubblica: “La prima riguarda il futuro della gigafactory di Termoli, che dovrebbe sostituire in futuro le Meccaniche, realizzata da Acc, la joint venture con Mercedes e Total Erg. Stellantis si impegna a sostenere la societàla scelta sull’impianto sarà presa nei primi mesi del 2025. E poi i sindacati si aspettano chiarimenti sul futuro della Maserati di Modena. «Non si entra nei dettagli», dicono le diverse sigle. L’idea è quella di creare un polo dell’altra gamma, trasformando il marchio del Tridente in uno dei perni del sistema Motor Valley. Imparato è chiaro: «Su Maserati bisogna fare un piano ad hoc, per farlo però c’è bisogno di qualche mese».

LA PARTITA VERA ORA SI GIOCA A BRUXELLES

Ma il punto vero, la partita si gioca in Europa. Lo spiega bene Alessandro Barbera nel suo punto per la Stampa: “Più che gli aiuti pubblici, il primo tampone alla crisi dell’auto passa da Bruxelles. Fin qui si è molto discusso della scadenza tassativa del 2035 per lo stop alle auto a combustione, ma le norme che creano maggiori problemi al settore hanno scadenze molto più ravvicinate. Il primo gennaio entra in vigore il regolamento europeo che impone multe in caso di superamento di un certo livello di emissioni di anidride carbonica. Per dirla in estrema sintesi, molte case hanno già ridotto le produzioni per evitare di incappare in sanzioni che – secondo le stime dell’associazione europea Acea – potrebbero costare complessivamente ai marchi fra i 15 e i 17 miliardi”.  Non è un caso che ieri  Giorgia Meloni lo ha detto esplicitamente: “Chiediamo nell’immediato la sospensione delle multe che stanno già portando alla chiusura di importanti stabilimenti proprio per evitare quelle penalità” e sembra che anche Francia e Germania possono essere della partita.

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