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Indagine di Confcommercio: la contraffazione cresce ancora

Confcommercio

Ecco cosa emerge dall’indagine di Confcommercio sulla illegalità, contraffazione e abusivismo. L’articolo di Luca Martino

In occasione della Giornata nazionale “Legalità ci piace!” è stata presentata l’indagine di Confcommercio su illegalità, contraffazione e abusivismo.

Il presidente Carlo Sangalli nel suo intervento ha rilevato come le piaghe della contraffazione e dell’abusivismo indeboliscono tutta la filiera del Made in Italy e la salute del sistema Paese, sovvenzionando le catene della criminalità organizzata.

Il presidente Sangalli ha sottolineato come questi fenomeni abbiano una preoccupante ricaduta sociale che è difficile da quantificare. Ha poi aggiunto che “contraffazione ed abusivismo spingono ad abbassare l’asticella della qualità della vita e degli acquisti, rendendo le persone più povere culturalmente, più fragili nelle scelte e più esposte in termini di salute, consumi e abitudini”.

GLI OBIETTIVI DI CONFCOMMERCIO

L’impegno di Confcommercio può essere tradotto in due obiettivi continui e strategici: contrastare i fattori di illegalità e rafforzare la cultura della legalità.

Dal lato della sicurezza, per “contrastare i fattori legati alla criminalità che incidono sulla competitività delle imprese” Confcommercio chiede l’inasprimento dell’impianto sanzionatorio, ma soprattutto un’intensificazione ulteriore dei controlli sul territorio e il rafforzamento dell’attività repressiva da parte delle autorità competenti.

Per Sangalli “le leggi ci sono e vanno applicate” come il Protocollo di legalità, dove però sarebbe necessaria l’eliminazione della soglia dei 2 milioni di euro di fatturato che secondo il presidente di Confcommercio “finisce di fatto per penalizzare le piccole imprese”, o il protocollo videoallarme antirapina, in fase di rinnovo, “uno strumento importante di tutela non solo dell’esercizio commerciale, ma anche dello stesso imprenditore, e delle famiglie degli imprenditori.

Sul tema della cultura della legalità Sangalli ha detto “l’elemento culturale non è un modo di dire, fa davvero la differenza”. L’aspetto su cui bisogna lavorare non è solo quello “informativo”, ma soprattutto quello emotivo, ovvero “sui valori condivisi alla base della nostra convivenza, soprattutto tra i più giovani”.

COSA DICE L’INDAGINE DI CONFCOMMERCIO

In Italia la contraffazione è in continua crescita: nel 2019 quasi un consumatore su tre (30,5%) ha acquistato un prodotto contraffatto o usufruito di un servizio illegale (+3,7 % rispetto al 2016 e +4,9% in confronto al 2013).

Sul fronte delle imprese del commercio e dei servizi, il 66,7% si ritiene danneggiato (era il 65,1% nel 2016), ma soprattutto il costo dell’illegalità si eleva a oltre 30 miliardi di euro, mettendo peraltro a rischio circa 200mila posti di lavoro.

Entrando nel dettaglio del capitolo dedicato alla contraffazione, si scopre che è in aumento rispetto al passato l’acquisto illegale di abbigliamento (+9,4% sul 2016), prodotti farmaceutici (+2,8), prodotti di intrattenimento (+1,5), pelletteria (+0,4) e giocattoli (+0,3).

In crescita l’utilizzo del web, in prevalenza per giocattoli (+12,1%), prodotti di pelletteria (+10,5) e capi di abbigliamento (+9). È per lo stesso web, d’altronde, che passa gran parte dell’intrattenimento (89% della musica, film, abbonamenti tv, eccetera) e quasi la metà (47,9%) dei servizi turistici (alloggio, ristorazione, trasporti) illegali.

Per la maggior parte dei consumatori l’acquisto di prodotti o servizi illegali è sostanzialmente legato a motivi di natura economica (82%) ed è ritenuto “normale” (73%), una tendenza diffusa in prevalenza tra i giovani tra i 18 e i 24 anni.

Oltre il 90% dei consumatori, comunque, è consapevole dei rischi dell’acquisto illegale e degli effetti negativi di questo fenomeno.

Il 66,8%, in particolare, è informato sul rischio di incorrere in sanzioni amministrative in caso di acquisto di prodotti contraffatti. Il consumatore “illegale” ha più di 25 anni, risiede principalmente al Sud (per il 43,7%), ha un livello d’istruzione medio-basso (per il 77,2%), ed è soprattutto impiegato, pensionato o operaio (per il 69,7%).

Passando alle le imprese del terziario di mercato, l’indagine evidenzia che i fenomeni criminali percepiti più in aumento sono contraffazione (34,8%), abusivismo (34%), furti (29%) e rapine (25%). La concorrenza sleale (60,8%) e la riduzione del fatturato (37,8%) sono invece gli effetti ritenuti più dannosi.

Per quanto riguarda infine la piaga del taccheggio, il 69,3% delle imprese del commercio al dettaglio ne è stato vittima almeno una volta, un dato più forte nel Nord Ovest (75,5%) e nel Centro (73,6%). Sostanzialmente stabile la percentuale di imprese che ne ravvisano un incremento (24,1% nel 2019 in confronto al 23,2% del 2016). Il 55,8% degli esercizi commerciali, infine, si è dotato di misure anti-taccheggio (+3,2 punti rispetto al 2016) tra dispositivi anti-taccheggio e formazione del personale.

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