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L’Italia non rinnoverà il memorandum sulla Bri ma Cdp non molla la Cina

Cdp Cina

Si stringe la partnership tra Cassa depositi e prestiti (Cdp) e la State Grid of China

Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e la cinese State Grid of China sono pronte a rinnovare il loro accordo sulla corporate governance della loro società italiana di rete elettrica e del gas in comproprietà. È quanto hanno affermato delle fonti vicine alla questione. L’imminente rinnovo ha attirato un nuovo controllo da parte del governo italiano sull’influenza cinese sulle società strategiche.

LA DECISIONE DEL GOVERNO SU SINOCHEM-PIRELLI

L’Italia ha recentemente adottato una linea più dura nei confronti delle incursioni cinesi nelle sue aziende: il mese scorso il governo ha imposto delle misure per limitare l’influenza della cinese Sinochem su Pirelli, utilizzando la cosiddetta “disciplina del golden power”, volta a proteggere gli asset critici.

COSA LEGA CDP E STATE GRID OF CHINA

Nel 2014 CDP ha ceduto a State Grid Corporation of China una partecipazione del 35% in CDP Reti, una holding che possiede circa un terzo di Terna e Snam. Contestualmente, le parti hanno anche sottoscritto un patto sulla corporate governance di CDP Reti. Tale patto scadrà alla fine di novembre, ma – hanno spiegato le fonti – si rinnoverà automaticamente se nessuna delle parti si sarà avvalsa della possibilità di rifiutare il rinnovo 6 mesi prima della scadenza.

LE PARTECIPAZIONI DI CDP RETI

CDP Reti possiede il 29,85% di Terna, il 31,35% di Snam e circa il 26% di Italgas. “Il governo Meloni è al corrente della situazione”, ha detto una delle fonti, senza chiarire se Roma porrà delle condizioni per approvare il rinnovo. L’ambasciata cinese a Roma non ha risposto ad una richiesta di commento.

L’ITALIA NON RINNOVERA’ IL MEMORANDUM BRI

Un’altra decisione che potrebbe incidere sui rapporti tra Italia e Cina è attesa nel corso dell’anno, con il premier Giorgia Meloni che dovrà decidere se estendere o meno la partnership di Roma con Pechino sulla Belt and Road Initiative. L’Italia nel 2019 è diventato il primo e finora unico Paese del G7 ad aderire all’ambizioso programma BRI, che secondo i critici consentirà alla Cina di ottenere il controllo di tecnologie sensibili e di infrastrutture vitali.

(Articolo pubblicato su Energia Oltre)

– Leggi anche: Il pantano sulla Giustizia mette contro governo, Quirinale e Parlamento

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