Un taglio importante della Bce, atteso dai mercati che “difende” il Vecchio Continente e dà fiato alle istanze degli europeisti a poche ore dall’esito elettorale, ricordando che Francoforte ha in pancia oltre 300 miliardi di debito tricolore e ci tiene “ancorata” ai desiderata della presidente Lagarde.
A un giorno dal voto, la scelta della Banca Centrale Europea di tagliare i tassi dello 0,25%, a distanza di cinque anni dall’ultima volta, è la notizia più “europeista” che si possa trovare sui nostri quotidiani. Scrive Lina Palmerini sul Sole24Ore: “Non si vorrebbe parlare di politica monetaria a orologeria, come si fa con le vicende giudiziarie di casa nostra, ma la scelta della Bce dà questa suggestione”. In questo modo, passano anche in secondo piano le polemiche, tutte nostrane, sulla social card governativa, annunciata ieri ma disponibile, se va bene, a settembre (definita una “elemosina elettorale” dalle opposizioni come riporta il Corriere della Sera).
La discesa in campo, per quanto annunciata e prevista, da parte della Bce serve a dare ossigeno a chi all’Europa crede davvero e anche a quei politici che usano il “Vecchio Continente”, come si diceva una volta, come una sorta di paravento su cui far ricadere tutte le nefandezze del mondo. Una dimostrazione palese di ciò è la doppia anima presente nella Lega che viene raccontata ancora oggi dai quotidiani, con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti che commenta la decisione della Banca centrale europea con un “era ora, auspichiamo che questo sia solo il primo passo in questa direzione” come riporta La Stampa mentre il suo leader, Matteo Salvini preferisce tacere sul punto e rilasciare una lunga intervista al Corriere della Sera dove elogia il suo candidato di punta, il generale Vannacci che sarà “il re delle preferenze”.
Ma perché il taglio dei tassi è importante e cosa comporta realmente a livello politico lo spiega Federico Fubini sul Corriere della Sera in un titolo che dice tutto: “La tela di Lagarde per difendere l’euro e i prezzi (ma anche l’Italia)”. Eh già perché a fronte dei no-euro e di chi sbraita contro le politiche monetarie, l’editorialista di via Solferino ricorda come nella pancia della Bce ci siano “300 miliardi di debito italiano” acquistati in piena pandemia e che la stessa Bce solo annunciando di voler proteggere i paesi in difficoltà ha di fatto “ancorato” a se’ il nostro Paese. Insomma mentre Roma spende a dismisura e allarga sempre più la voragine dei conti pubblici, la Bce, in teoria fin dai tempi di Mario Draghi, è una sorta di nostro “angelo protettore” anche se a caro prezzo, almeno per i politici che non vogliono comprendere il rigore monetario.
Anche qui i giornali si dividono basta citare il fondo sul Giornale del vicedirettore Osvaldo De Paolini che definisce il taglio dei tassi “un brodino freddo e tardivo” e accusa la freddezza di Lagarde che non si è sbilanciata sulle prossime scelte mentre La Repubblica sceglie di intervistare Lorenzo Bini Smaghi per essere più cauta e spiegare che “la Bce teme giustamente il rischio che l’inflazione dia segni di ripresa, come negli Stati Uniti. In quel caso la Banca dovrebbe invertire subito la rotta e non solo smettere di tagliare i tassi ma addirittura riaumentarli, il che le farebbe perdere credibilità”. Insomma è una partita ancora aperta, come il risultato delle europee e del futuro Parlamento tutto da costruire dopo il 9 giugno.
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