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La burocrazia italiana mette in fuga Catalent, che ripara in UK. Cos’è successo

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La multinazionale farmaceutica, frenata dalle lungaggini tutte italiane, non realizzerà più otto bioreattori nel suo stabilimento di Anagni, in provincia di Frosinone: Catalent ha deciso che il maxi investimento da 100 milioni sarà fatto nell’Oxfordshire

Tra le missioni del PNRR c’è anche quella di aumentare l’appeal del Paese di fronte agli investitori esteri, eppure il caso Catalent sembra indicativo del fatto che l’Italia, più che attrarre capitali, riesca a metterli in fuga. La multinazionale farmaceutica Catalent ha infatti deciso di fare coriandoli del proprio progetto, avviato nell’autunno del 2020, per la realizzazione di otto bioreattori nel suo stabilimento di Anagni, in provincia di Frosinone. L’investimento complessivo sarebbe dovuto essere di cento milioni di dollari, che ora andranno nel Regno Unito, per la precisione nell’Oxfordshire, dato che la nostra burocrazia ha esasperato gli animi. Ma andiamo con ordine.

COSA AVREBBE VOLUTO REALIZZARE CATALENT AD ANAGNI

Tutto ha avuto inizio quando Catalent ha acquisito lo stabilimento di Anagni da Bristol Myers Squibb nel gennaio 2020 con l’intenzione di installare bioreattori per farmaci biologici. I primi due, secondo il Gruppo, sarebbero dovuti essere inaugurati nel mese di aprile 2023. Ma la multinazionale del farmaco non aveva fatto i conti con la burocrazia italiana. Sì, perché lo stabilimento di Anagni sorge nella valle del Sacco, sito di interesse nazionale, quindi è partita una ridda di mail, relazioni, carte bollate e richieste di informazioni che ha coinvolto Ministero della transizione ecologica, Regione Lazio e Provincia di Frosinone

Alla fine della sarabanda, l’Arpa (l’Agenzia regionale per la protezione ambientale) ha scritto al ministero della Transizione ecologica – che a sua volta aveva avanzato una richiesta di chiarimento – facendo sapere di avere accertato che, per quanto riguarda suolo e sottosuolo, il sito non è contaminato, viceversa c’è un problema di inquinamento con le acque sotterranee. Non è esattamente una novità visto che i veleni delle industrie della zona di Colleferro hanno avvelenato la zona per oltre 50 anni. Il semaforo verde, quindi, si è fermato sul giallo e ora l’ultima parola starà a Roma.

Peccato che, nel mentre, avendo sforato tutti i tempi a propria disposizione, Catalent ha già preso la decisione: scappare da Anagni: gli otto bioreattori per produrre i principi attivi dei vaccini saranno edificati, con ogni probabilità più agevolmente, nell’Oxfordshire. Non solo, l’investimento sarà pari a 160 milioni di dollari, contro i 100 messi sul piatto qui nel nostro Paese. Sfumata anche l’assunzione di cento persone, tra tecnici di laboratorio e scienziati che avrebbero dovuto lavorare al polo di Anagni. In tutto ciò risulta ancora più beffardo il fatto che Regione Lazio nella giornata di ieri abbia convocato un tavolo per risolvere la questione, disertato infatti dagli esponenti dell’industria, lamentando di essere stati abbandonati e convocati, con tutta calma, dopo Pasqua.

 

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