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La Corte dei Conti promuove Sace ma chiede nuova convenzione con Mef

La magistratura contabile ha presentato alle Camere la relazione sulla gestione finanziaria per il 2017 della società controllata da Cassa depositi e prestiti

Ha portato a casa gli obiettivi previsti e ha aumentato le risorse per le imprese attive all’estero e il patrimonio netto. È il quadro delineato dalla Corte dei Conti che ha presentato alle Camere il controllo sulla gestione finanziaria per il 2017 di Sace, la società interamente controllata da Cassa depositi e prestiti e attiva nell’internazionalizzazione dell’economia italiana.

I COMPITI DI SACE

Nello specifico, Sace assicura e garantisce i rischi politici, catastrofici, economici, commerciali e di cambio ai quali sono esposti, direttamente o indirettamente, gli operatori nazionali e le società a loro collegate o da loro controllate nelle attività svolte fuori dai confini nazionali. In Italia può contare su quattro sedi territoriali e diversi uffici e all’estero su sei uffici. Attualmente ha in organico 524 dipendenti – tra cui 260 funzionari – che nel 2017 sono costati 46,5 milioni.

I NUMERI DEL 2017

Addentrandosi nell’analisi della gestione finanziaria, la Corte dei Conti rileva che nel 2017 Sace – acquistata nel 2012 da Cdp per 3,7 miliardi – ha perseguito gli obiettivi previsti in base al Piano industriale 2016-2020 e ha raggiunto un utile netto per 274,9 milioni, in lieve diminuzione (9,4 per cento) rispetto all’esercizio del 2016.

Alla fine del 2017 il patrimonio netto era pari a 4.671,7 milioni, +2,7 per cento su base annua soprattutto grazie all’incremento delle riserve. La magistratura contabile segnala l’aumento delle risorse mobilitate a supporto delle imprese attive sui mercati esteri, pari a 17,7 miliardi di euro, in deciso aumento (67 per cento) rispetto al 2016 quando si erano registrati volumi per 10,6 miliardi. A causa di ciò sono cresciuti anche i premi lordi, +51 per cento su anno. Nel dettaglio, i volumi perfezionati si riferiscono soprattutto al Medio Oriente e al Nord Africa (42,8 per cento), alle Americhe (28 per cento), all’Africa sub-Sahariana (11,5 per cento) e ai Paesi dell’Unione europea (11 per cento). I settori industriali in cui si registrano i maggiori volumi perfezionati sono stati in particolare quello della Difesa (34,6 per cento) e quello crocieristico (30,1 per cento).

Per quanto riguarda l’area di consolidamento, la Corte nota un utile netto di esercizio di 455,9 milioni, in calo rispetto all’esercizio del 2016 quando era stato pari a 481,8 milioni. In crescita il patrimonio netto consolidato, +5,8 per cento, passato da 5.262,2 milioni nel 2016 a 5.566,9 milioni nel 2017.

IL RAPPORTO CON IL MEF

Nel corso del 2017, segnala ancora la Corte dei Conti, ci sono state alcune criticità che – si legge – “andrebbero definitivamente risolte dalla nuova convenzione Sace-Mef di cui si auspica una tempestiva approvazione”. E’ stato infatti avviato un tavolo congiunto tra la società e il ministero di via XX Settembre per incrementare la capacità riassicurativa e modificare, di conseguenza, la convenzione in corso. In particolare la magistratura contabile nella relazione evidenzia i problemi derivati dal Raf (Risk Appetite Framework) e cioè dallo strumento con cui Sace gestisce il livello e la tipologia di rischio che si assume. La Corte ricorda ad esempio che ha ha ricusato il visto per quattro decreti del Mef con cui si concedeva la garanzia dello Stato – su istanza Sace – per quattro diverse operazioni che avevano quale controparte il Ministry of Finance del Kenya perché venivano superati i limiti entro i quali poteva essere concessa la garanzia. Peraltro era stato già raggiunto il cosiddetto limite speciale previsto dalle convenzioni grazie all’innalzamento della soglia di concentrazione del rischio contenuta nel Raf di Sace senza che ci fossero variazioni del rating o di altri parametri anche patrimoniali che giustificassero la modifica. Nell’occasione la magistratura contabile aveva notato che “l’innalzamento del RAF non può avvenire di volta in volta per risolvere situazioni contingenti ma soltanto ex ante e comunque annualmente”. Queste criticità sono state poi superate con due distinte delibere del Cipe.

Nella relazione al Parlamento la Corte osserva pure che nel 2017 Sace ha richiesto l’intervento statale in garanzia per 13 operazioni che riguardavano interventi “ritenuti strategici per l’economia italiana o comunque di rilevante interesse nazionale in termini di tutela occupazionale”.

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