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La fine di cashback e superbonus? Draghi non li rinnoverà

Fine Cashback

Il ministro dell’Economia Daniele Franco mette la parola fine a due misure molto apprezzate dagli italiani: cashback e superbonus

Cashback addio. La misura voluta dall’ex premier Giuseppe Conte fin dai tempi del governo gialloverde e attuata poi in tutta fretta in piena pandemia per spingere i consumi dei negozi di quartiere, schiacciati dalla concorrenza delle attività online, non sarà rinnovata. Era nell’aria da tempo, perché al nuovo presidente del Consiglio, Mario Draghi, non è mai piaciuta: non solo non aiuta chi è davvero, ma ci sono dubbi anche sul fatto che faccia emergere il nero. E, soprattutto, ha costi folli. I 5 Stelle, insomma, se ne dovranno fare una ragione, perché il cashback è giunto a fine corsa.

COS’È (STATO?) IL CASHBACK

Il programma Cashback ha preso il via lo scorso 8 dicembre: tutti i maggiorenni con carte prepagate, di debito o di credito potevano ottenere rimborsi in misura percentuale a quanto speso con metodi di pagamento elettronici, partecipando nel contempo all’assegnazione del Super Cashback, che premiava invece chi eseguiva il maggior numero di operazioni. La misura, partita in via sperimentale a fine 2020, è stata poi avviata ufficialmente lo scorso semestre, salvo poi non essere più rinnovata a fine giugno e attendeva di conoscere il proprio destino.

IL CASHBACK È GIUNTO ALLA FINE?

In audizione davanti alle commissioni di Camera e Senato sulla nota di aggiornamento al Def, il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha dichiarato che sebbene il cashback risulti “uno strumento che è stato molto importante per muovere verso i pagamenti elettronici e contenere l’evasione, ma c’è un’analisi costi-benefici da fare, nel prorogarla bisogna valutare gli uni e gli altri. Può essere – ha avvisato Franco – che servano aggiustamenti, ma è stata una misura importante e non strutturale. Bisogna vedere se siamo arrivati al punto da raggiungere o serve un altro utilizzo”.

Segnato anche il destino del Superbonus, che ha “un costo stratosferico. Se lo Stato paga integralmente o più che integralmente la spesa l’effetto sui conti e sul debito è serio”. Certo, esiste un effetto positivo sull’andamento dell’economia ma “bisogna tenere a mente che il settore non può crescere a dismisura”. In ogni caso nella prossima manovra dovrebbe essere prevista l’estensione al 2023.

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