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La sinistra s’è desta! Vince nei sei capoluoghi più importanti e crede nell’alternativa

La vittoria del centrosinistra a Bari, Firenze e Potenza spinge il centrosinistra su toni trionfalistici. La conquista di Perugia, la vittoria a Campobasso e quella al primo turno a Cagliari mostrano uno schieramento vincente in tutti e sei i capoluoghi di Regione. Ma attenzione “una vittoria non fa primavera” e La Russa vuole già cambiare la legge elettorale delle città

Nel giorno in cui i quotidiani festeggiano il passaggio da brivido dell’Italia agli ottavi di finale di Euro24 c’è un’altra parte del mondo della politica che festeggia: il centrosinistra.  La coalizione progressista si aggiudica tutti e sei i capoluoghi di regione e Elly Schlein può esultare: “un voto storico” e come scrive Repubblica a tutta pagina “la rivincita della sinistra” può essere il viatico ad una “buona alternativa”.

UNA VITTORIA NON FA PRIMAVERA

L’euforia del momento però si ferma qui. C’è una notizia buona e una meno buona, infatti, scrive Stefano Cappellini nel suo editoriale per il quotidiano diretto da Maurizio Molinari. “La prima è che le vittorie dei candidati di coalizione dimostrano che l’elettorato è attento e ricettivo…quella meno buona è che questi successi non si possono considerare un test anti Meloni, come qualche leader dell’opposizione si è spinto a dire nell’entusiasmo seguito allo spoglio di ieri”. Già  i ballottaggi di ieri hanno consolidato una possibilità di riscossa per il centro-sinistra. “Una possibilità, niente di più, viste le incognite che ci sono nella coalizione” annota  Lina Palmerini sul Sole24Ore.

LA RUSSA: ORA CAMBIAMO LA LEGGE ELETTORALE

Ma il vero dato politico è sottolineato dal presidente del Senato, Ignazio La Russa che ha messo nel mirino la legge elettorale. “Al di là di chi ha vinto e di chi ha perso, emerge un dato che deve far riflettere: il doppio turno incrementa l’astensione e, in qualche caso, si viene eletti con solo il 20%, a volte, viene addirittura eletto chi ha meno voti assoluti di quanti ne ha avuti l’avversario al primo turno. Inaccettabile”. come riportano la maggior parte dei quotidiani. “Ecco, è questo passaggio che deve mettere sul chi va là il centro-sinistra – scrive ancora il Sole24Ore –  Perché La Russa, nonostante sia la seconda carica dello Stato, dà un’indicazione chiarissima sulla prossima partita che riguarda il premierato: no al doppio turno. E soprattutto, qualcuno nel Pd comincia a pensare che la destra voglia utilizzare quello slot della riforma per smantellare pure le regole per i sindaci”. In effetti il presidente del Senato l’ha detto proprio in chiaro: “Occorre ripensare a una legge elettorale per le amministrative”.

LA VERA SCONFITTA E’ LA PARTECIPAZIONE, ASTENSIONISMO BATTE TUTTI

Il vero fantasma di questo ennesimo passaggio elettorale lo spiega bene Massimo Franco nella sua stanza sul Corriere della Sera: “di nuovo, a essere sconfitta è soprattutto la partecipazione. Per i ballottaggi alle comunali di ieri e domenica l’affluenza si è fermata al 47 per cento: circa quindici punti in meno rispetto al primo turno”. Un dato allarmante che per l’editorialista del quotidiano milanese dovrebbe far riflettere: “Si conferma quanto sia pericolosa l’illusione delle posizioni di rendita; di ritenere che l’onda più o meno lunga di altre consultazioni si prolunghi per inerzia. L’elettorato rimane deluso e dunque volatile. E in attesa di un’offerta politica diversa. Pensare che abolendo i ballottaggi il problema si risolva, come ipotizza la destra a intermittenza, sa di scorciatoia. La lezione da tenere presente è l’astensione. Non può essere aggirata o elusa: riguarda tutti”.

ANCHE “LA FORMULA” DEL PREMIERATO ADESSO SARA’ RIMESSA IN DISCUSSIONE

Quello dell’astensionismo è un tema che analizzano diversi quotidiani, dal Messaggero ai giornali d’area di centrodestra, Il Giornale, Libero (che si dedicano però anche alla campagna contro Ilaria Salis) ma il punto vero lo analizza Marcello Sorgi nel suo fondo per La Stampa. Scrive il giornalista già direttore del Tg1: “Le amministrative  restano un problema per l’alleanza guidata a livello nazionale da Meloni. E il ragionamento sul sistema elettorale rimane attuale proprio mentre si sta andando verso l’introduzione del premierato senza aver raggiunto un accordo su come il premier dovrebbe essere eletto. A questo punto sarà difficile che la premier accetti il metodo (a due turni) del “sindaco d’Italia” voluto da Renzi, che pure le porterebbe l’appoggio di Italia viva nel lungo iter parlamentare della riforma”. E anche il premierato e la sua formula sarà rimesso in discussione.

 

 

 

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