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Perché Lamorgese raddoppia i rimpatri dei migranti dalla Tunisia

Lamorgese Migranti

Lamorgese e Di Maio si erano recati in Tunisia insieme ai commissari europei per la Politica di vicinato e per gli Affari interni: proprio Ylva Johansson prese sul serio la gestione dei migranti

Nonostante la Tunisia abbia intensificato la sorveglianza delle coste ed il controllo del territorio, continuano ad arrivare sulle coste italiane clandestini principalmente tunisini, i quali attraversano in modo autonomo il breve tratto di mare che separa i due paesi con i cosiddetti “barchini”.

Guardia costiera e polizia hanno già contrastato migliaia di partenze irregolari come dagli accordi stretti in agosto tra le autorità tunisine e i ministri italiani degli Esteri, Luigi di Maio, e dell’Interno, Luciana Lamorgese, e difatti si è potuto assistere ad un calo degli sbarchi.

La prevenzione delle partenze si opera soprattutto rendendo concreti i rimpatri, una chimera che i paesi europei rincorrono ma dalla difficilissima realizzazione, anche perché per molti paesi le rimesse, ovvero i soldi che vengono mandati dai migranti a casa, rappresentano un’importante immissione di liquidità. Il caso estremo è quello della Somalia, dove le rimesse rappresentano fino al 40% del Pil.

Anche per questo motivo vi sono pochissimi paesi che hanno stretto accordi con l’Italia per i rimpatri: il Marocco li accetta solo nel momento in cui ogni migrante viene accompagnato in aereo da due agenti, idem per l’Egitto e per il Senegal. Nel caso degli irregolari tunisini, l’Italia ha riavviato dopo le restrizioni per il coronavirus gli accordi di rimpatrio con due voli charter settimanali per un totale di 80 clandestini, ma ora Lamorgese è riuscita ad ottenere il nullaosta per voli straordinari, in pratica raddoppiando la cifra dei rimpatri. Saranno così tra i 5 e i 600 gli irregolari tunisini che ogni mese verranno riportati a casa, anche perché la Tunisia è considerata un “paese sicuro” e quindi difficilmente sussistono le condizioni affinché venga attivata la protezione umanitaria.
Gli accordi di agosto vedevano tra le varie cose l’impegno dell’Italia a fornire alla Tunisia cooperazione per contrastare le partenze degli irregolari, tra cui addestramento delle forze di terra e di mare, manutenzione delle motovedette e nuovi motori fuoribordo, in cambio di un maggior impegno nella sorveglianza delle coste e nella prevenzione delle partenze.

Lamorgese e Di Maio si erano recati a Tunisi insieme ai commissari europei per l’Allargamento e la Politica di vicinato Oliver Varhelyi e per gli Affari interni Ylva Johansson, e proprio quest’ultima ha preso sul serio la gestione dei migranti presentando oggi a Bruxelles il piano della Commissione che prevede una maggiore cooperazione con i paesi di partenza per i rimpatri degli irregolari e un meccanismo di ridistribuzione obbligatorio nei paesi dell’Ue.
La scommessa della Johansson è la velocità. Passano infatti anni perché un migrante che abbia presentato domanda di asilo ottenga una risposta, nel frattempo viene gestito come da accordi di Dublino nel paese di primo approdo. Non avendo entrate (i “35 euro” servono per la gestione e al migrante arrivano 2,50 euro), spesso i migranti si portano nella clandestinità, cosa che alimenta il lavoro in nero e la criminalità.

Johansson ha spiegato oggi che “Tutti gli Stati Ue dovranno mostrare solidarietà verso i Paesi sotto pressione: potranno farlo o con i ricollocamenti, o con i rimpatri sponsorizzati. Sono queste le due componenti fondamentali del meccanismo di solidarietà obbligatorio”, e che con “i rimpatri sponsorizzati gli Stati dovranno rimpatriare entro otto mesi una quota di migranti dal Paese di primo ingresso. Se entro otto mesi non saranno effettuati tutti i rimpatri, lo Stato partner accoglierà sul suo territorio quanti restano da allontanare”. Il meccanismo permette contributi anche col rafforzamento delle capacità, come ad esempio la costruzione di centri di accoglienza”.

La commissaria ha continuato sottolineando che gli accordi di Dublino subiranno modifiche per la gestione dei migranti e le responsabilità sui rimpatri, che non saranno solo del paese di primo arrivo: “Se il migrante ha già un parente nell’Ue, il Paese in cui risiede il congiunto sarà responsabile anche per il nuovo arrivato. Se il migrante in precedenza ha lavorato o studiato in uno Stato diverso dal primo ingresso, quel Paese sarà responsabile”. Inoltre “Il meccanismo di solidarietà, con i ricollocamenti ed i rimpatri sponsorizzati, scatterà in modo automatico per i migranti che vengono salvati in mare. Ma anche il Paese di sbarco ne dovrà accogliere una parte: ‘non ci saranno più soluzioni ad hoc’ ad ogni sbarco, perché ci saranno indicazioni precise e prefissate, sulla base della valutazione della Commissione europea”.

Articolo pubblicato su Notizie Geopolitiche

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