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Lavoro, i dati Inps sul precariato e gli effetti del decreto dignità

Inps

I dati forniti dall’Osservatorio Inps sul precariato: cresce numero dei contratti a tempo indeterminato, in calo le conferme dei rapporti di apprendistato. Di Maio: primi effetti del decreto dignità. Siragusa (M5S): incentivo per giovani a rimanere in Italia

Cresce il numero di occupati in Italia nel 2018 e soprattutto aumentano i contratti a tempo indeterminato. Le cifre arrivano dall’Osservatorio dell’Inps sul precariato che ha evidenziato come nei dodici mesi del 2018 le assunzioni siano state 7.424.293, con un aumento del 5,1% rispetto allo stesso periodo del 2017.

LE CIFRE FORNITE DALL’INPS

Da rilevare che risultano in crescita sia i contratti a tempo indeterminato (+7,9%, oltre 1,2 milioni), confermando un trend già in atto, sia i contratti a tempo determinato (+4,5%, oltre 3,3 milioni), così come i contratti di apprendistato (+12,1%, poco più di 320 mila), i contratti stagionali (+6,4%, quasi 655 mila) e i contratti intermittenti (+7,9%, quasi 613 mila).

I LEGAMI CON IL DECRETO DIGNITA’

C’è un dato più degli altri che chiama però in causa il decreto Dignità varato la scorsa estate ovvero il forte incremento delle trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato (+76,2%), da 299 mila a 527 mila. Andamento che si è rafforzato nell’ultimo bimestre del 2018, quando le stabilizzazioni sono state 124.300 contro le 61.700 di novembre e dicembre 2017: un aumento del 101 per cento. Sulla stessa linea un altro elemento: crescono le cessazioni, +6% rispetto all’anno precedente, che sfiorano i 7 milioni e le uniche a diminuire sono quelle dei rapporti a tempo indeterminato (-3,1%). E ancora nella stessa direzione il fatto che, se nel 2018 sono pressoché stabili i contratti in somministrazione (+0,45%), la percentuale è il risultato di una crescita che si arresta tra luglio e agosto, proprio quando il decreto è diventato legge, e che da agosto in poi fa segnare un -20%.

COSA DICE IL DECRETO DIGNITA’ SULLE STABILIZZAZIONI

Il provvedimento, fortemente voluto dal Movimento Cinque Stelle e proposto dal ministro del Lavoro Luigi Di Maio, modifica infatti l’articolo 19 del Jobs Act renziano e prevede che il contratto di lavoro subordinato non si estenda per più di 12 mesi; durata aumentabile a 24 mesi in caso di “esigenze temporanee e oggettive” o “connesse a incrementi temporanei e non programmabili dell’attività ordinaria”. Una disposizione che si applica sia ai contratti a tempo determinato successivi all’entrata in vigore del decreto sia a quelli rinnovati o prorogati.

IN CALO LE CONFERME DEI RAPPORTI DI APPRENDISTATO

Secondo i dati dell’Osservatorio Inps risultano invece in calo i rapporti di apprendistato confermati alla conclusione del periodo formativo (-13,1%). In generale, segnalano dall’istituto di previdenza, nel 2018 il saldo tra assunzioni e cessazioni è positivo e pari a +431.246, di poco inferiore a quello dello stesso periodo del 2017.

DI MAIO: PRIMI EFFETTI DEL DECRETO DIGNITA’, AVANTI SU QUESTA STRADA

Non si è fatto attendere il commento del vicepresidente del Consiglio Di Maio per il quale le cifre fornite dall’Inps “sono i primi effetti del decreto dignità e mi danno tanto entusiasmo per andare avanti su questa strada. La strada da compiere – ha scritto su Facebbok – è ancora lunga ma oggi, quantomeno, sappiamo di aver preso quella giusta”.

SIRAGUSA (M5S): AZIONE GOVERNO CONTRO PRECARIATO INCENTIVA I GIOVANI A RIMANERE IN ITALIA

Dati che secondo Elisa Siragusa, deputata del MoVimento 5 Stelle eletta in circoscrizione Estero e componente della commissione Lavoro alla Camera, possono aiutare anche ad arrestare la fuga dei giovani italiani. In questa direzione “serviva intervenire sul mercato del lavoro” e “il governo in questi mesi l’ha fatto e si vedono i risultati: i dati dell’Inps certificano che le trasformazioni dei contratti da tempo determinato a indeterminato sono aumentate del 76,2% grazie al Decreto Dignità. In più, le oltre 60 mila domande arrivate per Quota 100 ci permetteranno di restituire il diritto alla pensione a molti italiani, liberando posti di lavoro e avviando un importante ricambio generazionale. Solo così riusciremo a non costringere più i ragazzi ad andare via dall’Italia per realizzarsi professionalmente”.

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