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Le macchine ci ruberanno il lavoro, ma non l’empatia

Il modello Silicon Valley sta dimostrando tutta la sua debolezza. Siamo ancora in tempo per correre ai ripari. L’intervista di Giusy Caretto a Massimo Gaggi, inviato a New York per il Corriere della Sera, per Start Magazine

Automi, intelligenza artificiale, gig economy: il mondo del lavoro sta cambiando, si sta trasformando dando vita a nuove figure professionali, spesso sottopagate e senza tutele. Due mesi fa, il tribunale di Torino ha ritenuto che non ci fossero i requisiti per far rientrare l’utilizzo della forza lavoro di Foodora in un contesto di. rapporto subordinato, ma i fattorini vengono controllati nei movimenti e, secondo i legali, vengono sfruttati.

E questo non è l’unico problema all’orizzonte. Gli automi ruberanno sempre più posti di lavoro all’uomo. Negli Stati Uniti il dibattito su tutto quello che sarà è vivace: Le macchine ci ruberanno il lavoro, ma non l’empatia qualcuno sostiene che a lavorare saranno davvero in pochi (e saranno ricchissimi), mentre altri vivranno magari di un reddito minimo garantito, altri sono convinti che la situazione non sarà così tragica. In fondo un robot non può sostituire l’uomo su tutto ed in tutto.

Silicon Valley, la favola è finita?

Come ho scritto nel libro Homo Premium, è giusto che si inizi a riflettere sugli inevitabili difetti che una cultura come quella della Silicon Valley si porta dietro. Questa cultura ha certamente numerosi aspetti positivi, ma ci sono indubbiamente anche dei difetti che dovrebbero essere corretti: non bisogna demonizzare nessuno, ma non si deve nemmeno aver paura di dire la verità per non essere tacciati di voler demolire il progresso tecnologico.

La gig economy ha dato vita a nuove figure lavorative a rischio povertà. Quali soluzioni?

Il mio compito è fare un’analisi di quanto avviene, difficilmente offro soluzioni. In un libro scritto 12 anni fa, Piena disoccupazione. Vivere e competere nella società del quaternario, edito da Enaudi, avevo già raccontato quale strada si stava per intraprendere: il posto fisso non esisterà più e lascerà posto a più lavori da svolgere nell’arco della giornata. Gli autisti di Uber, per citare alcune nuove figure professionali, non possono essere definiti imprenditori, perché sottostanno ad un algoritmo. La nuova economia rischia di creare nuove povertà e se c’è una soluzione è quella di creare una nuova regolamentazione. Bisogna assicurare alcune garanzie, come le ferie pagate, la malattia, la maternità.

L’uomo contemporaneo è destinato a lavorare di più o di meno. E con l’avvento dei robot, lavoreremo gratis?

Lavoreremo gratis? Stiamo già lavorando molto spesso gratis. Alcuni organi di stampa nati come giornali di opinione vivono di contributi gratuiti. Ci sono gli stagisti, poi, che lavorano gratis. Abbiamo bisogno di regole diverse, anche e soprattutto con l’avvento dell’automazione. Nel mercato del lavoro ci dovrà essere un’autorità che vada a redistribuire almeno una parte della ricchezza prodotta dall’automazione.

Nel libro scrive che la Silicon Valley ha bisogno di nuovi umanisti, di nuovi filosofi, di nuovi storyteller…

Senza dubbio il mondo tecnologico ha bisogno di tutto questo. Gli automi imparano le funzioni cognitive e possono ben replicare i processi produttivi, ma hanno meno capacità di empatia o di gestione di dati che non sono necessariamente bianco o nero, ma hanno diverse sfumature. Si pensi ai modi di dire, all’ironia, alle frasi che dicono una cosa ma ne intendono un’altra. Alcuni dicono che anche i robot, grazie al machine learning diventeranno bravi comprendere queste situazioni, grazie all’esperienza. Attualmente, però siamo lontani da questi obiettivi e questa è anche una caratteristica che permette all’uomo di riservarsi uno spazio importante nel mondo del lavoro. Uber, per esempio, ha già creato la sua piattaforma tecnologica e non ha quasi più bisogno di esperti matematici e scientifici, ma assume nuovi profili umanistici, assume esperti in diritto o in comunicazione per poter negoziare nelle diverse città del mondo l’ingresso sul mercato. Facebook, secondo l’annuncio di Zuckerberg, è pronto ad assumere 20.000 persone solo per controllare quello che viene pubblicato dagli utenti. Evidentemente non può farlo un robot o almeno non può farlo su tutto.

 

Articolo pubblicato su Start Magazine n. 2/2018

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