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Le randellate di Velardi, se a sfiduciare Renzi ci pensa il ‘suo’ Riformista..

Il direttore del Riformista Velardi va giù duro nei confronti di Renzi, invitandolo a farsi da parte 

“Caro Matteo, dimettiti”. Il Matteo cui si fa riferimento è Matteo Renzi. Le parole “sono dette con affetto vero”. A proferire queste parole è Claudio Velardi. Dove? In un editoriale sul Riformista, giornale che vede tra i fondatori lo stesso Velardi e del quale, da poco più di due mesi, è tornato nelle vesti di direttore. Il Riformista da chi era diretto fino a poco tempo fa? Proprio da Matteo Renzi.

Non è il “pistola qualunque” rifilato da Vittorio Feltri pochi giorni fa sul Giornale al segretario di Forza Italia, Antonio Tajani.. ma poco ci manca. E chissà cosa pensa delle parole scritte da Velardi l’editore Alfredo Romeo.

PER MARATTIN (IV) E COSTA (AZIONE) SERVE UN PARTITO LIBERLA-DEMOCRATICO RIFORMATORE

Un editoriale destinato a far discutere nell’alveo del fu Terzo Polo, ovvero in casa di Italia Viva e Azione. Partiti in grande fermento dopo la disfatta del voto delle Europee. Come dimostra la lettera firmata da due tra i deputati più attivi di entrambi gli schieramenti, Luigi Marattin e Enrico Costa, che invocano la necessità di un unico partito liberai-democratico riformatore. La petizione ha già raggiunto più di 3mila firme.

RENZI: “MARGHERITA 2.0 O NUOVO TERZO POLO?”

Il dibattito tra politici e sui media verte sul dilemma a cui si trovano di fronte oggi Iv e Azione, sintetizzato perfettamente dallo stesso Renzi nell’intervista di mercoledì su La Stampa: “facciamo una Margherita 2.0 alleata con il centrosinistra oppure facciamo un tentativo di ricostruire il Terzo Polo?”.

GENTILONI: “SERVE UN CENTRO-SINISTRA CON CULTURA DI GOVERNO

Scenari per i quali analisti e commentatori guardano verso un’unica direzione: Paolo Gentiloni. E cosa pensa il diretto interessato? Lo stesso commissario europeo uscente in un’intervista al Corriere della Sera sul futuro della sinistra italiana ha affermato: “Non credo si possa immaginare il futuro della sinistra in Italia all’insegna dello slogan: ora e sempre desistenza. Mi entusiasmerei piuttosto per la possibile vittoria nel Regno Unito di un partito laburista tornato a una cultura maggioritaria e di governo (…) Anche in Italia il compito è di costruire un centro-sinistra con una cultura di governo”. Un “centro-sinistra” con il trattino, dunque. In soldoni Gentiloni lancia una nuova Margherita 2.0 da affiancare al Pd.

VELARDI A RENZI: “IL FUTURO DEL CENTRO SENZA IL TUO INGOMBRANTE EGO”

Cosa ha scritto, quindi, Claudio Velardi nel suo editoriale sul Riformista rivolgendosi direttamente al leader di Iv? Il direttore inizia facendo riferimento alle “tante speranze suscitate da più di dieci anni” da Renzi, “speranze forse eccessive all’inizio, alimentate dalla fame di leadership di cui il paese aveva (e continua ad avere) bisogno, poi via via ridimensionate fino ad essere risucchiate inesorabilmente, sconfitta dopo sconfitta, nel buco nero del tuo solipsismo, che ieri – nell’intervista che hai dato alla Stampa – ha fatto un bel passo avanti.

Non tanto per le solite, stanche esibizioni verbali, piene di calembour, richiami al glorioso passato e frasi fatte. O per le medaglie che da solo ti appunti in petto (le preferenze prese, l’entusiasmo per la collaborazione con Blair, i tanti impegni all’estero: somiglianze inquietanti… almeno – mi raccomando – non farti anche crescere i baffi). Quanto per il succo politico dell’intervista, degno – per usare il tuo linguaggio – del più fiacco dei follower, non certo di un leader”.

VELARDI: “CARO RENZI, E’ L’ORA DELLE DIMISSIONI”

“In sintesi – prosegue Velardi – la tua tesi, a proposito della già patetica discussione sul destino del centro, è che Margherita 2.0 o terzo polo autonomo, primarie o congressi, De Gasperi o Schlein (li hai accostati tu i due nomi), certo bisognerà decidere, ci sono diverse strade possibili, sono scelte toste ma da fare… e tu non ti esprimi nel merito: ti limiti a dire che assisterai, aiuterai, parteciperai. Ma ti sembra possibile? Non sarebbe più dignitoso dare un seguito pratico alla tua annunciata decisione di non ricandidarti, lasciando che militanti e dirigenti possano decidere da soli il loro destino, senza che incomba ad ogni passo il tuo ingombrantissimo ego?

E dunque: avevi annunciato il congresso di Italia Viva (come il tuo gemello Calenda pare voglia fare per Azione). Indica subito delle regole, un percorso, qualche data, e dimettiti formalmente da segretario di IV. Questo sì che sarebbe un atto politico nell’interesse della comunità (ammirevole e residua) che ancora pende dalle tue labbra. E scusami, infine, per le parole crude, ma tu sai che sono dette con affetto vero”, conclude il direttore,

(E tra gli addetti ai lavori qualcuno sarcasticamente sobilla “pensa se gli voleva male..”)

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