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Le troppe sofferenze bancarie? Colpa della giustizia civile lenta. Parola dell’Abi

Patuelli Decreto Liquidità

Banche e crisi. Se n’è parlato durante il convegno “Le crisi bancarie e i limiti dell’attuale politica economica” organizzato ieri alla Camera dall’associazione Rel

Banche e crisi. Un binomio imperfetto che accompagna le cronache politiche, oltre che quelle economiche, da ormai troppi anni. Dell’argomento si è parlato anche durante il convegno “Le crisi bancarie e i limiti dell’attuale politica economica”, organizzato ieri alla Camera dall’associazione Rel animata anche da Gianfranco Polillo, già sottosegretario all’Economia ed editorialista di Start Magazine.

LE BANCHE DA SPUGNA CHE HA ASSORBITO LA CRISI A RISCHIO DI ELEMENTO D’IMPULSO ALLA CRISI

L’economista ed editorialista di Start Magazine ha evidenziato il ruolo del sistema bancario negli ultimi anni sottolineando come nel 2011 sia stato una spugna che ha assorbito la crisi indotta dalle politiche deflattive, di cui si è visto un riflesso nell’innalzamento degli spread e nella caduta del Pil e la conseguente crescita delle sofferenze bancarie e degli Npl. Il tutto si è poi unito alla “mala gestio”, soprattutto in istituti di dimensioni minori come Bpvi e Veneto Banca, Etruria, Marche, Carichieti e Cariferrara. Peraltro, bisogna pure mettere in correlazione con la crisi delle banche locali quella dei territori e del loro retroterra.

IL RUOLO DI INTESA SANPAOLO E UNICREDIT

“Dal 2011 – ha sottolineato Polillo – c’è stato un forte restringimento della base produttiva del Paese. Oggi il triangolo produttivo è composto da Milano, Treviso, Bologna e il confine tra sviluppo e sottosviluppo del Paese è salito alla provincia di Siena, prima arrivava fino alla provincia di Frosinone”. Da non dimenticare che gli istituti di credito italiani hanno una fragile struttura organizzativa: basti osservare che ci sono solo due global player nel mercato di Borsa, Intesa Sanpaolo e Unicredit, che insieme possiedono il 70% della capitalizzazione del sistema del credito a Piazza Affari, il resto è diviso tra 15 piccole banche.

ABI AVVERTE: GIUSTIZIA CIVILE TROPPO LENTA E NORMATIVA ECCESSIVA

Le riflessioni del vicedirettore generale dell’Abi, Gianfranco Torriero, sono partite da un elemento chiave: i modelli di business delle banche nell’Unione europea sono molto diversi, per esempio “il nostro settore bancario è più ancorato all’andamento dell’economia”. Possibile allora che la regolamentazione prudenziale sia uguale per banche così diverse? A questa domanda, retorica, si aggiunge il problema della lentezza della giustizia civile. “Il maggior livello delle sofferenze in Italia per oltre il 50% è causato dalla giustizia civile lenta“, ha chiarito Torriero, che ha poi richiamato l’attenzione sull’eccesso di normativa, che talvolta finisce per divenire incongruente come nel caso delle proposte per il trattamento degli Npl dal 2016 a oggi, e agli effetti indesiderati delle regole. Ha poi evidenziato l’asimmetria regolamentare che esiste con gli Stati Uniti e la criticità sulla normativa delle risoluzioni bancarie. Nei prossimi tempi, è l’auspicio del vice direttore dell’associazione bancaria presieduta da Antonio Patuelli, occorrerà “rafforzare il presidio dell’Ue per la gestione delle crisi bancarie e il nuovo Parlamento e la nuova commissione Ue che si insedieranno a maggio rappresentano un’opportunità in questa direzione”.

(estratto di un articolo pubblicato su Start Magazine; qui la versione integrale)

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