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Legge Montagna

Legge sulla Montagna, ecco cosa prevede e perché gli ambientalisti la contestano

Legge Montagna: 200 milioni l’anno per i territori alpini. Via il divieto di caccia sui valichi, protestano le associazioni ambientaliste.

Il disegno di legge “Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane” voluto fortemente dal Ministro per gli Affari regionali è stato approvato definitivamente dall’aula del Senato.

La legge prevede finanziamenti per il sostegno delle zone montane. Inserito il tetto massimo di abbattimento dei lupi, mentre è stato cancellato il divieto di caccia per una distanza di mille metri dai valichi. Protestano gli ambientalisti – “Danno ambientale gravissimo”, soddisfazione nella maggioranza.

COSA PREVEDE LA LEGGE SULLA MONTAGNA

La legge sulla montagna prevede 200 milioni di euro l’anno per il periodo 2025-2027 per il sostegno delle zone montane. Gli investimenti sono rivolti alla sanità e all’istruzione di montagna, oltre al finanziamento per interventi di sostegno ad agricoltura, turismo, trasporti, servizi digitali e di contrasto allo spopolamento attraverso incentivi alla natalità, miglioramento dei servizi essenziali e della gestione dei sistemi forestali e agro-pastorali.

Il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli sottolinea: “la legge riconosce e promuove le peculiarità delle zone realmente montane, assicurando la tutela dei diritti in quei territori e garantendo un reale godimento dei servizi pubblici essenziali, come scuola e sanità”.

Nel cappello delle tutele e dei finanziamenti sono previsti la tutela dell’ambiente, la responsabilizzazione di chi si avventura su percorsi escursionistici, sollevando amministratori dal rischio di essere denunciati in caso di infortunio e norme in materia di “grandi carnivori”, con la definizione annuale di un tasso di prelievi per il mantenimento degli habitat naturali e l’abbattimento del lupo.

LA CACCIA SUI VALICHI E LE “QUOTE” PER I LUPI

La legge prevede all’articolo 15 la cancellazione del divieto di caccia per un raggio di mille metri sui valichi montani, corridoi vitali per milioni di uccelli migratori che nel loro viaggio sono obbligati ad attraversare le Alpi. Inoltre all’articolo 13 è previsto l’abbattimento dei lupi attraverso la “fissazione del tetto massimo” degli esemplari da uccidere annualmente.

L’articolo sui valichi presentato dal leghista Bruzzone, fa sapere il mondo ambientalista, era “una misura naturale e doverosa, considerando che i valichi costituiscono strettoie obbligate, attraversate da flussi di avifauna già molto provata dai lunghi viaggi”.

Inoltre i valichi interessati dall’emendamento sono solo quelli oltre i mille metri di altitudine ma ce ne sono altri ad esempio in Lombardia, in cui il Tar ha stabilito che su 475 esiste il divieto di caccia, di questi 110 sono sotto i mille metri di altitudine. Con questo emendamento sarebbero esclusi da qualsiasi protezione.

LA PROTESTA DELLE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE

La rimozione del divieto di caccia per una distanza di mille metri dai valichi li “trasforma in un massacro” secondo la Lav, che aggiunge:  “Aprire la caccia sui valichi montani significa legalizzare una vera e propria carneficina di uccelli migratori, è sufficiente che i cacciatori si appostino in quelle zone per poi fare il tiro al bersaglio contro animali che pesano meno della cartuccia utilizzata per ucciderli”, dichiara Massimo Vitturi, responsabile Animali selvatici dell’associazione.

Sono 46 le associazioni ambientaliste scese in campo per contrastare la legge: “Voluta dalla Lega (la legge) rappresenta un danno ambientale gravissimo, oltre che una violazione della direttiva Uccelli 147/2009, che impone a tutti i Paesi membri l’obbligo di conservazione degli uccelli selvatici, patrimonio indisponibile dello Stato”.

Un tiro al bersaglio per gli animali selvatici secondo la Lav della maggioranza che inserisce emendamenti pro- caccia anche laddove non c’è attinenza: “con l’avvio di ‘caccia selvaggia’ che ora consente l’ingresso dei cacciatori in parchi e città grazie a un emendamento inserito nella Legge di bilancio 2022, i partiti di maggioranza danno il via ad un gioco al massacro introducendo emendamenti pro-caccia in qualsiasi atto normativo anche se privo di una pur minima attinenza con l’argomento venatorio”.

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