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Il Leoncavallo è una vittoria dello Stato e una sconfitta della politica

Restituire un bene ai legittimi proprietari è giusto, ma senza spazi per l’opposizione democratica si alimenta il sospetto di autoritarismo

La liberazione dello spazio occupato da 50 anni dal Leoncavallo a Milano rappresenta il ripristino della legalità, la vittoria del diritto di proprietà. E non è banale visto che il primo tentativo di sgombero fu effettuato il 16 agosto del 1989 dall’allora sindaco Paolo Pillitteri che non è riuscito a vedere la felice conclusione del suo lavoro.

Ma questa operazione intrapresa dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi senza una opportuna strategia di comunicazione politica potrebbe indicare ai tanti antagonisti una torsione autoritaria del paese.

Dal punto di vista politico occorre costruire un quadro di azione completo e ben diverso. Accanto alla liberazione di uno spazio occupato abusivamente il governo Meloni dovrebbe assicurare, attraverso l’intervento delle amministrazioni comunali, la contestuale assegnazione di spazi pubblici alle varie forme di opposizione democratica e non violenta e dovrebbe garantire il ripristino del diritto tanto nei luoghi occupati abusivamente dagli antagonisti di sinistra che di destra.

Matteo Salvini si è complimentato per l’operazione nonostante sia stato anche lui ministro dell’Interno (giugno 2018 – settembre 2019). Di recente, a novembre del 2024, la Corte d’Appello ha stabilito che il ministero dell’Interno dovrà risarcire alla proprietà dell’immobile 3 milioni di euro per la mancata liberazione del Leoncavallo nei vari decenni.

Beppe Sala, sindaco di Milano da giugno del 2016, si è inalberato oltre che per non essere stato preventivamente informato anche per la tempistica dell’operazione visto che la sua giunta stava trattando per la liberazione dello spazio e la consegna di un luogo alternativo. Ma evidentemente le trattative si protraevano da tempo e il 9 settembre sarebbe comunque intervenuto l’ufficiale giudiziario.

Il 6 settembre i movimenti di opposizione hanno organizzato una manifestazione nazionale di protesta a Milano contro l’operazione di sgombero dell’ex fabbrica. Nel frattempo il governo Meloni e il ministro Piantedosi potranno programmare il ripristino della legalità in altri luoghi e avviare trattative per garantire ai movimenti di opposizione reali spazi alternativi in modo da dimostrare con i fatti l’infondatezza della presunta torsione autoritaria del paese. Un sospetto che avvelenerebbe per lungo tempo la vita politica e sociale del Belpaese.

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