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Lollobrigida-Coldiretti, la coppia che scoppia

Coldiretti Lollobrigida

Una parte consistente del movimento dei trattori e parte della stampa (solitamente ostile alla destra) non molla la presa rinnovando le accuse al ministro Lollobrigida e ai vertici di Coldiretti

Solo poche settimane fa era uno dei punti di forza del governo Meloni, il settore agricolo dava soddisfazione alla premier che aveva affidato a un big di FdI, nonché suo cognato, Francesco Lollobrigida, la guida del relativo Ministero. Non solo, poteva contare sul sostegno (le opposizioni lo chiamano ‘condizionamento’) di una delle associazioni di categoria più forti in Europa: Coldiretti.

Poi sono arrivate le proteste degli agricoltori e i trattori per le strade italiane e di mezza Europa. Si pensava che gli attacchi e le lamentele non potevano che essere rivolte alle politiche e alle direttive comunitarie. E invece, in questo mosaico impazzito dei vari movimenti degli agricoltori, a essere presi di mira (in particolare dagli ‘agricoltori traditi’ coordinati da Danilo Calvani) sono soprattutto proprio il ministro Lollobrigida e i vertici di Coldiretti, con l’accusa di non aver adeguatamente sostenuto il comparto (il primo, a cui si addebita anche la mancata estensione del congelamento del legamento dell’Irpef per gli agricoltori anche al 2024) e di non rappresentare adeguatamente la categoria (i secondi). Lollobrigida e Prandini (leggasi Gesmundo) che andavano fieri a braccetto fino a qualche tempo fa, oggi sono nell’occhio del ciclone. Tra l’altro entrambi, negli ultimi giorni, tra meriti e demeriti, vengono anche accreditati come possibili candidati alle prossime europee. I rumors di sottofondo ci sono sempre.

IL RACCONTO DEI GIORNALI (POCO AMICI), NEL MIRINO LOLLOBRIGIDA E I VERTICI DI COLDIRETTI

E’ chiaro che a puntare il dito nei loro confronti sono le opposizioni e i giornali che non sono mai stati teneri con la destra. Anzi, tutt’altro. Basta andare a leggere qualche articolo odierni. “Bufera su Lollobrigida”, ”La crepa nel cuore del clan” titola Repubblica. “Agricoltori in ostaggio della Coldiretti – L’agenda Coldiretti ha peggiorato le condizioni degli agricoltori in Italia” è il titolo dell’editoriale del direttore del Foglio Claudio Cerasa. “Coldiretti ora ha paura: ‘sotto attacco siamo noi’”, scrive il Fatto quotidiano; “Il cognato desaparecido” per il Riformista.

Proprio Cerasa si sofferma su “quello che nessun esponente del governo e nessuna associazione di categoria ha avuto il coraggio di spiegare in questi giorni al popolo dei trattori” e cioè “che una parte delle difficoltà incontrate sul proprio percorso è stata causata non da coloro contro cui protestano (la politica) ma da coloro che li rappresentano. Un nome su tutti: Coldiretti. La forza di Coldiretti, in questi anni, è stata insieme la condanna dei governi e la rovina degli agricoltori. Coldiretti fa paura agli esecutivi perché rappresenta milioni di agricoltori (1,5 milioni di agricoltori, secondo le stime diffuse da Coldiretti, nonostante le aziende agricole in Italia siano decisamente di meno, 1.133.023). E interesse di Coldiretti, di conseguenza  è far di tutto affinché questi numeri restino alti. Più teste, più voti. Più voti, più influenza nella politica”.

“Il problema – prosegue il direttore del Foglio – è che la retorica coldirettiana ha contribuito a frammentare in modo decisivo il mondo agricolo italiano. E non è un caso che non si ricordi una sola battaglia dell’associazione più famosa del paese a favore dell’unica politica in grado di offrire prospettive di crescita e benessere a lungo termine al settore agricolo: l’aggregazione delle imprese. Il risultato di questa non politica è quello fotografato dall’Istat nel suo ultimo censimento del settore agricolo italiano. Piccolo è bello? Mica tanto. L’Italia, dice l’Istat, ha aziende agricole mediamente molto più piccole rispetto ad altri stati membri dell’Unione europea: in Spagna la dimensione media è di 26,1 ettari, in Germania 63,1, in Francia 68,7, in Italia 11,1” e poi altre riflessioni sulla consequenziale assenza di innovazione, produttività e aggregazione, ovvero proprio “quello che manca alla nostra agricoltura”.

COLDIRETTI PROVA A CHIAMARE A RACCOLTA GLI ASSOCIATI: “SIAMO SOTTO ATTACCO”

Che Coldiretti stia accusando il colpo lo si evince anche da quanto racconta il Fatto quotidiano. “Una paginetta con allegati un video e documenti per la propaganda ai soci e indirizzata a “tutti i direttori regionali e provinciali della Coldiretti”. La firma – scrive il FQ – il segretario generale Vincenzo Gesmundo, il vero padrone della prima Confederazione agricola italiana che ora si sente sotto attacco.

La conclusione è eloquente: “È il momento di mettere in primo piano “l’orgoglio Coldiretti!”. Prima c’è spazio per alcune ammissioni di colpa, ma anche per gli attacchi a chi protesta, dove Gesmundo scorge “l’impronta riconoscibile del teppismo e di una politica che si svende per una manciata di voti”. La lettera – rivela il quotidiano diretto da Marco Travaglio – è di mercoledì e conferma, per tabulas, una sensazione chiara nel mondo agricolo: la rivolta dei “trattori” è soprattutto contro la strapotere della Coldiretti, oggi presieduta da Ettore Prandini”.

Alla luce di tutto ciò, Coldiretti sta perdendo il controllo della base? Al governo, per la prima volta, parte degli agricoltori sta voltando le spalle? Interrogativi forse pretestuosi, ma legittimi.

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