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Meloni contro tutti: giudici, sindacati e la sinistra machista

due anni Meloni

Non ci sta Giorgia Meloni e scende in campo attaccando la magistratura, i sindacati che non sanno neanche perché scioperano e la sinistra che non tollera “il governo di una donna”. Il traguardo sono le Regionali di domenica ma gli strascichi rischiano di andare ben oltre con il presidente Sergio Mattarella “alla finestra”

Sono tanti i capitoli su cui la premier che questa mattina riunisce il consiglio dei ministri è intervenuta. Dopo una giornata di accuse sugli scontri di sabato, la premier è a Bologna ma solo in video e attacca il sindaco Matteo Lepore che “ha la doppia faccia, in privato mi chiede di collaborare e poi mi dà della picchiatrice”, ma non solo: difende il progetto Albania anche se i giudici hanno rimandato indietro nuovamente sette migranti. E ne ha pure per i sindacati che incontra per oltre cinque ore senza scongiurare lo sciopero: “non lo sanno neanche loro perché lo fanno”. Così i quotidiani si dividono anche se le aperture sono tutte dedicate al caso dei migranti. Il Corriere della Sera scrive “Migranti, lo stop dei giudici” così come Repubblica “Albania, un altro stop” mentre il titolo più efficace sul tema lo fa il Fatto Quotidiano con “Weekend in Albania” con “il gioco dell’oca a cui sono costretti i migranti per i capricci del governo”.

TUTTI I CONTRO DI GIORGIA MELONI

Tutti I “contro” di Giorgia Meloni li elenca per il Foglio Simone Canettieri nel suo reportage da Bologna: “Contro Lepore (“mi dà della picchiatrice, poi mi chiede collaborazione in privato”), contro l’egemonia rossa (“scongeliamo questa regione: quando la sinistra qui ha iniziato a vincere c’erano i Beatles e Nixon”), contro il machismo de sinistra (“mai una donna ha governato qui”) contro i sindacati (“scioperano ma non sanno il perché”) e contro la retorica (“tirano fuori le camicie nere quando sono disperati”)”. Una presidente che è apparsa forse stanca ma comunque combattiva, consapevole che, almeno in Emilia Romagna, le elezioni sembrano segnate. Ma non si sa mai.

NEL MIRINO FINISCE ANCHE ELLY SCHLEIN

E’ chiaro come si svolgeranno gli ultimi giorni di campagna elettorale, la premier, convinta che anche in una “roccaforte rossa” si sia ormai insediata la stanchezza per una certa «sinistra al caviale», vuole provare il colpo grosso. Che vorrebbe dire cancellare dal campo avversario l’unica certezza, la leadership di Elly Schlein. “Non è un caso se la premier – sottolinea Marco Iasevoli su Avvenire – metta nel mirino l’azione contro il dissesto idrogeologico dell’attuale segretaria dem quando era ai vertici della Regione, in stretta collaborazione con l’ex governatore Stefano Bonaccini”. Insomma la leader di Fratelli d’Italia non ci sta e rispolvera il suo “essere del popolo” per attaccare tutti e rinfocolare i suoi.

REGIONALI SEGNATE DALLO SCONTRO DESTRA-SINISTRA

Così, con i toni sempre più accesi è Marcello Sorgi su la Stampa a scrivere ciò che pensano tutti: “la prima sensazione, dopo la nuova sentenza dei giudici romani che ordina il ritorno in Italia di altri sette immigrati accompagnati in Albania solo per poche ore – e dopo le dure reazioni dei vicepremier Salvini e Tajani in linea con quanto detto negli ultimi giorni anche dalla premier Meloni – è che gli ultimi quattro giorni di campagna elettorale per le regionali di domenica prossima in Emilia Romagna e Umbria si svolgeranno sullo scontro tra governo e magistratura sull’immigrazione, invece che sull’efficienza, o meno, delle rispettive amministrazioni locali”.

I SINDACATI CONFERMANO LO SCIOPERO: “NESSUN PASSO AVANTI”

In tutto questo c’è da aggiungere che anche la politica economica del governo stenta a prendere forma con una manovra su cui sono piovuti oltre 4mila emendamenti e i sindacati, Cgil e Uil che hanno confermato lo sciopero generale “Nessun passo avanti” ha detto Maurizio Landini. “La manovra è pessima e  non dà futuro al Paese e gli spazi di modifica sono marginali” gli ha fatto eco Pierpaolo Bombardieri. ” L’esito del confronto non poteva essere più scontato – riporta Valentina Conte su Repubblica – La premier lo trasforma, all’inizio, nella rivendicazione delle misure inserite nella sua terza legge di bilancio. Voleva farlo in una conferenza stampa, all’indomani dell’approvazione in Consiglio dei ministri, poi saltata. Lo fa ora (e diffonde la nota alla stampa) davanti a 10 sigle sindacali”. 

E MATTARELLA SUI MIGRANTI RESTA ALLA FINESTRA

Si attende intanto anche il ritorno del presidente della Repubblica Sergio Matterella. Non tanto sulla manovra e gli scioperi ma sul tema più sensibile, quello dei migranti bisogna capire cosa farà il Quirinale. “Se il decreto andrà in conversione, come sembra, senza un pronunciamento della Corte Ue, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella potrebbe anche fermare tutto – scrive nel suo retroscena per la Stampa Ilario Lombardo –  Di fronte a sé il Capo dello Stato avrebbe due strade. Potrebbe respingere l’intero decreto finché non verrà stralciata la parte sui rimpatri sicuri. Oppure fare come fece nel caso della lunga contesa sulle concessioni balneari, quando il governo piazzò nel Milleproproghe un ulteriore rinvio, pur di non adeguarsi alle norme dell’Unione. Mattarella inviò una lettera dove mise per iscritto i propri rilievi ed espresse le proprie perplessità sull’ennesima proroga, chiedendo di correggere una legge che era contraria al diritto europeo”.

 

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