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Meloni è in Cina ma con la testa in Italia: “Contro di noi solo fake news”

Il presidente del Consiglio è a Pechino per riallacciare i rapporti commerciali dopo l’uscita del nostro Paese dalla “via della seta” ma il leader di Fdi pensa sempre all’Italia e all’informazione distorta che i media danno del suo governo e prende carta e penna per scrivere a Ursula Von der Leyen

Anche se da ieri Giorgia Meloni si trova in Cina per un’importante missione commerciale e diplomatica, la prima a distanza di cinque anni di un nostro presidente del Consiglio – l’ultimo fu Giuseppe Conte nel 2019 – la testa è sempre all’Italia e ai problemi che deve affrontare al rientro, a partire dal “nodo informazione”. Lo riportano in pratica tutti i quotidiani con il Corriere della Sera che in prima titola “Meloni attacca l’informazione” e gli altri giornali si accodano nella lettura di una lettera che il nostro premier ha mandato a Ursula Von der Leyen per denunciare le fake news sulla libertà di stampa in Italia.

GIORGIA MELONI: “SU DI NOI SOLO “FAKE NEWS”

Tutto parte dalla relazione annuale della Commissione Europea sullo stato di diritto dell’informazione  e dopo qualche giorno, come riporta Repubblica  il premier prende carte e penna e scrive che “il contenuto di questo documento è stato distorto a uso politico. Qualcuno si è spinto perfino a sostenere che in Italia sarebbe a rischio lo stato di diritto, in particolare con riferimento alla libertà di informazione e al servizio pubblico radiotelevisivo “. Falsità e invenzione, per Meloni: “La riforma della Rai, che ha disegnato l’attuale sistema di governance dell’azienda, è stata ideata e realizzata nel 2015 dall’allora partito di maggioranza relativa (il Pd) durante il governo guidato da Matteo Renzi, con la contrarietà del partito da me guidato (FdI). Anche l’attuale governance è stata determinata dal governo precedente (Draghi), con FdI unico partito di opposizione che si è reputato allora di escludere perfino dal Cda creando, questa volta sì, una anomalia senza precedenti”.

PASSA IN SECONDO PIANO LA MISSIONE A PECHINO

La decisione di Giorgia Meloni di replicare al report della Commissione viene quindi letta in modo diverso dai quotidiani. Se per il Giornale “Meloni si ribella al report anti-Italia” e Libero parla di “mistificazioni per colpire il governo” gli altri quotidiani parlano invece, a partire da il Domani del “bavaglio alla stampa” e delle accuse della Meloni, rovesciando di fatto il messaggio della lettera. Questa ennesima polemica nostrana mette così in secondo piano invece l’importanza della missione a Pechino e i rapporti da riannodare con la Cina.  Ieri il primo ministro della Repubblica Popolare cinese Li Qiang si è augurato che la cooperazione tra i due Paesi nel ventennale della «partnership strategica globale» possa crescere e svilupparsi sul piano diplomatico e commerciale e ha concluso enfatico: «Chi trova un amico, trova un tesoro». Parole che – scrive Monica Guerzoni sul Corriere della Sera – “al di là delle cerimonie, evocano gli interessi in gioco: il piano triennale d’azione per sperimentare nuove forme di cooperazione annunciato da Meloni e le sei intese sottoscritte”. Tra cui, importanti, quelle sull’auto e sull’energia.

IL LEADER DI FDI CERCA DI USCIRE DALL’ANGOLO

Ma allora perché Meloni ha deciso di spostare l’attenzione dal viaggio in Cina alla polemica interna sull’informazione. Prova a spiegarlo Flavia Perina, già direttrice del Secolo d’Italia e oggi editorialista a La Stampa: per cercare di uscire dall’angolo e riallacciare i rapporti con Ursula Von der Leyen. “Resta da vedere se funzionerà e fino a che punto Palazzo Chigi riuscirà a convincere Bruxelles che le parole di pochi giorni fa – la scelta di von der Leyen “sbagliata nel metodo e nel merito” – erano solo frasi fatte per il mercato politico nazionale, non una svolta in direzione del fronte euroscettico (e filo-putiniano). Se la domanda sottintesa della lettera è questa – “Io ti sono ancora amica, e tu? ” – non resta che aspettare la risposta. Servirà anche a capire il livello di condiscendenza che l’Europa riserva alle mattane del nostro Paese e agli eterni andirivieni della nostra politica continentale, delle nostre simpatie, delle nostre alleanze”

TREMONTI: IL FILO ROSSO CHE UNISCE TUTTO SI CHIAMA CINA

Certo in tutto questo non bisogna dimenticare che si apre una settimana che potrebbe portare al rinnovo dei vertici Rai: mercoledì potrebbero essere convocate le Camere per la scelta dei quattro consiglieri di amministrazione. “Chissà che l’uscita di Meloni non ne sia il preludio” ricorda il Corriere della Sera e in tutto questo è illuminante invece l’intervista a La Stampa di Giulio Tremonti già super ministro dell’Economia nei governi Berlusconi e oggi presidente della Commissione Esteri alla Camera che proprio sulla Cina e sul futuro della globalizzazione avverte: “C’è un filo che unisce la Russia al Medio Oriente, l’Ucraina al Mar Rosso, e dietro c’è la Cina. Non è solo uno scontro tra civiltà e barbarie come dice Netanyahu, ma anche tra due opposte civiltà. L’utopia della globalizzazione sta terminando, e il mundus furiosus che viviamo oggi è proprio il contrario di un mondo senza confini e senza conflitti”.

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