Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti promette una manovra senza sacrifici per i contribuenti ma intanto l’Ocse ci dice che l’Italia è maglia nera dei salari che sono fermi da trent’anni e sono ancora ben sotto il livello pre pandemia
L’Italia è il Paese dei record riguardo al mercato del lavoro: quelli positivi perché l’occupazione è in forte crescita, ma anche negativi perché è la maglia nera dei salari che restano ancora ben al di sotto del livello pre-Covid. Lo ha scritto nero su bianco l’Ocse nel suo Rapporto annuale sul mercato del lavoro mondiale e il tema è ripreso in grande evidenza da tutti i quotidiani. “Salari in calo, Italia maglia nera” titola in prima pagina La Stampa mentre il Quotidiano Nazionale riporta l’analisi di Bankitalia sottolineando che “aumenti salariali sono inevitabili”.
NON SARA’ UNA MANOVRA “LACRIME E SANGUE”, PAROLA DI GIORGETTI
Alla fine è sempre l’economia il pilastro su cui ruota un Paese e anche il tema che potrebbe far vincere o perdere le elezioni. Basta guardare l’apertura di Libero sulla “ghigliottina patrimoniale” ovvero la presunta proposta del Partito democratico “di un’imposta per colpire i ricchi” per capire che è “il portafoglio” l’argomento che serve più da fendente per attrarre l’attenzione del cittadino-elettore. E allora ecco spiegato perché il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, come riporta il Corriere della Sera, ha spiegato che in autunno “non servirà una manovra lacrime e sangue per riportare in ordine i conti italiani, ma una «seria politica di controllo della spesa», che il governo imposterà in un piano quinquennale, e migliorare «l’efficienza del prelievo fiscale senza inasprire le aliquote», dunque combattendo l’evasione. Perché tanto ottimismo? Lo spiega Lina Palmerini sul Sole24Ore: “È vero, la disoccupazione è ai minimi ma quello che proprio non va è la tenuta del potere d’acquisto, espressione chiave di queste due ultime tornate elettorali, prima in Gran Bretagna e poi in Francia. Paesi in cui la destra è stata battuta con due differenti sistemi – turno unico e ballottaggio – ma con una stessa causa scatenante: la protesta per l’impoverimento delle retribuzioni” Bene, sembra che il problema riguardi anche noi e più degli altri. E non basta solo il taglio del cuneo fiscale per dare risposte al ceto medio”.
L’OCSE PARLA DI UN’ITALIA A DUE VELOCITA’ MA SEMPRE ULTIMA PER LE RETRIBUZIONI
In questa ottica la fotografia dell’ Ocse sull’Italia è abbastanza impietosa. Come riporta la Stampa “per l’Ocse il basso costo del lavoro, permette al made in Italy di essere competitivo a livello internazionale. Contemporaneamente però i bassi salari contengono la domanda interna, determinando cospicui avanzi di bilancia commerciale. Non a caso per l’Ocse la produttività stagnante da quasi 30 anni è la principale palla al piede dell’economia italiana, perché un Paese che non cresce crea meno lavoro e i posti sono di minore qualità e salari più bassi”. Tra le grandi economie, l’Italia è quella che ha visto il maggiore calo dei salari reali rispetto al pre-Covid. «L’inflazione – si legge nel rapporto – è stata a livelli record nell’Ocse e i salari in tutti i Paesi ci hanno messo del tempo a reagire. In Italia non solo la reazione è partita in ritardo, ma è anche decisamente lenta. Si è creata una perdita di potere d’acquisto che richiederà tempo per essere colmata». Infatti nel primo trimestre in Italia si è registrato un calo del 6,9% dei salari reali rispetto al trimestre precedente. L’Italia è terzultima nell’area dei Paesi industrializzati. L’Ocse apprezza comunque il boom d’occupazione segnato dall’Italia ed evidenzia che il mercato del lavoro, nonostante una situazione economica non brillante, abbia avuto risultati notevoli dopo anni di stagnazione.
BANKITALIA: “PER ITALIA CRESCITA MODERATA, ATTENZIONE AD ESSERE OTTIMISTI”
Cosa succederà allora da qui in autunno quando il dibattito economico entrerà nel vivo e quando il nostro Paese potrebbe anche subire la procedura d’infrazione promessa dall’Europa sui nostri conti pubblici? Anche se è presto per dirlo si può comprendere qualcosa nel tono e nei modi del governatore della banca d’Italia, Fabio Panetta: “In Italia – come riporta Repubblica – la crescita procede a ritmi moderati. Certo l’irrobustimento delle imprese, la solida posizione finanziaria delle famiglie e la forza delle banche sono tre fattori che ci consentono di guardare avanti con fiducia” ma, puntualizza il governatore “non devono indurre a un eccessivo ottimismo”. Quindi, per ricordare un monito di manzioniana memoria il consiglio è “adelante ma con giudizio”. Chissà se Giorgia Meloni e il suo governo procederanno su questa strada.