Il giorno dopo le elezioni in Liguria va in scena lo psicodramma della sinistra. Il Pd nonostante il 28% e aver doppiato Fdi finisce sotto scacco, l’ala riformista accusa Elly Schlein di essersi piegata al M5s, Renzi sale in cattedra e rilancia con un patto in 10 punti l’alleanza larga e Conte punta sulla costituente per cercare di non sparire
Conte accusa Renzi che accusa Conte che accusa Schlein, non è la canzone taroccata di Annalisa ma lo psicodramma che si sta vivendo a sinistra. “No, il dibattito no!”. Eppure, nonostante Nanni Moretti ce l’ha spiegato in tutti i modi possibili, a sinistra dopo la sconfitta in Liguria, dove si è fallito un rigore a porta vuota per citare il Foglio, è iniziata l’analisi del voto, quella “traversata nel deserto” che coinvolge i diversi attori che gravitano attorno al campo largo. “Il voto in Liguria agita la sinistra” scrive il Corriere della Sera mentre Repubblica mette il dito nella piaga e lancia “l’allarme Umbria” che adesso viene data in bilico e il Fatto Quotidiano raccoglie lo sfogo di Conte: “La sconfitta è mia”. La confusione è tanta sotto il sole.
L’ ALA RIFORMISTA DEL PD: SENZA IL CENTRO NON SI VINCE
Lo psicodramma comincia innanzitutto all’interno del Partito democratico. E’ l’ala riformista, quella vicina a Stefano Bonaccini a mettere sotto torchio Elly Schlein basta leggere il retroscena sulla Stampa firmato da Niccolò Carratelli che incalza la segretaria: “Dobbiamo coprirci al centro e parlare ai moderati, c’è stato un chiaro «errore politico», quello di «pensare che si dovesse scegliere tra il 6% di Conte e il 2% di Renzi che si leggevano nei sondaggi – spiegano i dem – E il no a Renzi è stato percepito come un no alla parte centrista della coalizione, come se non ci fosse la capacità di rappresentare quell’area moderata”. Adesso gli occhi di tutti sono puntati al 17 e 18 novembre, al vota in Umbria ed Emilia-Romagna: “Aspettiamo, poi tireremo le somme” dicono dentro la sinistra dove solo Pierluigi Bersani ospite da Giovanni Floris su La7 fa un’analisi in positivo: “abbiamo recuperato 18 punti sul centrodestra, in Liguria governano loro da 15 anni, non è una sconfitta, ci è mancato un soffio per vincere”.
CONTE: “SCONFITTA MIA” E IL M5S RISCHIA L’IMPLOSIONE
Altro partito, altra analisi. Il M5s paga sicuramente le due visioni sul futuro, quella di un ritorno “alle origini” voluta da Beppe Grillo e quella più di movimento strutturato immaginato da Giuseppe Conte. In mezzo c’è lo “psicodramma” come titola il Corriere della Sera nel retroscena firmato da Emanuele Buzzi, che dà voce alle anime in subbuglio del movimento. “Il gruppo parlamentare è scosso. «Serve un rilancio dei territori», dicono alcuni facendo autocritica. «Siamo troppo nei palazzi». C’è chi punta di nuovo la regola del doppio mandato: «Paghiamo il fatto di non avere volti e competenze. Anche Grillo che tanto la difende ne paga lo scotto: ora avrebbe altri nomi da contrapporre a Conte». Nel gran bazar M5S ognuno dice la sua diagnosi ma pochi hanno una medicina per il partito malato”.
RENZI: “CON I VETI NON SI VA DA NESSUNA PARTE”
Poi, sempre li, nel centrosinistra c’è chi è abituato a fare l’analisi e spesso a vincere (l’analisi). Ed è Matteo Renzi, il grande escluso proprio per volere di Conte, dalla coalizione che appoggiava la corsa di Andrea Orlando a governatore della Liguria. A Francesca Schianchi della Stampa che lo intervista dice: “Stracciando la nostra lista già firmata da Orlando, il centrosinistra ha stracciato la vittoria del centrosinistra in Liguria. Che follia. Nessun sentimento di rivincita né di vendetta. È solo l’amara constatazione che, continuando coi veti, Giorgia Meloni governerà dieci anni. Il veto non è una categoria della politica ma un atteggiamento tardoadolescenziale di chi non ha mai fatto gavetta politica”. E rilancia: “proviamo a fare un accordo su dieci punti di programma. Un contratto alla tedesca, o quello che Prodi chiamava Fabbrica del programma. Si individuano dieci punti e ci impegniamo tutti a realizzarli se andremo al governo”.
E MELONI GONGOLA E VUOL ESPORTARE “IL MODELLO LIGURIA”
Mentre la sinistra va in analisi – ci sarebbe da aggiungere anche la posizione di Angelo Bonelli dei Verdi che sul Corriere della Sera dice che è stato giusto lasciare fuori dalla porta Matteo Renzi – a gongolare è Giorgia Meloni, ieri volata fino a Tripoli per stringere accordi e lavorare per il rilancio delle imprese tricolori. Tanto che il Quotidiano Nazionale titola in prima pagina: “Meloni: modello Liguria da esportare” con Donzelli che dice al quotidiano diretto da Paolo Giacomin: “Siamo 1 a 0 e se facessimo il cappotto?” riferendosi alle elezioni in vista in Emilia Romagna e Umbria. Insomma, lo ricorda anche Daniele Capezzone nel suo editoriale su Libero mentre la sinistra va in analisi ci sono i numeri che parlano chiaro, in due anni, da quando governa la Meloni “il centro sinistra ha subito 10 sconfitte su 11 (solo in Sardegna ha vinto di poco), un bilancio tombale”.