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ELLY SCHLEIN

Pd verso il congresso anticipato? Ecco come i dem potrebbero blindare Schlein

L’assemblea nazionale del Partito Democratico, che per statuto dovrebbe essere convocata entro fine dicembre potrebbe essere la sede per reinvestire Schlein con numeri più ampi di quelli del 2023 e strappare un nuovo mandato pieno. Ma le date del 13 e 14 dicembre sono ancora in forse 

Circolerebbe tra i fedelissimi di Elly Schlein l’ipotesi di blindare la segretaria del Partito Democratico attraverso un processo congressuale e con numeri più consistenti del 2023: si tratterebbe di un unicum nella storia del partito, che ora s’interroga se convocare o no il congresso del Pd con un anno d’anticipo sulla scadenza naturale.

LA SCELTA DEI FEDELISSIMI

Il “cerchio magico” di Schlein – nessuno dei quali prima risultava tra gli iscritti – è diviso al suo interno. Chi spinge per una resa dei conti con le correnti sotterranee che hanno rialzato la testa per logorare la segretaria. E chi invece consiglia cautela perché il congresso durerà almeno tre mesi e in ballo c’è la battaglia per il no al referendum sulla giustizia fra marzo e aprile e l’avvio della campagna per le politiche. La discussione è in corso, la scelta non ancora definita e l’incertezza sulle date di dicembre che forse slitteranno a metà gennaio lo dimostrano.

BOCCIA, FURFARO E BONAFONI: CHI SONO I FAVOREVOLI AL CONGRESSO ANTICIPATO

Il capogruppo al Senato Francesco Boccia il deputato Marco Furfaro e la coordinatrice della segreteria Marta Bonafoni spingono per anticipare il congresso e garantire al Pd di Schlein altri quattro anni di stabilità. Tra le motivazioni ci sarebbe il fatto che, se la legge elettorale verrà modificata, i progressisti potrebbero scegliere il candidato premier con le primarie. Ma il mandato della Schlein termina a febbraio 2027, pochi mesi prima della legislatura, e il timore è che tali contingenze possano penalzzarla.

TARUFFI: LASCIARE TUTTO COSI’ COM’È

Sull’altro fronte si trova invece Il braccio destro della segretaria Schlein, Igor Taruffi, il quale suggerisce cautela: il consiglio è quello di procrastinare ed evitare forzature. Sarà la sfida per Palazzo Chigi contro la premier Giorgia Meloni a decretare se Schlein dovrà lasciare il vertice del partito o restare. Del resto, l’alternativa a Schlein per ora non sembrerebbe esserci, nessuno tra Pd, riformisti e correntone di maggioranza, ha un nome.

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