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Per Fitch il Pil diminuirà e sarà necessaria una manovra correttiva

Scure di Fitch sul Pil, per il governo l’incubo del Def con nuove stime conti a rischio

Crescita vicina allo zero nel 2019 e intorno allo 0,5% nel 2020. I dati diffusi dall’agenzia di rating Fitch mostrano una pesante revisione al ribasso delle previsioni di crescita del Paese, alimentando le preoccupazioni in vista del Documento di economia e finanza (Def).

I DATI FITCH

Nel suo Global Economic Outlook Fitch sottolinea che “non vede all’orizzonte una recessione globale” ma rivede le previsioni di crescita di 15 Paesi su 20 con il taglio dell’Italia che è inferiore solo a quello della Turchia. In Europa solo la Polonia migliora le stime di crescita. “L’economia italiana è entrata in recessione per la terza volta durante questo decennio – rileva Fitch – dopo aver segnato due trimestri consecutivi di calo” nella seconda metà del 2018. Hanno pesato la dinamica delle scorte e la debolezza della domanda interna. “A inizio anno gli indicatori non suggeriscono una imminente ripresa” anche perché è prevedibile “una riduzione degli investimenti”.

POSITIVO L’EXPORT

Nota positiva “sorprendentemente” è quella dell’export. “Le esportazioni hanno avuto una forte performance, nonostante il rallentamento del commercio a livello globale” ma nei prossimi mesi ci sarà un “moderato calo, a causa del rallentamento economico in alcuni Paesi chiave per il commercio italiano”. Ad esempio “la crescita annuale di esportazione di beni in Cina si è già contratta”. Inoltre “lo spread rispetto ai titoli di Stato tedeschi resta ampio”. Sul fronte interno Fitch rileva però anche che “le prospettive di crescita dei consumi stanno migliorando, aiutate da un aumento del reddito reale disponibile e dall’introduzione del reddito di cittadinanza”.

LA SCADENZA DEL DEF

Con questi dati, il governo guarda con preoccupazione alla data del 10 aprile, quando è prevista la scadenza per la presentazione del Def con le previsioni aggiornate (che deve essere trasmesso entro la fine del mese a Bruxelles). Quel documento getta le basi per la manovra autunnale e con queste stime di crescita il percorso è estremamente in salita. Al momento, infatti, il governo aveva fatto i calcoli con un tasso di crescita del Pil pari all’1%, calcolando su questa base il rapporto deficit/Pil obiettivo del 2,04% concordato con la Commissione europea. Se la revisione del Pil fosse confermata, salterebbe tutto lo schema e da Bruxelles partirebbe immediatamente la richiesta di una pesante manovra correttiva. Una radicale revisione dei conti, con l’indicazione dei provvedimenti che ne conseguirebbero, viene giudicata assai “pericolosa” alla vigilia delle elezioni europee di maggio. Per questo una delle ipotesi che si fa strada nell’esecutivo è quella di trovare una soluzione indicando nel Def solo il quadro tendenziale, cioè le previsioni, senza la parte programmatica relativa al 2020 e al 2021, quando sarà necessario trovare, in totale, oltre 40 miliardi per disinnescare le clausole di salvaguardia sull’Iva. Rinviare ogni decisione a dopo l’estate potrebbe dare respiro al governo e alla maggioranza ma non essere gradita a Bruxelles e, soprattutto, ai mercati e alle agenzie di rating che hanno sospeso il giudizio sul Paese proprio in attesa del Def.

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