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Per Sangiuliano umiliazione in tv, non erano meglio le dimissioni?

Sangiuliano

Le lacrime in diretta, l’occupazione del Tg1 per venti minuti per chiarire la sua posizione e dire di non essere ricattabile.  Si spera sia l’atto finale della telenovela del “O Ministro ‘nnamorato”, i giornali raccontano tutto anche di un governo nel panico per possibili nuovi colpi di scena

Un diluvio. La soap opera Sangiuliano-Boccia finisce, almeno per il momento, con il pianto del ministro che occupa il Tg1 per circa 20 minuti, confessando la relazione affettiva con la sua ex consulente e dice di non essere ricattabile. I giornali si tuffano a pioggia sulla vicenda, con interpretazioni diverse. Si va dal “ricatto in camera da letto” di Repubblica all’assoluzione de La Verità che titola: “O Ministro ‘nnmurratu”  ha pagato il conto”.  Unica eccezione fra i quotidiani, nelle aperture è quella del Messaggero che si dimentica completamente dell’affaire Sangiuliano e titola su “Balneari, gare in tre anni, Pil verso il rialzo nel 2025” che poi sarebbero anche buone notizie per il governo, ça va sans dire i giornali pensano ad altro.

MELONI A SANGIULIANO: “VAI IN TV E CHIARISCI”

E’ stata Giorgia Meloni a spingere il Ministro ad andare in tv e chiarire, una volta per tutte, la vicenda. Lo racconta in un retroscena il Corriere della Sera. “La premier non ne ha parlato nemmeno con Antonio Tajani e Matteo Salvini nel vertice che precede il Consiglio dei ministri – scrive Marco Cremonesi –  Ma Meloni ritiene impensabile accettare il passo indietro di un ministro a meno di due settimane dal G7 della Cultura che si svolgerà a Napoli (e chissà se anche a Pompei). Soprattutto, ha spiegato ai suoi, sarebbe impensabile «che chiunque possa pensare di mettere in difficoltà un governo» a suon di post sui social. Meloni però sa bene che non è tutto così semplice”.

UMILIATO, NON ERANO MEGLIO LE DIMISSIONI?

Infatti a guardare il Ministro in tv si resta per un attimo frastornati e ci si chiede, non erano meglio le dimissioni. Lo scrive, bero su bianco, Flavia Perina, già direttore del Secolo d’Italia e oggi firma alla Stampa: “L’atto di umiliazione richiesto, forse imposto, a Gennaro Sangiuliano davanti ai milioni di spettatori di RaiUno ricorda i riti dell’autocritica maoista, o forse certi autodafé della Santa Inquisizione: due cose che, almeno a destra, non dovrebbero avere cittadinanza”.  E giustamente aggiunge: “Dispiace per il ministro – nessuno merita una gogna di questo tipo – ma dispiace anche, più in generale, per tutti noi perché uno Stato liberale non può esprimersi con questo genere di pubblici supplizi, mai”.

GOVERNO NEL PANICO, SI TEMONO NUOVI AUDIO DELLA BOCCIA

Quel che è certo è che anche questa “umiliazione cinese” non è detto che chiuda la partita. Lo scrive Carmelo Caruso sul Foglio che in questi giorni non è stato affatto tenero con Sangiuliano. “Il governo è nel panico. Delle chat affettive non importa nulla, ma dei possibili messaggi di altri ministri o della premier, importa eccome. Non sono forse documenti ancora più classificati di quelli classificati? Non averli saputi custodire va bene per un adolescente ma non per un ministro della Repubblica.” Inoltre ieri Giorgia Meloni ha detto al direttivo di FdI: “che stiamo facendo la storia e non ci possiamo permettere errori”.  “Meloni, si faccia un giro sui social, per strada – continua il Foglio – La storia la sta facendo una donna sconosciuta che comincia a piacere agli italiani, una donna che ha già sbugiardato un ministro”.

AVVENIRE: COME E’ LONTANO ALDO MORO DA QUESTA POLITICA

E allora davvero come titola Libero “Pensava fosse amore” e invece si è trattato di una specie di trappola? L averità scrive in un commento Marco Iasevoli di Avvenire sembra un’altra. “Resta invece in campo una linea discutibile. È quel dire ai cittadini, sintetizzando: se i comportamenti sono sbagliati, ma non finiscono in un fascicolo di una procura, non ci sono conseguenze. Una comoda, utile e strumentale dissociazione tra privato e pubblico. L’applicazione in politica del principio relativistico, che pure questo governo combatte con molti validi argomenti. Inevitabile venga alla mente la fotografia che proprio la politica è solita evocare nei rari momenti in cui si batte il petto: quella di Aldo Moro in spiaggia in giacca a cravatta, esempio di quella indivisibilità tra pubblico e privato nelle persone che ricoprono incarichi istituzionali. Ma si sa: una cosa è indicare un modello, altro è metterlo in pratica”.

 

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