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Perché al Vaticano non piace l’Autonomia differenziata
Il quotidiano dei vescovi, Avvenire, critico verso la riforma sull’Autonomia differenziata. Anche il Vaticano, con il segretario di Stato, ha ribadito la propria posizione
“Più autonomi o più soli?”. Questo è il titolo con cui apriva ieri il giornale dei vescovi, Avvenire, ponendo l’interrogativo all’indomani dell’approvazione in Senato dell’Autonomia differenziata.
E in tanti si pongono un’altra domanda: cosa pensa il Vaticano sul disegno di legge sull’autonomia differenziata? Intanto c’è da dire che i vescovi, in questi giorni riuniti in assemblea, hanno fatto sentire più volte negli ultimi anni la loro preoccupazione per questo provvedimento. E ieri il titolo di Avvenire è stato rievocato anche dal segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, rispondendo alle domande dei giornalisti sul provvedimento.
CARD. PAROLIN: “AUTONOMIA? SE AUMENTA DIVARI NON VALE LA PENA”
“E’ questo un modo per diventare più solidali – si è chiesto il cardinale Parolin – perché l’Italia possa diventare più solidale? Perché ci si possa aiutare reciprocamente sapendo anche del grande divario che c’è tra una parte e l’altra d’Italia? Ecco, se è questo è benvenuto, se no vale veramente la pena di chiedersi se vale la pena percorrere questa strada”.
LE PAROLE DEL CARDINAL ZUPPI: “L’AUTONOMIA AUMENTA DIVARIO NORD SUD”
In quest’ultimo anno più volte è intervenuto anche il presidente della Cei, cardinale Zuppi, secondo cui la riforma fortemente voluta dalla Lega rappresenta “un meccanismo di ulteriore impoverimento e denatalità. La questione meridionale, che non abbiamo mai dimenticato, deve porre una seria domanda su come non accettare i disequilibri”. A maggior ragione, dunque, l’autonomia regionale “bisogna capirla – frena il presidente dei vescovi italiani – tutti i vescovi del sud sono sul piede di guerra perché temono che questo aumenti le differenze”.
IL VICEPRESIDENTE DELLA CEI: “SPACCA L’ITALIA, DISPARITA’ SOCIALE”
Mentre il vescovo della Diocesi di Cassano allo Ionio, mons. Francesco Savino, vice presidente della Cei, lo scorso marzo si riferiva in questo modo “alla tanto dibattuta ‘secessione dei ricchi’ o autonomia differenziata che di fatto recinta i sogni, le aspettative e le contaminazioni sociali, culturali, economiche e umane per cui qualcuno prima di noi ha dato la vita, ha lasciato terra e affetti, ha sacrificato l’appartenenza per il riscatto. Lasciate che vi dica che l’autonomia differenziata è la madre di questa ingiustizia epistemica che vuole ridisegnare un’Italia spaccata dalla disparità sociale”.
Così invece scriveva il 14 luglio 2023 il Messaggero (che insieme al Mattino, entrambi di Caltagirone, si è sempre schierato contro l’autonomia differenziata): “Ai Vescovi italiani la riforma Calderoli sulla autonomia differenziata continua a non piacere e, di fatto, si aspettano una revisione del testo perché così come è stata pensata penalizzerebbe le zone centrali e meridionali causando un ulteriore spopolamento. La Cei che ha dedicato all’argomento una intera sessione di discussione sottolineandone i rischi. (…) Al riguardo il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha insistito sulla necessità di investimenti e infrastrutture che contribuiscano a contrastare le difficoltà legate allo spopolamento delle aree interne. (…) Anche lo scorso anno la Cei aveva preso le distanze dalle riforme che la Lega sta portando avanti, facendo presente che penalizzare le aree interne, indebolire la dorsale appenninica e le regioni più piccole, finirebbe per ripercuotersi sull’intero sistema paese. «Si tratta di territori distanti dall’insieme dei servizi essenziali e spesso penalizzati nell’assegnazione delle risorse; territori esposti a un processo di decremento progressivo della popolazione, che rischia di comprometterne le ricchezze ambientali e culturali»”.
IL COSTITUZIONALISTA MIRABELLI SU AVVENIRE: “NO A MODIFICA STRISCIANTE DELLA COSTITUZIONE”
Avvenire ieri ha pure intervistato Cesare Mirabelli presidente emerito della Consulta, il quale ha avvertito: “Bisogna vigilare perché non si introduca per legge ordinaria una modifica strisciante della Costituzione”. “Sarà decisiva l’attuazione, che deve avvenire gradualmente, senza bulimia – ha spiegato -. Non si possono portare materie concorrenti nella competenza esclusiva delle Regioni. E lo Stato deve sempre poter far valere l’interesse nazionale. Ce l’ha insegnato la pandemia”, “non si può, con una bacchetta magica, far diventare materie che sono assegnate alla legislazione concorrente, competenza esclusiva delle Regioni.
Vanno definite bene quali sono le materie per le quali questo potenziamento di autonomia può avvenire e le modalità. E qui sta il punto più delicato”. Perché? “Perché vi sono materie che non si prestano a una regionalizzazione spinta. Penso alle grandi reti di comunicazione, dell’energia, ma penso anche all’istruzione. E possono esistere, certo, aziende di credito di livello regionale, ma la vigilanza deve restare uniforme, e affidata alla Banca d’Italia”, ha concluso.