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Sicurezza

Perché il Dl Sicurezza crea tensioni in Parlamento e nelle piazze

Un provvedimento divisivo fin dall’inizio, in Parlamento si annuncia ostruzionismo mentre si aggiungono varie mobilitazioni nelle piazze

Il Decreto Sicurezza torna al centro del dibattito politico e sociale, in un clima di forte tensione dentro e fuori dal Parlamento. Il testo è atteso per il primo via libera alla Camera a metà settimana, ma già si prevede che il governo porrà la fiducia per accelerarne l’approvazione. Un passaggio che sta scatenando dure reazioni delle opposizioni e alimenta il malcontento di ampi settori della società civile. Il centrodestra lo difende con decisione, rivendicandone l’efficacia nel rafforzamento dell’ordine pubblico e nella lotta al terrorismo. Ma per le opposizioni si tratta di una pericolosa “stretta” sui diritti fondamentali. E in Parlamento si prevede anche l’ostruzionismo da parte delle forze di centrosinistra.

LE MISURE CONTESTATE, PENE PIU’ DURE E LIMITI ALLE LIBERTA’

Il provvedimento prevede l’introduzione di 14 nuovi reati e un inasprimento delle pene per condotte legate alla protesta e alla sicurezza urbana. Le norme più controverse includono la carcerazione fino a due anni per chi blocca strade o ferrovie (se i responsabili sono più di due), la stretta sulle detenute con figli piccoli, la repressione dell’occupazione delle case e la messa al bando della cannabis light. Particolarmente contestata anche la possibilità, solo facoltativa e non più obbligatoria, di non mandare in carcere le madri con figli tra uno e tre anni. Il decreto, secondo i detrattori, “renderebbe impotenti le proteste, le lotte, gli scioperi” e minaccia di “rompere lo Stato di diritto”.

UNA PROTESTA DIFFUSA E TARSVERSALE

Il clima di opposizione non si limita ai banchi dell’Aula: una vasta rete composta da sindacati, associazioni, collettivi studenteschi e organizzazioni per i diritti civili si sta mobilitando contro il decreto. In prima linea la Cgil e l’associazione Antigone, che hanno promosso una catena di digiuno a staffetta come segno di protesta. In parallelo, sono previsti presìdi davanti a Montecitorio e un sit-in permanente a Piazza Barberini da parte della ‘Rete no Dl Sicurezza’. Il 31 maggio, giorno cruciale per l’iter del provvedimento, si svolgerà a Roma una manifestazione nazionale contro il decreto, annunciata come “una marea umana” pronta a scendere in piazza per difendere il diritto alla protesta e alla disobbedienza civile.

L’OPPOSIZIONE PARLAMENTARE E LO SCONTRO ISTITUZIONALE

Il cammino del Dl Sicurezza è stato sin dall’inizio segnato da ostruzionismi e tensioni procedurali. Dopo un lungo stop-and-go durato mesi, con riserve espresse anche dal Quirinale su diversi aspetti discriminatori del testo, inizialmente nella versione del disegno di legge, il governo ha optato per la via del decreto. Ma in Parlamento la battaglia continua. Nei giorni scorsi, la maggioranza ha imposto una “tagliola” in Commissione Affari Costituzionali e Giustizia alla Camera, tagliando gli emendamenti e i tempi per il voto. Le opposizioni hanno protestato scrivendo al presidente della Camera Lorenzo Fontana, denunciando “una prova muscolare” del centrodestra. Fontana ha replicato con un richiamo formale alle commissioni, invitandole a garantire “il più possibile un esame completo del testo”.

BOLOGNA SI MOBILITA CONTRO MELONI E CONFINDUSTRIA

Le proteste contro il decreto si incrociano anche con quelle previste per martedì 28 maggio a Bologna, dove la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è attesa all’assemblea nazionale di Confindustria. I collettivi studenteschi e antagonisti hanno lanciato il “No Meloni Day Atto III”, annunciando un corteo con lo slogan “Fuori Meloni da Bologna”. Le accuse rivolte alla premier e agli industriali includono la responsabilità morale per le morti sul lavoro, in riferimento alla tragedia di Anna Chiti, la giovane apprendista deceduta pochi giorni fa a Venezia. La visita della premier è definita “indesiderata in una città medaglia d’oro alla Resistenza”, e i manifestanti promettono di “non lasciarla passare indisturbata”. Il decreto dovrà essere convertito in legge entro il 10 giugno, e già si prevede che anche al Senato verrà posta la fiducia.

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