Skip to content

Perché il governo ha fatto flop sulla tassa alle banche. Parla Liturri

Tassa Extraprofitti Banche

Dopo la ficcante analisi pubblicata stamani su Start Magazine, abbiamo chiesto a Giuseppe Liturri di spiegarci i retroscena e gli scenari sulle mosse del Governo Meloni sugli extraprofitti delle banche

Giuseppe Liturri è Dottore Commercialista esperto in temi di finanza, programmazione e controllo e laureato in economia aziendale presso l’Università Bocconi di Milano. Collabora con Start Magazine e La Verità.

Dottor Liturri, stamani su Start Magazine scrive del clamoroso flop dell’esecutivo sulla tassa agli extraprofitti delle banche. Ci può ricordare com’era stata concepita la tassa?

Si doveva inizialmente versare il 40% della crescita del  margine di interesse 2023 rispetto a quello del 2021 (aumentato del 10%), oppure, se superiore, il 40% della crescita del margine di interesse 2022 rispetto a quello del 2021 (aumentato del 5%).  Il tetto era stato fissato allo 0,10% del totale degli attivi di bilancio. La logica economica sottostante era che quella crescita del margine di interesse era stata gonfiata”immeritatamente”, ovvero sfruttando una particolare disfunzione del mercato che ha consentito alle banche di aumentare i tassi attivi senza necessità di dover aumentare anche i tassi passivi perché erano stracolme di depositi e finanziate abbondantemente dalla Bce.

Come sono avvenuti i cambiamenti che hanno portato al “flop del governo”?
È bastato un solo emendamento, presentato dal governo, in fase di conversione già al Senato a fine settembre, per introdurre la facoltà di non versare l’importo dovuto, cioè il 40 del maggior margine di interesse del 2023 rispetto al 2021 (aumentato del 10%), purché non superiore al 0,26% degli attivi ponderati per il rischio, cioè alleggeriti dei titoli di Stato. Sarà sufficiente che nel 2024, in sede di approvazione del bilancio 2023, sia destinata a riserva non distribuibile una quota di quell’utile pari ad almeno 2,5 volte l’imposta potenzialmente dovuta. E nelle casse dello Stato non arriverà nemmeno un centesimo.Perché è questo lo scenario più probabile. Perché una banca forte patrimonialmente o con utili elevati non avrà problemi a mantenere inalterata la sua politica di distribuzione di dividendi e, allo stesso tempo, costituire la riserva “salvacondotto”.

 

Anche destinando a questo scopo, riserve e utili degli anni precedenti. Quale amministratore sarebbe così sprovveduto da versare milioni di euro, sottraendoli al patrimonio della banca, quando uno dei motivi per i quali le banche hanno contestato la tassa è proprio la necessità di rafforzarsi patrimonialmente? Cosa che verosimilmente faranno, senza peraltro subire contraccolpi sulla distribuzione di dividendi, comunque possibili per una banca solida, secondo i piani prestabiliti. Banche deboli patrimonialmente saranno a maggior ragione propense a non versare proprio per rafforzare il patrimonio della banca. In questo caso l’amministratore che decidesse di versare la tassa sarebbe esposto anche alle contestazioni degli azionisti, per un comportamento imprudente che danneggerebbe la solidità patrimoniale della banca, pur di distribuire dividendi.

E perché? E’ stato davvero solo “un colpo di sole ferragostano”, come lo definisce nel suo articolo?

L’offensiva mediatica condotta dalle banche è stata impressionante. Pur non comparendo mai in prima persona (l’ABI ha parlato per la prima volta in sede di audizione parlamentare a settembre), sui giornali italiani e internazionali abbiamo potuto leggere di tutto e di più. Pur di raggiungere l’obiettivo di ridurre il carico impositivo, sono stati chiamati in causa i titoli di Stato, di cui le banche sono ovviamente grandi detentrici, prospettando danni che non avevano motivo di esistere.
Perché il guadagno extra per le banche si è creato dal lato dei costi (i tassi passivi sui depositi rimasti incollati allo zero) e non dal lato dei ricavi (che invece si sono prontamente adeguati ai rialzi dei tassi da parte della Bce). Annunciare una tassa così delicata su un settore come quello bancario ancora più sensibile di quello energetico e poi sostanzialmente fare marcia indietro sembra davvero l’effetto di un colpo di sole. Non trovo similitudine più appropriata.

– Leggi anche: Le polemiche contro il governo aumentano i consensi di Meloni, Salvini e Tajani

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su