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Perché Roma era meglio prima

roma capitale

Il racconto di Riccardo Pennisi su com’era prima la Capitale d’Italia, oggi in tutt’altre condizioni

La straordinarietà di Roma in una sola foto: l’unica grande capitale europea che ha avuto fino ancora a un secolo fa i suoi simboli principali (vale anche per San Pietro) all’estrema periferia della città, quasi esclusi dalla vita sociale, come monoliti di un’epoca passata e quasi extraterrestre. Ancora oggi quella parte dell’Urbe non sembra appartenere a una vera città, ma allora (la foto è del 1920) il Colosseo segnava addirittura la fine della zona urbanizzata.

COM’ERA ATTRATTIVA LA CAPITALE ITALIANA

L’immagine esprime bene lo sconcerto e la meraviglia che avrebbero animato chi conosceva Londra, Parigi, Berlino, Vienna, Budapest o altre metropoli del continente. L’Anfiteatro Flavio era circondato in parte dal bosco del monte Celio – la stupenda Villa “Celimontana”, appunto, costruita sulle rovine delle terme di Claudio: quei quadrati che si intravvedono sul terreno appena sopra il Colosseo. Oggi sono invisibili, dietro al parcheggio dei pullman turistici sulla via appunto “Claudia”. Dal bosco emergono soltanto alcuni grandi complessi religiosi.

Non c’è nemmeno via dell’Impero, ossia via dei Fori Imperiali. Lo stradone che Mussolini volle per le sue parate militari e per utilizzare le testimonianze dell’antichità come scenografia del suo regime, riportando il Colosseo “dentro” la città. Fu aperto più o meno nella parte dell’immagine sotto la scritta gettyimages. Ma all’epoca la collina che ora resta tagliata sopra l’odierna fermata della metro e il prospicente Foro Romano erano uniti da un giardino disegnato da Michelangelo, visibile in basso.

Nella parte alta della foto si distinguono a destra le enormi rovine delle Terme di Caracalla, anche loro isolate nella loro immensità, come una città fantasma di quelle immaginate da Calvino o da Buzzati: nemmeno il viale che oggi ci passa accanto era stato ancora aperto.

E a sinistra gli edifici regolari sono quelli dell’Ospedale militare del Celio, vicino i quali (in alto) si distinguono bene i cerchi concentrici della basilica di Santo Stefano Rotondo, una delle chiese più straordinarie di Roma, costruita sul modello della basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme, contenente 34 terribili dipinti della morte di alcuni martiri cristiani. Anche questo edificio, oggi, è praticamente invisibile dall’esterno. Di fronte all’ospedale, il quartiere del Celio, all’epoca molto popolare e densamente abitato, tanto che era già sede della Casa del Popolo e dell’Unione Socialista Romana.

Il dialogo continuo tra zone aperte e ristrette, edifici monumentali e spazi ariosi, età e funzioni diverse della storia e della società, è una caratteristica di Roma che non va mai dimenticata per comprendere a fondo la città.

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