La battaglia per la spartizione delle presidenze delle Autorità portuali mette in crisi la coalizione di governo. Salvini tenta di imporre i suoi candidati, ma il braccio di ferro con Meloni e gli equilibri interni alla Lega bloccano le nomine
Le diatribe interne al Governo continuano a tenere in ostaggio i porti. All’appello mancano ancora otto presidenti delle Autorità di sistema portuale italiane, ma le audizioni presso la Commissione della Camera dei Deputati di ieri e lunedì hanno portato a un nulla di fatto. Tutto rimandato alla prossima settimana, forse.
LE COMPETENZE DIMENTICATE NELLE AUTORITA’ DI SISTEMA PORTUALI
Nel puzzle delle nomine dei porti mancano ancora 8 tasselli. Ieri si sono tenute presso la Camera dei Deputati le audizioni di Domenico Bagalà, Matteo Gasparato e Paolo Piacenza, i tre candidati rispettivamente per i porti di Sardegna, Venezia e Chioggia, e Gioia Tauro. La parola chiave della partita delle nomine delle Adsp è competenze. Un elemento imprescindibile per un ruolo così delicato, ma che non sembra per nulla scontato in questa tornata di nomine.
Infatti, il presidente di un’Autorità di Sistema Portuale deve guidare un’azienda che deve gestire rapporti con i lavoratori portuali, gli imprenditori del settore e i grandi operatori globali. Tuttavia, nella maxi-lista di 400 candidati presentata inizialmente trovano spazio politici del passato e professionalità lontane dal mondo dei porti: da avvocato a professore universitario, passando per guardia forestale.
PERCHE’ LE NOMINE DEI PORTI SONO BLOCCATE? LA VERA RAGIONE
La mancanza di competenze è solo la punta dell’iceberg dello stallo sulle nomine dei presidenti delle Adsp. Il vero ostacolo alle nomine dell’Autorità di Sistema Portuale sono le lotte di potere tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. FdI sta cercando di reclamare sempre più spazio nella spartizione delle presidenze delle 16 Autorità portuali italiane.
Al contrario, il Ministro dei trasporti, Matteo Salvini, vorrebbe imporre i suoi nomi ai presidenti delle Regioni, che possono dire la propria. Lo stesso Carroccio, però, sarebbe spaccato al suo interno nelle fazioni guidate da Claudio Durigon e il viceministro Edoardo Rixi, forte della delega sui porti. Meloni rimane alla finestra osservando con interesse gli sviluppi, mentre il ministro Francesco Lollobrigida deve gestire il delicato dossier. Una vera e propria patata bollente per il Governo. Il vuoto di potere rischia infatti di avere effetti negativi sullo sviluppo e sull’operatività di infrastrutture centrali nell’economia moderna.
PIACENZA IL PIU’ CRITICATO NELLE AUDIZIONI SUI PORTI
Il più criticato nel corso delle audizioni settimanali in Parlamento è stato Paolo Piacenza, attuale segretario generale nel mar Ligure occidentale e indagato nell’ambito dell’inchiesta Toti-Spinelli. Valentina Ghio (PD) ha chiesto che a Gioia Tauro non si ripetano le “disfunzioni” che hanno caratterizzato il porto di Genova: inchieste, prp sospeso e questioni sindacali. “Il modello genovese non è un esempio positivo da replicare. Negli ultimi anni abbiamo assistito a una gestione segnata da rapporti poco tra-sparenti”, hanno detto Antonino laria, Roberto Traversi e Giorgio Fede del Movimento 5 Stelle.
DEIANA NON MOLLA LA POLTRONA DELL’ADSP DI SARDEGNA
Il porto di Cagliari è teatro di un’altra polemica. L’ex presidente Massimo Deiana, aveva spinto per la promozione del suo segretario generale. Tuttavia, Salvini ha indicato come candidato Domenico Bagalà. In tutta risposta, Deiana ha chiuso l’ufficio e si è rifiutato di ricevere il nuovo presidente designato, appellandosi a un cavillo normativo.
IL MISTERO DEL COMMISSARIO/PRESIDENTE GASPARATO
Matteo Gasparato (FdI) è l’attuale commissario e candidato presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale (Venezia e Chioggia). Il decreto di nomina a presidente, però, non è ancora entrato in commissione e gli oppositori, tra cui la Lega, lamentano che non ci sono atti che confermano la nomina presidenziale.