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Radio Radicale, il direttore Falconio: il governo accolga la richiesta dell’Agcom
L’Authority ha chiesto di non interrompere un “servizio di interesse generale”. Intanto nel M5S si apre una breccia con Di Nicola che invita a prorogare la convenzione
Manca meno di un mese al 20 maggio, quando scadrà la prima rata della convenzione di Radio Radicale. Una data che potrebbe segnare la fine di un’emittente storica che “da anni porta le istituzioni nelle case degli italiani” dice a Policy Maker il direttore, Alessio Falconio. In ballo ci sono 4 milioni perché la convenzione annuale è stata ridotta a 8 milioni più Iva che servono a pagare gli stipendi di 53 dipendenti diretti fra giornalisti, tecnici e amministrativi e di una quarantina di collaboratori e a portare avanti un “servizio di interesse generale”, visto che la rete radiofonica è dedicata ai lavori parlamentari, come ha scritto l’Autorità garante per le comunicazioni.
COSA HA DETTO L’AGCOM
L’Agcom ha inviato a Palazzo Chigi una segnalazione urgente per chiedere di prorogare l’attuale convenzione di Radio Radicale in modo da assicurare la continuità di un servizio di interesse generale in attesa di un “complessiva e non più rinviabile riforma della materia”. Secondo l’Authority, la proroga va estesa fino a che l’esecutivo non completi “la definizione dei criteri e delle procedure di assegnazione”. Parole subito raccolte dalla Federazione nazionale della stampa che ha ribadito il suo “no alla logica dei tagli e bavagli”. “Ora apettiamo che il governo accolga l’atto dell’Agcom come peraltro ha detto lo stesso presidente Angelo Marcello Cardani durante l’intervista alla nostra radio” dice Falconio. Nel suo intervento Cardani ha rinnovato l’invito al governo a procedere con il bando di gara, così come è nelle sue intenzioni. Una gara, rileva il direttore di Radio Radicale, “che noi chiediamo dagli anni successivi al 1994 ma che deve bandire l’esecutivo”.
LA POSIZIONE DI DI NICOLA (M5S)
Mentre va avanti l’interlocuzione fra istituzioni, cominciano però a emergere alcune voci dissonanti anche all’interno del Movimento Cinque Stelle, che – con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Vito Crimi – si è opposto al rinnovo della convenzione. In tal senso Falconio ritiene “molto importante” l’apertura avanzata dal senatore Primo Di Nicola, in passato giornalista di punta dell'”Espresso”, ora vicepresidente della Commissione di Vigilanza della Rai. Di Nicola si è espresso a favore della proroga e ha lanciato l’idea che la Rai acquisti il “tesoro enorme” dell’emittente, il suo archivio, “una risorsa fenomenale di contenuti – ha spiegato Di Nicola in un’intervista al Corriere della sera – che documenta a partire dagli anni ’70 la storia parlamentare di questo Paese: tutti i grandi dibattiti intorno ai diritti civili, il finanziamento pubblico dei partiti, Tangentopoli, le voci storiche della politica, da Aldo Moro a Giancarlo Pajetta a Enrico Berlinguer. Senza parlare dei grandi processi, a partire da quelli di mafia”.
LA POSIZIONE DELLA LEGA
L’altra forza di governo, la Lega, “fin dall’inizio ha avuto un atteggiamento molto diverso – racconta Falconio -. Il sottosegretario al ministero dell’Economia, Massimo Garavaglia, ha più volte palesato la disponibilità a rinnovare integralmente la convenzione. Il deputato Giuseppe Basini ha organizzato una raccolta di firme tra i colleghi del Carroccio a Montecitorio per chiedere la proroga della convenzione”.
L’APPELLO DI RADIO RADICALE
Mentre il conto alla rovescia va avanti, Policy Maker chiede a Radio Radicale quale messaggio intenda lanciare. “Il governo accolga la richiesta dell’Agcom che è la stessa fatta in precedenza dalla presidente del Senato Casellati, da tutti i gruppi parlamentari dell’opposizione, dal presidente della Corte costituzionale Lattanzi che ha chiesto di far proseguire il servizio, dal vicepresidente del Csm, dall’Anm, dall’Unione delle Camere penali” dice Falconio che ricorda anche “i tanti appelli di giornalisti e intellettuali che dicono di non interrompere il servizio di una radio che per anni ha portato le istituzioni nelle case degli italiani e di non disperdere quanto fatto finora, con il prezioso archivio”. Ma si tratta di “discorsi inutili senza una proroga da fare in tempi rapidi”.