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Rai, stoccata dell’Agcom per dumping

Rai Genere

Cardani non fa sconti alla Rai: “Il faro dell’Azienda non è il contratto di servizio ma qualcos’altro”. L’articolo di Gianluca Vacchio per loSpecialista.tv

Che non corresse buon sangue tra l’Agcom e la Rai lo avevamo intuito leggendo le delibere su pluralismo e spot ora all’esame del Tar. Ma che addirittura il settimo piano di Viale Mazzini si rifiutasse di fornire all’Authority dati e informazioni, fino ad arrivare addirittura a negare un semplice listino degli spot, forse non lo potevamo immaginare.

È il quadro, alquanto desolante, emerso oggi in commissione di Vigilanza sulla Rai dove Angelo Marcello Cardani, presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, non ha fatto sconti al settimo piano.

E qualche messaggio al veleno lo ha mandato anche al Parlamento: le tre proroghe del suo mandato (scaduto l’11 luglio del 2109) gli hanno creato problemi con l’affitto della casa a Roma (e questo lo ha messo di cattivo umore); e si è dimostrato visibilmente infastidito – tanto da non rispondere – anche da “alcune osservazioni meno fondate” da parte di alcuni commissari di San Macuto.

LE DUE COLPE

Ma a prescindere dalla poca collaborazione da parte degli uffici di Viale Mazzini, Cardani ha sottolineato due grandi “colpe” della Rai in violazione del contratto di servizio 2018-22.

La prima riguarda il pluralismo dell’informazione. “La Rai – ha ricordato il presidente Agcom – ha inanellato una serie lunga di esempi che dimostrano che ha come faro non il contratto di servizio ma qualcos’altro”.

L’altra colpa, poi, riguarda la politica di vendita degli spazi pubblicitari da parte della Rai. “Concorrenza, trasparenza e non discriminazione” sono richieste al servizio pubblico – ha spiegato Cardani – “nella vendita degli spazi pubblicitari”. Il tutto per “garantire un corretto assetto di mercato”.

Invece l’Agcom ha riscontrato “l’assenza di parametri certi e oggettivi” e ha denunciato che l’Azienda addirittura non ha mai consegnato neanche un listino pubblicitario. Insomma, un sistema di vendita di spot “non oggettivo e non trasparente”, con sconti esagerati rispetto ai prezzi di partenza. “Una condotta incompatibile con il servizio pubblico che dovrebbe adottare criteri certi e trasparenti”. Una politica commerciale “ambigua e potenzialmente lesiva di un corretto assetto di mercato”.

 

Articolo pubblicato su lospecialista.tv

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