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Reddito di cittadinanza, la più grande politica sociale degli ultimi 30 anni. Secondo Tridico

L’ideatore del Reddito di cittadinanza spiega perché il provvedimento riuscirà ad attivare il mercato del lavoro e a contrastare la povertà fornendo anche un notevole impatto macroeconomico

Se ne parla tanto, anche a sproposito come accade per gli argomenti che più destano interesse. Ecco quindi che il “papà” del reddito di cittadinanza, Pasquale Tridico, ha preso carta e penna e ha scritto al “Corriere della Sera” per spiegare come funzionerà il piano per contrastare la povertà e per attivare il mercato del lavoro. Nella speranza, lascia intendere, che possa contribuire a far cessare “sterili polemiche su furbi e scansafatiche”.

LE GIUSTIFICAZIONI DEL REDDITO DI CITTADINANZA

Il docente di Economia del Lavoro a Roma Tre, anche consigliere economico Del vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio, ricorda le “giustificazioni teoriche, economiche, giuridiche e morali” per l’esigenza di uno strumento di reddito minimo e cita fra gli altri Amartya Sen e Milton Friedman nonché gli articoli 3 e 38 della Costituzione italiana e l’articolo 14 del Pilastro Sociale dell’Ue.

IL RAFFORZAMENTO DEL REI

Tridico, presente anche nella squadra di governo che il Movimento Cinque Stelle presentò al Quirinale quale ministro del Lavoro in pectore, risponde a chi chiedeva di rinforzare il Rei voluto dai governi Renzi e Gentiloni evidenziando che lo si è fatto e che si è passati da una platea di interessati di 1 milione a una di quasi 5 milioni e da un fondo di poco più di 2 miliardi a uno di 8,32 miliardi, a regime dal 2021. L’economista pentastellato sottolinea poi l’importanza del pilastro “lavorista” previsto dallo strumento da lui ideato grazie al ruolo che verrà svolto dai Centri per l’Impiego, dalle Agenzie del lavoro e dai navigator.

GLI INCENTIVI PREVISTI

Il professore universitario, abilitato ordinario dal 2013 e chiamato dallo scorso dicembre sempre al terzo ateneo romano, fa poi una disamina degli incentivi – “non addizionali rispetto alle risorse stanziate”, chiarisce – previsti per le imprese che assumono chi gode del reddito – sgravi tra i 5 e i 18 mesi -, per gli enti che organizzano corsi di formazione utili all’assunzione e per l’imprenditorialità e il self-employment. Cita poi l’assegno di ricollocazione, tra i 250 e i 5.000 euro, un aiuto per il disoccupato beneficiario del Reddito di cittadinanza a “migliorare le possibilità di ricollocarsi nel mondo del lavoro”, una specie di “dote”.

LOGICA DI FONDO: RIATTIVARE GLI INATTIVI

Tridico ancora una volta parla di un argomento che gli sta molto a cuore ovvero far sì che questo strumento aiuti gli inattivi a rientrare nel mondo del lavoro. Una mole di persone non indifferente, 1 milione circa, come aveva sottolineato durante un’intervista a “Italia Oggi” lo scorso 13 marzo. Anche pochi giorni fa, sempre dalle colonne del “Corriere della sera”, aveva detto: “Credo che assisteremo via via a un calo del tasso di disoccupazione e del tasso di Neet, i giovani che non studiano e non lavorano”.

Sempre in tema di “filosofia” alla base del Reddito di cittadinanza, lo studioso calabrese non ha dubbi che si tratti della “più grande politica sociale degli ultimi 30 anni almeno” e che “può rappresentare anche la spinta iniziale di una pressione verso l’alto dei salari, e il riposizionamento, per l’Italia, su una frontiera produttività più elevata, caratterizzata da investimenti ad alta intensità di capitale”. Perché il punto è che la politica economica italiana, spiega, negli ultimi trent’anni ha visto costantemente ridursi lo stato sociale e il salario indiretto e rendere flessibile il mercato del lavoro.

IMPATTO MACROECONOMICO DEL REDDITO DI CITTADINANZA

Insomma, per Tridico è certo che il Reddito di cittadinanza avrà un impatto macroeconomico notevole nel Paese sia nel rendere più efficiente il mercato del lavoro, in termini di occupazione e di produttività, sia nel moltiplicare i consumi e recuperare lo spazio fiscale nel bilancio. Senza dimenticare la “riforma strutturale del mercato del lavoro”, anche grazie al potenziamento dei Centri per l’Impiego e al maggior tasso di partecipazione di inattivi e Neet (Not in education, employment or training), e alle finalità sociali “di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito”. Per concludere, un messaggio a chi fa notare la “dinamica lenta” del Pil: “Azionare la leva anticiclica della politica economica, addirittura in anticipo, potrebbe rivelarsi fondamentale per garantire la stabilità dei consumi e della domanda aggregata, con la soddisfazione che per una volta almeno si potrà dire che si è iniziato dagli ultimi”.

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