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Reddito di cittadinanza, nucleare e immigrazione: ecco il programma di Azione e Italia Viva

Carlo Calenda

Obiettivo principale di Azione di Calenda ed Italia Viva di Renzi è dare continuità all’agenda Draghi, con Draghi Presidente del Consiglio (sperano)

68 pagine, 20 punti: Azione ed Italia Viva  hanno un programma.  Obiettivo di quello che è stato già ribattezzato come Terzo polo andare avanti con l’agenda Draghi. Possibilmente con Mario Draghi come Presidente del Consiglio.  “Il nostro obiettivo è semplice: andare avanti con l’agenda Draghi e con il metodo Draghi, avere possibilmente Draghi come presidente del Consiglio, attuare le riforme del Pnrr”, ha detto Carlo Calenda presentando il programma.

“Al Pnrr mancano l’85 per cento degli obiettivi. Noi ci concentriamo su questo”, ha aggiunto Calenda, concentradosi, poi su alcuni punti specifici oggetto della politica del Terzo polo: energia nucleare,  salario minimo,  diminuzione delle tasse.

Riportiamo di seguito alcune proposte del programma.  

Zero tasse per i giovani che avviano un’attività imprenditoriale

Aprire una nuova impresa comporta molte spese iniziali che scoraggiano l’imprenditorialità. Per mitigare un potenziale problema di liquidità, proponiamo di posticipare e rateizzare tutti gli adempimenti fiscali dei primi 3 anni nei periodi successivi per tutti i giovani under 35 che decidono di aprire una nuova attività.

Stimolare l’innovazione tecnologica e gli investimenti

  • Ripristinare e rafforzare industria 4.0 – depotenziata dai precedenti Governi – aggiornando la lista dei beni agevolati (includendo le nuove tecnologie) e aumentando il tetto massimo per gli
    investimenti;
  • Estendere il meccanismo industria 4.0 agli investimenti per la transizione ecologica (es: impianti di produzione e accumulo di energia per l’autoconsumo).

Lungo periodo: includere il nucleare nel mix energetico per arrivare ad “emissioni zero” nel 2050

L’obiettivo “emissioni zero” al 2050 passa da una forte elettrificazione degli usi di energia, con un fabbisogno elettrico tra il doppio e il triplo dell’attuale. Per questo è necessario utilizzare il giusto mix di generazione, che includa rinnovabili e nucleare, impiegando le migliori tecnologie di-sponibili. Generare tutta l’energia elettrica necessario al 2050 con sole tecnologie rinnovabili va-riabili richiederebbe impianti eolici e fotovoltaici, sistemi di accumulo di breve e lungo termine, reti elettriche e conseguente occupazione di suolo in misura almeno tripla rispetto a un mix ottimale con rinnovabili e nucleare. Inoltre, i costi del sistema elettrico sarebbero fino al 50% più elevati. Per raggiungere questo obiettivo, occorre sin da ora definire il quadro regolatorio che disciplini il dispiegamento nel tempo delle tecnologie necessarie, alle migliori condizioni economiche.

Realizzare un piano di investimenti per nuovi impianti di trattamento dei rifiuti

Il sistema impiantistico italiano per la gestione dei rifiuti è rimasto indietro e deve essere raffor-zato. Se da una parte è importante dare priorità alla Strategia UE per l’economia circolare, che privilegia il recupero materico dei rifiuti, non si può pensare di volere un sistema a “rifiuti zero” senza avere un termovalorizzatore. Autorevoli istituti di ricerca hanno stimato un fabbisogno di circa 70 nuovi impianti (es: termovalorizzatori, impianti di trattamento bio-meccanico, impianti di smaltimento, ecc..) da realizzare entro il 2035, per un valore di 10 miliardi di euro circa. Bisogna investire ulteriori risorse nel settore: le riforme del Pnrr, infatti, prevedono “solo” 2,1 miliardi di euro per la realizzazione di nuovi impianti per il trattamento e il riciclo dei rifiuti, l’ammodernamen-to di impianti esistenti e la realizzazione di progetti “faro” di economia circolare. L’obiettivo è quel-lo di realizzare una rete omogenea di impianti di trattamento e riciclo dei rifiuti dal punto di vista territoriale, consentendo l’ottimizzazione di economie di scala e ottenendo così una gestione più efficiente su macroaree regionali. Infine, è necessario applicare le disposizioni del programma na-zionale per la gestione dei rifiuti approvato dal Governo Draghi (si prenda a titolo esemplificativo il superamento del pretrattamento privilegiando il recupero energetico diretto dei rifiuti indifferen-ziati o l’applicazione del tracciamento dei flussi per il loro monitoraggio). I fondi del PNRR vanno usati per realizzare infrastrutture che migliorino l’economia circolare, ad esempio per aumentare il recupero delle terre rare (RAEE).

Introdurre un salario minimo

L’esigenza di garantire a tutti i lavoratori una retribuzione dignitosa deve passare attraverso una serie di azioni condivise con le parti sociali: una legge sulla rappresentanza che combatta il fenomeno dei contratti-pirata e assicuri che siano validi solo i contratti collettivi firmati da orga-nizzazioni realmente rappresentative; la validità erga omnes dei contratti, assicurando la massi-ma copertura di ogni tipologia di lavoro residuale, e la fissazione di un minimo di ultima istanza. Inoltre, i meccanismi previsti in altre parti del programma (vedi minimo esente e imposta negativa) assicurano ulteriormente l’innalzamento del reddito disponibile per i lavoratori poveri.

Eliminare il Reddito di Cittadinanza dopo il primo rifiuto e ridurlo dopo 2 anni

Il Reddito di Cittadinanza (“RdC”) è uno strumento pensato male, che ha voluto raggiungere troppi obiettivi con un solo strumento e che ha ormai dimostrato tutti i suoi limiti. Chi ne ha usu-fruito non ha trovato lavoro, non è riuscito a formarsi professionalmente e non ha partecipato a progetti di pubblica utilità come previsto dalla normativa. A fronte di 20 miliardi spesi nel primo anno e mezzo, lo strumento ha generato nuova occupazione a tempo indeterminato per meno del 4,5% dei percettori. Tra i percettori emerge una grande eterogeneità, in particolare per quanto riguarda la prossi-mità col mercato del lavoro e l’occupabilità: 70,7% dei percettori sono senza alcuna esperienza professionale nei tre anni precedenti e oltre il 72,6% dei beneficiari ha completato al massimo le scuole medie. Infine, lo strumento si è dimostrato non sufficientemente incisivo nella lotta contro la povertà: 56% delle famiglie in condizione di povertà assoluta non riceve il RdC, mentre 36% dei percettori risulterebbe sopra la soglia di povertà assoluta. Per questo occorre introdurre delle modifiche che incentivino maggiormente la ricerca di un impiego e l’inserimento nel mercato del lavoro e rendano più giusti e inclusivi i criteri di accesso. Proponiamo che il sussidio venga tolto dopo il primo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua e che ci sia un limite temporale di due anni per trovare un’occupazione, dopodiché l’importo dell’assegno deve essere ridotto di almeno un terzo e il beneficiario deve essere preso in carico dai servizi sociali del Comune.

Combattere l’immigrazione clandestina favorendo ingressi regolari e programmati

L’immigrazione irregolare è un danno sia per i migranti che per i Paesi di destinazione: favorisce lo sviluppo di mafie transnazionali e di politiche internazionali ricattatorie. Il solo modo per diminuire radicalmente gli ingressi irregolari, è ripristinare forme di immigrazione regolare e programmata. Per questo proponiamo:

• accordi di cooperazione con i Paesi di origine e di transito (a livello europeo – il “Migration compact” – e nazionale) che prevedano politiche commerciali, difesa, institution building, linee di finanziamento dedicate, allargamento dell’unione doganale, e programmazione dei flussi migratori regolari, sulla base delle esigenze del mercato del lavoro. In questo modo sarà possibile ottenere una collaborazione vincolante sui rimpatri (anche volontari e incentivati) in cambio di forme di controllo rafforzato sulle partenze irregolari.

• ristabilire una distinzione tra profughi umanitari (che hanno specifiche tutele internazionali) e migranti economici (che potrebbero inserirsi direttamente nel mercato regolare del lavoro solo con permesso di soggiorno ad hoc). In tal senso è funzionale la reintroduzione della figura dello sponsor per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro a distanza, difficile soprattutto quando si parla di lavori a bassa qualificazione. In questo modo si potrebbe ridurre drasticamente il fenomeno della clandestinità di coloro che alla fine si vedono rifiutare la concessione del visto umanitario. È paradossale infatti che oggi, in presenza di fabbisogno di manodopera, i visti rilasciati per lavoro siano una risibile minoranza.

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